PALERMO Decine di perquisizioni nella Valle del Belice, in Sicilia, alla ricerca di Matteo Messina Denaro. Lo scorso 30 settembre era filtrato un video che mostrerebbe l’attuale volto del superlatitante (dal 1993) di Cosa Nostra. Obiettivo della Polizia è quello di individuare il covo del boss numero uno di Cosa Nostra.
Sono impegnati circa 150 agenti delle squadre mobili di Palermo, Trapani e Agrigento, supportati dagli uomini del Servizio centrale operativo e dei reparti prevenzione crimine di Sicilia e Calabria. L’indagine è coordinata della Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo. Sul posto anche elicotteri del Reparto Volo di Palermo, pattuglie munite di apparecchiature speciali e unità cinofile. L’attività di polizia giudiziaria è rivolta a persone sospettate di essere fiancheggiatori del latitante, per i trascorsi criminali e per la loro vicinanza o contiguità alle famiglie mafiose trapanesi e agrigentine. Al setaccio le località di Castelvetrano, Campobello di Mazara, Santa Ninfa, Partanna, Mazara del Vallo, Santa Margherita Belice e Roccamena.
A pubblicare l’immagine del viso, ripreso da una telecamera di sicurezza posta su una strada di provincia, è stato il Tg2.
Le immagini risalirebbero al 2009 e sarebbero le uniche che inquirenti e investigatori hanno dal 1993. Il video è in possesso degli investigatori della Direzione centrale anticrimine della Polizia. Nelle immagini, che durano pochi secondi e risalgono al dicembre del 2009, si vede un suv blu che percorre una strada sterrata in piena campagna. A bordo ci sono due persone: l’autista e, sul sedile del passeggero, un uomo stempiato e con gli occhiali. Secondo investigatori e inquirenti, afferma il servizio, quell’uomo potrebbe essere proprio Matteo Messina Denaro. Le immagini, sostiene sempre il Tg2, sono state riprese da una telecamera di sicurezza a poche centinaia di metri dalla casa di Pietro Campo, boss della Valle del Belice, secondo solo a Leo Sutera di Sambuca di Sicilia detto il professore) e fedelissimo del numero uno di cosa nostra che in quel periodo era protetto dalle famiglie agrigentine e, forse, stava andando proprio ad un incontro con i capi mafia locali.
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