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lo scontro

Corigliano Rossano, la guerra fra baronie della sanità si consuma negli ospedali

Dopo la chiusura della Rianimazione, il management dell’Asp convoca i primari e la direzione. Ma i problemi risalgono al decennio scorso

Pubblicato il: 17/05/2021 – 14:31
di Luca Latella
Corigliano Rossano, la guerra fra baronie della sanità si consuma negli ospedali

CORIGLIANO ROSSANO La guerra fra baronie della sanità di Corigliano Rossano, pian piano sembra sempre più venire a galla. La chiusura della rianimazione dello spoke ha squarciato l’alone di silenzio su una battaglia intestina in atto da anni. E le dichiarazioni rilasciate al Corriere della Calabria dal direttore sanitario dell’Asp di Cosenza, Martino Rizzo, che già nella notte si era lasciato andare a parole pesantissime sulla sua pagina Facebook, lo lasciano intendere. Il dirigente medico, peraltro, è conoscitore della “materia” e delle dinamiche interne, perché prima di trasferirsi a Cosenza, per una vita è stato in servizio nelle stanze della sede dell’Asp di Corigliano Rossano.
Per dipanare la matassa, questa mattina la direzione generale dell’Asp ha convocato il direttore sanitario dello spoke, Pierluigi Carino, il dirigente dell’Unità operativa complessa di Anestesia e Rianimazione facente funzioni, Giuseppe Angelo Vulcano e il direttore del Dipartimento di emergenza e accettazione, Natale Straface. Ma procediamo con ordine.

«Atteggiamenti mafiosi»

Lo scontro si consuma su Facebook. Martino Rizzo ci va giù durissimo, ma non si riferisce alla sola chiusura della Rianimazione – dichiarazioni alle quali replicherà Vulcano – bensì a servizi sanitari in tutta l’Asp «poco produttivi».
«Atteggiamenti mafiosi – scrive Rizzo in una sorta di preambolo – secondo me sono quelli di quanti si professano onesti, ma poi evadono le tasse, di chi scavalca la fila, di chi calpesta la “cosa pubblica”, di chi usa l’arma subdola del ricatto. Se in una pubblica amministrazione un dipendente ritarda una pratica, è incapacità o atteggiamento mafioso? Se in un reparto con carenza di personale più operatori si ammalano contemporaneamente, creando disagi agli utenti è coincidenza o atteggiamento mafioso? Lascio a voi la risposta, ma mi chiedo: se non cambiamo questa mentalità restando in fila, aspettando che arrivi il nostro turno, aiutando chi è in difficoltà, resteremo quello che siamo, anche per quanto riguarda la sanità. Perché, se siamo ridotti così, è anche colpa nostra, non solo del commissariamento, e dei nostri comportamenti autoreferenziali, e dell’ostinazione a non voler cambiare».
Andando al sodo, Rizzo si chiede: «Può un reparto che pratica 500 ricoveri all’anno continuare a reggersi? Può un servizio che produce 1 o 2 prestazioni giornaliere essere economicamente sostenibile? E se non si produce, può chiedere altro personale? Tutto questo è avvenuto e avviene. Farebbe bene, qualcuno, a studiarsi gli “indicatori ospedalieri” come sto facendo io e forse si renderebbe conto che i conti non tornano. Non so se resterò – Rizzo così conclude il post su Facebook – e quanto resterò alla Direzione di questa Asp, ma quello che è certo è che solo chi aiuterà la “barca” ad uscire dalle secche, e continuerà a sacrificarsi, avrà riconoscenza e merito. Gli altri continuino nei loro atteggiamenti e prima o poi dovranno pagare il conto, se non a me, a qualcun altro».

Tutti convocati

Il direttore sanitario dell’Asp di Cosenza rivela poi di aver convocato Vulcano, Straface e Carino ed ammette di aver posto sotto la lente di ingrandimento anche l’organizzazione generale dello spoke.
«La direzione generale dell’azienda – aggiunge Martino Rizzo al Corriere della Calabria – ha convocato gli interessati per capire meglio cosa sta accadendo. È evidente che c’è qualcosa che non va anche nella direzione sanitaria dello spoke. Mi chiedo come riesca a funzionare bene Anestesia e Rianimazione a Castrovillari, con sette medici in servizio mentre a Corigliano Rossano non ne bastano undici. A Cetraro Paola reggono due chirurgie, due terapie intensive da dieci posti con lo stesso numero di anestesisti di Corigliano Rossano che di posti letto in rianimazione ne deve gestire solo quattro. Prenderemo spunto da questa interruzione del servizio di rianimazione, dovuta a motivi contingenti per l’assenza contemporanea di più anestesisti per fare chiarezza sull’organizzazione»

