di Giorgio Curcio
LAMEZIA TERME Sembrano infrangersi definitivamente i sogni e le speranze dei lavoratori della sede lametina della Abramo Customer Care, l’azienda di call center che diversi mesi ha annunciato l’intenzione di abbandonare lo storico sito della Fondazione Terina.
Già perché proprio ieri l’intenzione è stata confermata ancora una volta nel corso dell’incontro definitivo tra le sigle sindacali del settore, Slc Cgil, Fistel-Cisl e Uilcom Uil, e la delegazione aziendale della Abramo CC, Giuseppe Arrigo, Roberto Ferrari e Matteo Masciale.
SEDE CHIUSA DAL 16 LUGLIO Dopo gli spiragli intravisti nelle scorse settimane, l’azienda catanzarese è apparsa ora inamovibile: dal prossimo 16 luglio tutti i lavoratori della sede lametina (circa 200) saranno «collettivamente trasferiti» presso la sede aziendale di Settingiano. A pesare sulla decisione dell’azienda sarebbe il grave disavanzo economico che si sarebbe determinato nel corso degli ultimi anni.
L’Abramo CC, nel 2015, aveva preso le redini della fallita Infocontact ma in questi anni ha sempre palesato difficoltà economico-finanziare, attribuite ai costi di gestione e alla perdita di alcune commesse rilevanti. Poi, a gennaio, l’annuncio di voler abbandonare la sede aziendale nella Fondazione Terina entro il 30 giugno 2020, fino alla proroga, contestata dalla stessa Fondazione, di altri 30 giorni.
Una decisione, dunque, che pare definitiva ma in netto contrasto con gli stessi sindacati che ritengono «imprescindibile la presenza e il mantenimento di una sede dell’Abramo sul territorio lametino». L’Azienda, dal canto suo, ha preso atto della loro posizione ma ritiene «irrevocabile la chiusura del sito a partire dal prossimo 15 luglio» annunciando però di essere «disponibile al confronto sul tema dello smartworking» già organizzato per il prossimo 29 luglio.
IL PROCESSO RINASCITA Sulla vicenda, nei giorni scorsi, si era già espressa la stessa Fondazione Terina “contraria” alla decisione della Abramo di occupare la sede fino al 31 luglio. «La Abramo Customer Care – scriveva la Fondazione – non può far ricondurre la fase di difficoltà economica, che a suo stesso dire attraversa, all’impegno economico per il rimborso delle anzidette spese di manutenzione e servizi generali, in quanto il loro pagamento non è stato di sicuro il suo primo pensiero».
La Fondazione, peraltro, ospiterà il maxi-processo “Rinascita-Scott” in programma nelle prossime settimane. Una decisione che, da queste parti, è stata accolta come una vittoria. (redazione@corrierecal.it)
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