CATANZARO Dall’attrazione magnetica alla fuga in poco più di un anno. Dal physique du rôle di una forza politica in ascesa (più o meno) inarrestabile al profilo di un partito in crisi, per il quale qualche dirigente della prima ora arriva a prefigurare un flop alle prossime – seppur lontane – elezioni regionali. Nella Lega va tutto bene, per la narrazione dominante. E il nuovo corso, inaugurato dai commissariamenti disseminati sul territorio, funziona. E invece i fatti, le liti e il lungo elenco dei fuoriusciti raccontano di un Carroccio in piena e costante crisi, un partito che si svuota ogni giorni di più nonostante il governo della Regione. O forse proprio per via del modo in cui gestisce l’istituzione. Ultimi rumors: dal decimo piano della Cittadella regionale pare si stia preparando una nuova infornata di nomine negli enti strumentali. Revisori dei conti selezionati, secondo quanto si apprenda, nei dintorni del Carroccio calabrese, trascurando finanche la grammatica dettata dal manuale Cencelli. La prima sarebbe arrivata nei giorni scorsi in Arcea: seguiranno – sostengono i bene informati – Calabria Verde e Arsac. Dal classico partito di lotta e di governo a partito di nomine e malumori il passo è breve.
Ma torniamo ai tanti addii. Qualcuno ha fiutato l’aria prima degli altri, inviando lettere d’addio amare e preannunciando, di fatto, l’apertura della crisi e l’approdo verso altri lidi del centrodestra, in primis Fratelli d’Italia. Quasi un riflesso condizionato quello di Vincenzo Sofo, europarlamentare vicinissimo alle posizioni di Salvini prima che il leader della Lega decidesse di confluire nella maggioranza che sostiene il governo Draghi. Da quel momento in poi è stata una slavina di militanti e dirigenti delusi. Per le scelte su scala nazionale e per i comportamenti dei vertici locali. Risultato: un’emorragia che non promette nulla di buono.
Addii pesanti come quelli di due candidati al consiglio regionale nel 2020 come Luigi Novello e Salvatore Gaetano hanno ingrossato la valanga. Gaetano ha sollevato questioni sostanziali sulla gestione del partito («la Lega non ha un progetto per la Calabria, si tengano pure la linea Spirlì»), portando via la propria esperienza e i 3.800 voti ottenuti nel gennaio 2020. È stato proprio lui a parlare delle «uscite molto polemiche di Novello a Cosenza e di Chiefalo a Catanzaro, i più votati dei non eletti assieme a me».
L’elenco, però, a questo punto è sterminato. Hanno salutato – nell’ultimo anno o giù di lì – l’ex coordinatore dei giovani di Catanzaro Salvatore Caliò; Carmine Bruno, ex segretario regionale dei giovani del Carroccio («hai promesso il cambiamento in lungo e in largo ma il tuo partito è una “ricicleria”», ha scritto a Salvini); Antonio Piserà, uno dei dirigenti del partito in provincia di Vibo Valentia; Enzo Bitonti, capogruppo nel consiglio comunale di Anoia. E poi Michele Gullace, ex commissario provinciale di Reggio Calabria; Claudio Falchi, ex consigliere comunale di Riace; Pasquale Ceratti, vicesindaco di Bianco; Roberto Incoronato, coordinatore di Ricadi che ha parlato di «anni di impegno persi» per seguire il progetto leghista per la Calabria; Quintina Vecchio, coordinatrice di Zambrone e candidata alla Camera nel 2018; Vincenzo Gioffrè, candidato alla Camera nel 2018 ed ex coordinatore di Rosarno. E ancora militanti storici di Vibo come Paolo Fedele e un altro candidato al Senato nel 2018 come Fausto De Angelis. Dalla provincia di Catanzaro si segnalano le defezioni di Nicola Azzarita, del consigliere comunale di Chiaravalle Sergio Garieri, dell’assessore comunale di Petrizzi Antonio Provenzale, del sindaco di San Sostene Luigi Aloisio. Lo smottamento nel Catanzarese si annuncia di vaste proporzioni, visto che l’ex coordinatore provinciale Chiefalo è al lavoro per traghettare una 50 tra amministratori e dirigenti in Forza Italia.
