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«Lo sciacquettamento estivo» al Parco Acquatico fa insorgere la minoranza

I consiglieri di opposizione nel corso di una conferenza stampa invocano l’intervento dell’autorità giudiziaria e chiedono all’assessore Mario Rausa di dimettersi. «Su quell’area c’erano 200 piante…

Pubblicato il: 17/06/2020 – 17:43
«Lo sciacquettamento estivo» al Parco Acquatico fa insorgere la minoranza

di Michele Presta
RENDE
L’obiettivo è questo: «Facciamo in modo che la vicenda del Parco Acquatico non si riduca soltanto allo scandalo delle parole rivolte dall’amministratore della struttura alla giornalista del Tgr Calabria». La minoranza del comune di Rende entra in corsa nella polemica sulla gestione dell’opera pubblica realizzata  dall’amministrazione comunale sfruttando 18 milioni di fondi europei e affidata al “Parco Acquatico 4.0” lo scorso anno, dopo che il sindaco Marcello Manna ha annunciato di voler avviare l’iter di revoca dell’incarico. Mimmo Talarico, Sandro Principe e Andrea Cuzzocrea accompagnati dagli altri eletti nelle liste che hanno dato battaglia al primo cittadino in carica, nel corso di una conferenza stampa hanno ripercorso le vicende che hanno portato alla decisione assunta dal sindaco. Niente di nuovo sotto il sole rendese, o meglio, niente di cui non si era già a conoscenza. C’è da registrare, adesso, la volontà del presidente della commissione controllo e garanzia Andrea Cuzzocrea di chiedere ufficialmente all’amministrazione tutti gli incartamenti relativi all’opera su cui si è scatenata una bufera talmente forte da fare increspare anche le onde della piscina. E quindi sul tavolo del consigliere dovrebbero arrivare: bilanci (ammesso che siano stati prodotti) e altre eventuali spese (oltre a quelle per l’energia elettrica scovate dalla cronista Erika Crispo) sostenute dall’amministrazione comunale invece che dal soggetto concessionario. Documenti che i consiglieri di minoranza sperano vengano acquisiti anche da altri soggetti incaricati dei controlli. Procura e Guardia di Finanza, sebbene siano stati citati una sola volta, sono stati invitati più volte a intervenire. «Del resto – spiega Principe – aver pagato oltre 20mila euro di bolletta rappresenterebbe a mio avviso non solo un danno erariale ma anche un abuso di ufficio». Si vedrà, anche perché nella sfilza di inadempimenti decantati da Mimmo Talarico trovano spazio la manutenzione, la pulizia, i libri paga e i contratti degli stipendi dei lavoratori che intanto hanno avanzato di loro iniziativa una vertenza giudiziaria. «Sia chiaro – aggiunge Mimmo Talarico – noi non vogliamo la chiusura del parco, anzi, vogliamo che venga rilanciato al pieno delle sue possibilità». È per questo che hanno adunato la stampa «Perché dobbiamo dare un futuro alla struttura che deve diventare fruibile da tutti – dice Andrea Cuzzocrea – ma senza dimenticare di accertare le responsabilità di chi ha gestito tutto fino a questo momento».
«UNA FERRARI IN MANO A PRATICANTI DI SCUOLA GUIDA» Sandro Principe l’opera se la difende a denti stretti. «Ma quando la ideammo aveva un altro senso. Era pensata per permettere a tutti liberamente  di entrare e di usufruire dei servizi a pagamento in funzione a pieno regime – spiega il socialista -. Invece abbiamo assistito solo allo sciacquettamento estivo». Bagni all’ombra della strada statale 107 a parte, politicamente la minoranza punge Manna soprattutto sulla gestione dei beni comuni. «Stanno privatizzando tutto – rimarca Talarico – è la giunta dell’ipocrisia, di chi parla di valorizzare il patrimonio pubblico dandolo in mano ai privati. È successo con il Parco Acquatico, con lo stadio Lorenzon, con i campi dell’Azzurra e con quelli da tennis». Ma il marcio della gestione saltato fuori dall’inchiesta del Tgr Calabria riguarda anche l’assessore Mario Rausa. In due distinti servizi di Erika Crispo è mostrato come il figlio del componente di giunta usasse la struttura a suo piacimento, una volta per festeggiare i suoi 30 anni con tanto di catering e una seconda volta per brindare con la fidanzata in pieno lock down. «La giunta dovrebbe trarre delle conseguenze» dice la minoranza, che in modo velato e discreto chiede le dimissioni dell’assessore. Ma a questo si aggiunge un altro mistero. «Quando abbiamo espropriato il terreno su quell’area c’erano più di 200 alberi di ulivo – aggiunge Principe – io vorrei sapere che fine hanno fatto. Erano di fatto patrimonio comunale di cui abbiamo completamente perso le tracce». Verde pubblico che come puntualizza Cuzzocrea è protetto da leggi regionali e nazionali. «C’è una mancanza di responsabilità di chi governa la città – spiega ancora Cuzzocrea, componente anche del consiglio provinciale – al Parco Acquatico le cose sono scapicollate da settembre. Faremo una operazione verità nella commissione controllo e garanzia». Ma in stand-by c’è anche il consiglio comunale sull’argomento, richiesta depositata agli atti il 5 giugno e di cui non si ha ancora notizia.


LE SCUSE DI VIVACQUA E LA LETTERA DEL LEGALE Il tentativo di rientro sull’argomento della minoranza è però ancora oscurato dalle minacce fatte da Antonio Vivacqua alla giornalista Erika Crispo. Nonostante siano arrivate delle scuse (qui la notizia) alla giornalista Rai, alla redazione regionale nei giorni passati è arrivata una mail dal legale degli amministratori del Parco Acquatico in cui i toni sono tutt’altro che distesi. Il comportamento della cronista nella lettera è definito «inqualificabile». Questo perché avrebbe violato i termini dell’accordo che prevedeva di non effettuare «alcuna audio registrazione» ma solo  «delle semplici videoriprese». Il legale degli amministratori del Santa Chiara aggiunge: «Contravvenendo all’accordo e venendo meno alle garanzie e rassicurazioni prestate, la giornalista Crispo ha azionato, di nascosto, la registrazione audio senza dar avviso ai suoi ignari interlocutori che si sono espressi anche in maniera “genuina”, esponendosi, tra l’altro, ad una brutta figura, nei confronti dei numerosi telespettatori. Tendere un inganno ai propri interlocutori non è certo, sul piano giornalistico, comportamento professionalmente e deontologicamente impeccabile e la sigora Crispo non merita affatto la vicinanza e la solidarietà di tutti quei giornalisti (la stragrande maggioranza) che, invece, svolgono il proprio lavoro con rettitudine, onestà intellettuale, correttezza e buona fede». Nella replica al servizio, i gestori (tramite il proprio legale) specificano che la condotta è ancora più grave poiché c’è da considerare: «La particolare delicatezza della situazione contingente della Parco Acquatico Santa Chiara 4.0 S.r.l. che, solo nelle ultime settimane, è riuscita a liberarsi di taluni soci i quali, con tutti i mezzi, ne hanno ostacolato l’esercizio dell’attività imprenditoriale e, finanche, la possibilità di accesso al credito determinando le momentanee difficoltà troppo enfatizzate da occulti registi, fin troppo interessati a gestire l’opera». Situazione che in conclusione, oltre all’adeguata pubblicazione della missiva, ha portato anche a chiedere una «misura disciplinare a carico della giornalista». (m.presta@corrierecal.it)
 

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