di Michele Presta
COSENZA «Chi presenta una denuncia alla procura di Cosenza, sa di trovare una risposta». Mario Spagnuolo lo ripete con insistenza. Gli incontri con la stampa dopo l’emergenza sanitaria sono centellinati, ma quando possibile non manca di rimarcarlo. Da gennaio ad agosto tre indagini hanno scoperchiato un sistema di tangenti e concussione, in due occasioni i protagonisti sono stati funzionari di Stato, in un’altra la più recente, in manette è finito l’amministratore di un piccolo comune in provincia di Cosenza. Nessuna Procura in Italia ha numeri così alti nello specifico di questi reati in un arco di tempo così stretto. Magistrati e forze dell’ordine hanno conquistato la fiducia del tessuto imprenditoriale grazie ad un metodo d’indagine collaudato e capace di dare risposte in breve tempo. Sono stati gli uomini della Polizia di Stato a documentare e creare l’architrave dell’inchiesta che riguarda l’ex Prefetto di Cosenza Paola Galeone tra la fine di dicembre e l’inizio di gennaio. Lo stesso hanno fatto i Carabinieri con l’ex comandante dei Vigili del Fuoco di Cosenza nel mese di giugno. Tecnica che hanno seguito anche i Finanzieri con l’ex sindaco di Celico, AntonioFalcone meno di una settimana fa. Bussano alle porte del quarto piano del palazzo di giustizia gli imprenditori anche perché il sistema economico è in ginocchio.
La capacità di liquidità è ridotta al lumicino e se prima le tangenti venivano inserite come un costo di produzione nel “business plan” di un progetto, adesso sembrerebbe registrarsi un netto cambio di tendenza. Questo riguarda tanto le richieste che arrivano da parte di chi deve concedere permessi o autorizzazioni quanto quelle che arrivano dalla criminalità organizzata. Non sono stati tre casi isolati, da ambienti investigativi, filtrano indiscrezioni su ulteriori indagini. L’ordine imperativo che arriva dall’ufficio del procuratore capo è quello di avanzare richiesta al giudice delle indagini preliminari soltanto quanto sono stati raccolti tanti elementi da superare il vaglio del giudice. Prove contro l’imputato, flagranza di reato, intercettazioni.
Tanti elementi in un periodo d’indagine breve, un sistema operativo collaudato e reso operativo quello che ha coinvolto Paola Galeone, Massimo Cundari e Francesco Falcone e che sebbene tutte le inchieste siano ancora in fase di indagine preliminare hanno superato il vaglio del Riesame che ne ha sempre riconosciuto (seppur mitigando la pena come successo con il Prefetto e il comandante dei vigili del fuoco) la bontà circa le esigenze cautelari. Un impegno in termini di energie e di risorse: sono quattro i magistrati che si occupano di reati contro la pubblica amministrazione negli uffici della Procura di Cosenza che provano a seguire il filo investigativo di storie di imprenditori che non possono più accettare richieste definite negli atti di indagini spesso come «angosciose». (m.presta@corrierecal.it)
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