CATANZARO La Procura di Salerno continua a indagare sul distretto giudiziario di Catanzaro. Sono in corso perquisizioni negli uffici del Tribunale del capoluogo a opera dei carabinieri del Ros di Catanzaro. L’attività in corso è connessa a una serie di accertamenti che i magistrati campani hanno avviato da tempo sulla Corte d’Appello. Gli investigatori – sotto la supervisione del procuratore aggiunto Luigi Alberto Cannavale, arrivato in tarda mattinata a Catanzaro – stanno prendendo visione di una serie di documenti per vagliare la posizione di un magistrato: si tratta del giudice Giuseppe Valea, il cui trasferimento (su propria richiesta) al Tribunale di Milano è stato ratificato nei giorni scorsi dal Consiglio superiore della magistratura. Per il magistrato è stata disposta l’interdizione per un anno dalle funzioni sulla base di un’accusa di falso ideologico. Fin dall’arresto del giudice Marco Petrini, la Procura di Salerno ha acceso i riflettori sull’amministrazione della giustizia nel distretto di Catanzaro e le indagini avviate sembrano destinate ad allargarsi.
L’indagine del Ros, con il procuratore aggiunto Luigi Alberto Cannavale, e il coordinamento dal procuratore capo Giuseppe Borrelli, indaga – in questo segmento dell’inchiesta – sui presunti falsi operati dal giudice. Valea infatti (per il quale il Csm aveva decretato di recente il trasferimento a Milano) si sarebbe “autoassegnato” alcuni fascicoli ed aveva deciso e depositato le decisioni senza minimamente condividere il lavoro con i colleghi del collegio del Riesame.
Le ipotesi sullo sfondo sarebbero però più gravi. Questi comportamenti nasconderebbero – secondo quanto riporta Repubblica Napoli – una serie di contatti e relazioni più pericolose. L’obiettivo sarebbe stato quello di aggiustare processi ed elargire favori, all’interno di un vero e proprio “sistema” degli incarichi e delle sentenze. Lo stesso sistema già tratteggiato dall’inchiesta dei pm di Salerno che ha portato prima all’arresto e poi alla condanna in primo grado a 4 anni e 4 mesi del giudice Marco Petrini.
Una delle vicende investigate – sempre secondo il racconto di Repubblica – sarebbe quella del sequestro dei beni dell’imprenditore Antonio Saraco. Una caso che collegherebbe le contestazioni al presidente del Tribunale del Riesame oggi interdetto, Valea, con quelle che hanno portato al processo a Petrini. Quest’ultimo, infatti, era stato presidente di sezione della Corte di Appello che nel 2018 aveva restituito a Saraco il suo patrimonio. Successivamente, il Riesame guidato da Valea ha rimesso i sigilli a quel tesoro, ma il presidente ha impiegato ben 2 anni e 8 mesi a decidere, depositando dopo che era esploso lo scandalo del blitz Genesi sui favori dei giudici agli indagati.
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