SCALEA Un vero e proprio “ospedale fantasma”, uno spreco costato 20 miliardi delle vecchie lire e risalente alla fine degli anni ’70 e gli inizi anni ’80. Si tratta di un immobile, a Scalea, oggi sede del Poliambulatorio che presta numerosi servizi come Neuropsichiatria infantile, riabilitazione adulti, servizi vaccinazioni, igiene e prevenzione, Centro malattie mentali (Csm), farmacia territoriale, servizi amministrativi quali Cup ed esenzione ticket, punto prelievi, Consultorio, servizio del 118, guardia medica e sede UCCP (Unità complesse di Cure primarie) che dovrebbe svolgere attività h24.
USCA Oggi questa sede è stata anche individuata come Unità speciale di continuità assistenziale (Usca), attiva dalle 8 alle 20, fondamentale per contrastare l’emergenza sul territorio e per garantire l’assistenza a domicilio a pazienti Covid che non necessitano di trattamenti in ambito ospedaliero. All’interno della struttura, inoltre, è presente una piscina riabilitativa per i pazienti che hanno avuto traumi, ictus, infarti e per tutti quelli che devono effettuare terapie di riabilitazione. Una delle vasche invece era stata realizzata esclusivamente per i bambini della riabilitazione neuropsichiatrica, per i minori autistici o con altri disturbi motori e cognitivi.
«RISTRTUTTURARE L’IMMOBILE» «È necessario implementare i servizi territoriali – scrive in una nota il consigliere regionale del Pd, Carlo Guccione – così come previsto anche dalle direttive ministeriali. Questo immobile di Scalea, ad esempio, potrebbe essere destinato ad ospitare altri servizi essenziali per il territorio, visto che l’edificio ha altri tre piani non utilizzati. Questi piani, una volta ristrutturati, potrebbero anche ospitare una Rsa per anziani e un hospice per malati terminali. Anni di incuria, di mancata manutenzione ordinaria e straordinaria, un sistema antincendio ormai inadeguato, hanno portato all’abbandono di questa struttura».
«La Calabria ha a disposizione – ricorda Guccione – oltre 700 milioni di euro come ha ripetuto diverse volte anche il ministro della Salute, Roberto Speranza. Una parte di queste risorse potrebbe essere utilizzata per ristrutturare l’intero immobile e creare un Polo di medicina territoriale, che andrebbe a coprire un’area importante della provincia di Cosenza. L’Asp di Cosenza invece di continuare a pagare fitti passivi per oltre due milioni di euro all’anno, pensi a rimettere in sesto e a ristrutturare l’intero patrimonio che ha a disposizione, invece di arricchire qualche privato. Le risorse non mancano e sono già disponibili nelle casse dell’Azienda sanitaria provinciale di Cosenza ma non vengono spese». «Un esempio – conclude Guccione – sono i fondi Covid. Ognuno è chiamato a fare la propria parte e chi non è in grado di svolgere il proprio ruolo ne tragga le dovute conseguenze».
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