Vulcano: «Avete prodotto un atto aziendale che aggrava le cose»

A distanza di qualche ora dal post originario di Martino Rizzo, ecco giungere la replica di Giuseppe Angelo Vulcano. «Leggo con piacere – scrive il primario facente funzioni – i tuoi commenti equilibrati e rassicuranti sull’andamento Covid. Questa sera tuttavia ci trovo amarezza e stanchezza che ti portano a scrivere parole impegnative pretirentenzionalmente ingiuste e ritorcibili. Non sono uno studioso di cose di mafia, ma osservatore abbastanza attento sì. Ho capito che uno dei pilastri della mafiosità è la pubblica amministrazione. Vediamo un po’. Se un dipendente solerte, zelante denuncia un illecito, ci mette la firma e le strutture sovraordinate restano inerti cosa è? Mafia? Se un lavoratore viene indotto, con atteggiamenti subliminalmente intimidatori dai propri superiori, cosa è mafia? Se un lavoratore produce un certificato medico e questa malattia viene confermata dai preposti e, nel sospetto di abuso, di gli organismi sovraordinati restano inerti, cosa è mafia? Sorge il dubbio a chi è lavoratore di questa Azienda, temporaneamente con incarichi di vertice – prosegue Vulcano – che quel lavoratore è malato davvero o non è stato fidelizzato o è stato demotivato o banalmente è solo un lavativo? Se un lavoratore viene sottoposto a carichi di lavoro pesantissimi e con carenza di mezzi e ostacolato in ogni modo, il suo datore di lavoro è mafioso? Se un dipendente scrupoloso, onesto e preparato fa delle osservazioni che semplicemente non piacciono al datore di lavoro e per ciò viene emarginato, circondandosi di yesmen, è mafia? Mi fermo qui. Credo che non si tratti di atteggiamento mafioso, ma di altro».
«E veniamo alla produttività ospedaliera che stai studiando ora. Fai bene – sottolinea il dirigente di Anestesia e rianimazione – perché questo management aziendale fortissimo sul territorio è deboluccio sull’ospedale che è grossa parte dell’Asp. Io di territorio so poco, di ospedale qualcosina in più mi riconoscerai che dovrei averla appresa. Gli esempi che fai per come li fai non dicono nulla. Intuisci tuttavia delle cose. Avete prodotto però un atto aziendale – conclude duramente Vulcano che anche da sindacalista della Cgil andando contro la sua stessa azienda – che non vi è stato approvato, che non risolve ma aggrava le cose che intuisci. Concludo così: credo che un momento di sconforto ti abbia colto. Con l’allenamento e l’esperienza saprai come sempre trovare parole più appropriate».

Baroni e baronie

Fin qui la querelle Rizzo-Vulcano-spoke. È indubbio, però, che sotto la cenere covi ancora la brace se dei medici piuttosto che spostarsi di presidio, ma sempre all’interno dello spoke, quindi della stessa città, chiedano di essere trasferiti altrove o preferiscano andare in malattia o quiescenza. Fonti accreditate, peraltro, riferiscono anche di missive inviate al management dell’Asp – in partenza dallo spoke di Corigliano Rossano – in cui si tentano di porre veti incrociati fra primari. La questione, d’altronde, è vecchia e da annoverare fra le simpatie personal-professionali, o peggio, per questo o quel campanile all’ombra di piazza Steri piuttosto che piazza del Popolo. Querelle alimentate all’inizio del decennio scorso dal valzer dei trasferimenti dei reparti avviati fra l’ospedale di Corigliano e quello di Rossano – e viceversa – voluti dai politicanti del tempo. Baroni della sanità l’un contro l’altro armati per un posto letto o due infermieri in più, una rinnovata agli arredi e una tinteggiatura o i lavori di rifacimento di un reparto. L’onda lunga generata dai traslochi di quegli anni, giunge fino ad oggi e i problemi di organizzazione ai quali fa riferimento Martino Rizzo continuano a ripercuotersi sull’utenza e sul servizio sanitario erogato al territorio. (l.latella@corrierecal.it)

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