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Il “sistema Ugolini” e il processo «aggiustato» con l’intervento di una loggia. «Così furono cancellati gli ergastoli a Molè e Gangemi»

Virgiglio: «I Piromalli tentarono di contattare Licio Gelli per costituire i Templari a Gioia». L’accordo ‘ndrangheta-massoneria deviata

Pubblicato il: 24/10/2021 – 7:05
di Pablo Petrasso
Il “sistema Ugolini” e il processo «aggiustato» con l’intervento di una loggia. «Così furono cancellati gli ergastoli a Molè e Gangemi»

REGGIO CALABRIA Per Cosimo Virgiglio, in passato, le cosche della Piana si erano attivate per favorire e avallare «tanti traffici di rifiuti tossici nel porto di Gioia Tauro» grazie ai rapporti con Saverio Spadaro Tracuzzi, ex capitano dei carabinieri condannato a 10 anni di reclusione nel processo al clan Lo Giudice di Reggio Calabria. Tracuzzi, secondo il pentito, sarebbe stato a disposizione del boss Molè, per conto del quale avrebbe provato – senza riuscirci – a svincolare alcuni container di merce contraffatta bloccati dalla guardia di finanza. È il porto uno degli avamposti più appetiti dal potere mafioso. E del porto si sarebbe occupato anche Virgiglio, collaboratore che mescola nei suoi racconti i livelli di potere della ‘ndrangheta, avanzando fino alle camere di compensazione massonica e oltre. 

I Piromalli e il tentativo di raggiungere Gelli per fondare una loggia dei Templari

Virgiglio parla – nelle dichiarazioni confluite nel procedimento “Mala Pigna” della Dda di Reggio Calabria – dei suoi rapporti «dal 2001 al 2007 con appartenenti al Sisde (il maggiore della Guardia di Finanza Pizza, il generale Pollari) che gli chiesero di controllare dei movimenti portuali di container diretti all’estero contenenti armi e esplosivi, grazie al suo status di massone in circuiti speciali a Roma». Le logge deviate sono il fulcro dei racconti di Virgiglio, entrato in massoneria nel 1992 per poi prendere posto – sono sempre parole sue – «dopo il 1995 nell’ordine equestre del “sacro sepolcro” che è un ordine cavalleresco all’interno dello Stato Vaticano, ma prima ancora di essere entrato nel sacro Sepolcro di Messina, fino a diventare maestro venerabile e responsabile della Loggia dei due Mondi di Reggio Calabria nel 2001 circa e fino al 2006». Nella Loggia dei due Mondi, il pentito avrebbe gestito «la parte cosiddetta “banchetto pulito”, cioè l’elenco di «quelli che erano regolarmente iscritti». Il doppio binario logge coperte-logge deviate avrebbe reso possibile l’ingresso in massoneria di interi pezzi di ‘ndrangheta. Tra questi – spiega Virgiglio agli inquirenti – si «collocava Luigi Sorridenti, nipote di Peppino Piromalli “musso stortu” che nel 2005 contattò tramite i Cedro – che erano espressione della famiglia Molè per avere Giovanni Cedro sposato una cugina di Rocco – Licio Gelli per costituire una loggia massonica dei cosiddetti Templari». 

Soldi da riciclare in cambio di voti: Virgiglio racconta il “sistema Ugolini”

Virgiglio ha anche spiegato il cosiddetto “sistema Ugolini” che sarebbe stato «ideato dall’ambasciatore Giacomo Maria Ugolini». Un meccanismo, sempre secondo il collaboratore di giustizia, «formato da persone molto influenti anche a livello internazionale che favoriva la ‘ndrangheta nel riciclaggio dei capitali, principalmente la famiglia Piromalli-Mole ma anche altre cosche, favorendo investimenti finanziari complessi finalizzati al riciclaggio in cambio del “pacchetto di voti” e ove possibile della sistemazione di processi».  
«Il patto di scambio principale», dice il pentito in uno stralcio di deposizione trascritto nell’ordinanza di custodia cautelare, «prevedeva  il tentativo di intervento del sistema Ugolini per sistemare alcuni processi; «laddove non lo potevano fare, la ‘ndrangheta era ben conscia che gli arresti sarebbero arrivati, ma l’importante è mettere al sicuro i soldi». Di queste operazioni finanziarie Virgiglio parla «de relato»: non ha visto fisicamente i soldi partire verso la Svizzera, ma avrebbe «assistito alla trattativa». E alle lamentele di Rocco Mole: «Quasi la metà li abbiamo dovuti perdere per strada». 

«Ci fu l’intervento della loggia Alliata di Reggio per aggiustare un processo»

Riguardo all’aggiustamento dei processi, il collaboratore spiega che ne avrebbe beneficiato lo stesso boss Molè: «Ci fu l’intervento di determinati soggetti della loggia Alliata di Reggio Calabria (…). Rocco Molè era stato coinvolto nel procedimento Tirreno, mi sembra che iniziò nel 1993 e in primo grado mi sembra che gli fu dato l’ergastolo». 
È il secondo grado a segnare una svolta nel procedimento. «Successivamente – sono sempre parole di Virgiglio – tramite questi interventi, che fu gestito dall’allora comandante insomma dei vigili di Reggio Calabria, vigili urbani, mo’ non so se era il comandante o qualche… qualcuno appartenente, insomma, ai vigili, ma tramite il suocero, era il… colui che si muoveva, tramite anche altri due avvocati di Reggio Calabria, a sistemare insomma questo procedimento. Fatto sta che sia quello di Rocco che quello di Mimmo Gangemi, cugino di Rocco, è cognato pure di Pino Speranza (…) in secondo grado viene a decadere l’ergastolo ed escono fuori». 
Il pentito arricchisce il racconto di un particolare che i magistrati reggini definiscono inquietante: «Mimmo Gangemi, prima che ci fosse ia sentenza di secondo grado, lui era latitante, si presentò, come sfida, ormai era più che certo che sarebbe stato assolto, e così è avvenuto». Gangemi, dunque, secondo Virgiglio, sarebbe riapparso dopo sei anni di latitanza soltanto per sentirsi assolvere al termine delle manovre per aggiustare il processo d’Appello. (p.petrasso@corrierecal.it)

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