CATANZARO «È stato un periodo particolare, con una pandemia che ha fiaccato la spinta al radicamento territoriale della Lega, e di conseguenza anche il risultato del carroccio alle Regionali». Fanno spallucce e sorridono con fare (giustamente) sfottente quei dirigenti leghisti che della scusa utilizzata a più riprese da Spirlì per giustificare il deragliamento del Carroccio non ne possono proprio più.
«Dice che il Covid ha condizionato la vita politica, stranamente però esso non ha condizionato le percentuali delle liste di Forza Italia, e anche di altri. Chissà perché? Non sarà che gli altri sono riusciti a governare meglio dalle rispettive postazioni assessorili, mentre il nostro si è limitato a fare rappresentanza?».
Alcuni lo imitano pure, il facente funzioni con la valigia ormai in mano, in voce e nei gesti, fattisi da un po’ di giorni a questa parte nervoso.
Ma c’è poco da emulare: «Nino è stato un disastro, un equivoco da chiarire in fretta, perché le elezioni politiche non distano poi così tanto». E Salvini l’ha capito.
Al segretario nazionale sono bastati pochi minuti della sua mezza giornata catanzarese per rendersi conto che il dissenso interno è roba seria, non è uno stato d’animo passeggero, ma un sentire strutturato che unisce Reggio Calabria a Cosenza, passando per quell’asse catanzarese (Furgiuele-Raso-Mancuso) in una manovra ben orchestrata e benedetta anche ad alti livelli, che mira ad azzerare il peso ingombrante di Spirlì.
«Uno che in tutti questi mesi non solo non ha giovato alla Lega ma, se la vogliamo dire tutta, ha pure cercato di metterci gli uni contro gli altri con quella sua aria da beneficiato senza il becco di un voto e con le sue trame da improbabile stratega sfilatesi ingloriosamente alle ultime regionali, dove nessuno dei suoi pupilli è stato eletto».
I pochi spirliani che contavano nell’effetto-Matteo per disinnescare il tentativo di sgombero ordito da settimane dai colonnelli ai danni del debolissimo uscente f.f., hanno dovuto registrare, loro malgrado, una inconsueta freddezza del leader verso quel suo delfino calabrese che comincia ad assumere preoccupanti fattezze da trota. (redazione@corrierecal.it)
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