CATANZARO La voce circola da giorni nella Cittadella regionale ma se ne discute negli ambienti sanitari di tutta la regione. Tra il possibile il “già visto”, i rumors sulle dimissioni di Francesco Bevere da direttore generale del dipartimento Tutela della Salute si susseguono. Non tutti sono persuasi che gli spifferi si trasformino in un addio. «È capitato in passato che il manager si sia detto pronto a lasciare, poi è rimasto al proprio posto», dice un funzionario che chiede l’anonimato. E in effetti la notizia delle possibili dimissioni è una sorta di eterno ritorno, si ripresenta ciclicamente dopo la scomparsa della presidente Jole Santelli. Bevere è stata una sua scelta. L’ex direttore generale di Agenas è stato corteggiato a lungo e poi convinto ad accettare la destinazione calabrese dai progetti della governatrice scomparsa e – elemento non trascurabile – da un bonus di 45mila euro all’anno in aggiunta allo stipendio da dg. La sanità calabrese, però, è un campo difficile (e minato) che mal si presta ai ritmi “ministeriali” di Bevere, abituato a gestire i dossier dell’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali con tempi diversi da quelli che servirebbero alle tante emergenze calabresi. A questa presunta “lentezza” è dovuta parte dei mugugni nei confronti del super manager. Che, nelle ultime settimane, è finito al centro di due casi: il primo investe direttamente la gestione dell’emergenza Covid nelle stanze della Regione, e ha visto la chiusura degli uffici del dipartimento in seguito al rilevamento di alcuni casi di positività. Il secondo riguarda l’acquisto di mobili per 31mila euro da smistare in diverse sedi istituzionali: in una prima fase, il messaggio veicolato era che il solo Bevere fosse responsabile dell’acquisto per il restyling. In realtà non era così, ma il manager si sarebbe sentito poco tutelato dalla Regione. Non abbastanza per minacciare dimissioni: evidentemente c’è dell’altro. E queste tensioni sono abbastanza ricorrenti da moltiplicare la “minaccia”. O la promessa.
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