Finita qui? Neanche per sogno. Al taccuino dei delusi si aggiungono Gennaro Rizzo, coordinatore di area Cosenza ovest; Gianfranco Bonofiglio, coordinatore per Cosenza città, Katia Ianni, coordinatrice di Castrovillari; la militante della Lega giovani Aurora Santelli; Emanuele Rossetti, ex membro del direttivo di Taurianova; Totò Parrello, militante di Gioia Tauro deluso da una mancata candidatura, Antonino Scopelliti, coordinatore di Campo Calabro; Nuccio Recupero, ex coordinatore di Reggio Calabria e militante calabrese della primissima “ondata” salviniana; Nicola Tassone, ex coordinatore di Serra San Bruno; Egidio Perri, ex coordinatore di Rossano fuoriuscito già all’epoca del governo giallo-verde: Gregorio La Gamba, ex coordinatore di Vibo; Vincenzo Maria Romeo, ex membro del direttivo di Reggio Calabria come Antonello Placanica e Gilda Roberto.
Così tante uscite di scena che riesce persino difficile tenere il conto. E altre potrebbero arrivarne da Crotone, la piazza leghista più incandescente. In terra pitagorica l’aria che si respira non è esattamente serena. Le critiche piovono sul commissario provinciale e il suo omologo regionale Giacomo Francesco Saccomanno invia una reprimenda indirizzata a Giancarlo Cerrelli, già plenipotenziario del Carroccio locale, e Maria Luana Cavallo. Intanto un punto fermo: «La sezione è stata commissariata per il clima rissoso esistente e per l’evidente incompatibilità a proseguire una strada serena e virtuosa tra le varie fazioni del partito». La polveriera è esplosa, in buona sostanza; nonostante le riunioni si siano susseguite, il «clima infuocato esistente (…) ha impedito qualsiasi possibile civile dialogo».
Questo rissoso circolo ha poi evidenziato uno dei talloni d’Achille sgraditi al commissario regionale, che – in una lettera i cui contenuti sono stati anticipati dal Corriere della Calabria e definita «surreale» dall’Unione cronisti Calabria – ha sostanzialmente vietato i rapporti con la stampa ai referenti provinciali del partito. Anche a Crotone, oltre alle risse («fatti noti che non meritano altro commento») Cerrelli e Cavallo sono «usciti sulla stampa per criticare le azioni del Commissario e per insinuare la esistenza di presunti “poteri forti” che “vogliono colonizzarci”, “la Lega di Crotone assaltata dai poteri forti”. Frasi fortemente diffamatorie – si legge nella missiva – per chi sta cercando di mettere ordine e di scardinare un sistema di evidenti illegalità diffuse».
Il problema sono (anche) le uscite pubbliche mal tollerate dai vertici del partito. Il commissario, in questo caso, invita i destinatari della lettera «a presentare una dettagliata denuncia presso la competente Procura della Repubblica per segnalare fatti e nomi che stanno operando nel modo da voi indicato alla stampa». E li minaccia di querela («in mancanza – scrive –, risulta più che evidente una consapevole e grave diffamazioni in danno del Commissario e del partito».
Di più: ammonisce Cerrelli e Cavallo, «non avendo più cariche di partito essendo state queste tutte azzerate», affinché non esternino «pensieri che contrastano con la linea di questo (il partito, ndr) e che creano solo disagi e incertezze». Insomma, nel tentativo di frenare l’esplosione del partito, si prova a silenziarne le voci di dissenso. E, per convincere i due a desistere dal denunciare quella che considerano una “scalata” al Carroccio locale, il commissario annuncia un’altra defezione (non l’unica nelle ultime settimane, nelle quali la Lega ha patito gli addii di parecchi militanti calabresi della prima ora), quella di Michele Ryllo, che «ha comunicato di essere andato via dal partito sia per la linea nazionale assunta da questo e sia per la esistenza di continue risse all’interno della sezione di Crotone. Nulla a che vedere, quindi, con il commissariamento», specifica Saccomanno. La chiosa è un ultimatum: «Per l’ultima volta, vi invito ad evitare condotte che possano danneggiare il partito e le persone che lo rappresentano, e di valutare, se lo ritenete e non condividete la nuova linea, di lasciare lo stesso e assumere nuovi percorsi, per i quali si augurano, sinceramente, i migliori successi. Naturalmente, un ringraziamento vero e leale per quanto fatto nel passato che non può che essere ampiamente riconosciuto alle vostre persone». Tutto bene, insomma. Se “bene” è la parola giusta per descrivere un partito in ebollizione.
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