Il primo luglio del 2019 presso la sala Sintonia della Comunità Progetto Sud di Lamezia Terme un gruppo di persone si incontrava per elaborare un Documento programmatico il cui titolo era: “Linee Guida per una Riforma della Sanità in Calabria”.
Dopo dieci anni di un fallimentare “Piano di rientro dal debito” cui la sanità calabrese era stata sottoposta ritenevamo che, da parte dei Ministeri affiancanti dell’Economia e della Salute, fosse attuata una terapia errata, quasi un accanimento terapeutico, fatta dal blocco delle assunzioni del personale, dalle mancate autorizzazioni dei bandi delle ore di specialistica ambulatoriale interna con un “risparmio” ( così si affermava in un verbale del Tavolo Adduce) di oltre un milione di euro in un anno, dalla desertificazione della Medicina distrettuale con il mancato avvio di un nuovo ruolo del medico di medicina generale, del pediatra di libera scelta, dello specialista ambulatoriale e del medico di continuità assistenziale nell’ambito delle Aggregazioni funzionali territoriali (h 12), delle Unità complesse di Cure primarie (h 24) e dal mancato avvio delle Case della Salute, vero volano della sanità territoriale intermedia.
In questo clima culturale arretrato e conservatore arroccato su un falso ospedalocentrismo, perché se vuoi valorizzare il ruolo di cura e di ricerca che deve svolgere l’ospedale devi avere una efficace e ramificata sanità territoriale dove equipe “multiprofessionali” operano per una sanità a misura di persona.
Pertanto Comunità Competente nelle “Linee Guida” elaborate il primo luglio “lanciava una proposta culturale sulla sanità calabrese che poneva al centro otto punti: la partecipazione degli enti locali e degli attori sociali; l’istituzione dell’Osservatorio Epidemiologico Regionale; la prevenzione; la medicina distrettuale; la salute della donna, dei bambini e delle bambine; gli ospedali e l’organizzazione a rete; il Piano pluriennale di investimenti e un Piano straordinario di assunzioni; la sanità digitale.
Le nostre proposte nascevano dalla constatazione che erano profondamente cambiati i bisogni di salute dei calabresi dove la cronicità e la fragilità avevano assunto un ruolo centrale anche in termini di spesa e l’integrazione sociosanitaria doveva, finalmente, affermarsi, come ha sempre detto don Giacomo Panizza, senza trattino.
A distanza di due anni la sanità calabrese è stata attenzionata da due leggi speciali, da due Commissari Regionali e da tre subcommissari, da tre direttori generali del Dipartimento tutela della salute ma, purtroppo, il Governo non vuole comprendere che la Calabria ha bisogno di una profonda “Riforma organizzativa ed etica” della sua sanità che manca da quattordici lunghi anni.
Comunità Competente, sulla base di questo programma, ha costantemente ricercato un confronto con le istituzioni sanitarie, politiche e sindacali ma, in primo luogo, con i calabresi abbandonati costretti ad una spaventosa emigrazione sanitaria. Siamo cresciuti, da quattro amici al bar, come dice la canzone, a cinquanta associazioni, fondazioni, comitati, ordini, sindacati di settore e tanti cittadini in una “rete informale” che vuole una sanità di prossimità che sia Competente nelle risposte ai bisogni di salute e sia comunità sviluppando inclusività, soprattutto nei riguardi dei più fragili.
*portavoce di Comunità Competente
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