ROMA Fumata nera anche dalla sesta votazione per l’elezione del nuovo Presidente della Repubblica. Alle 20:51 il presidente della Camera Roberto Fico ha dichiarato chiuso lo scrutinio delle schede della sesta votazione. Valanga di voti per Sergio Mattarella, 336, sono stati invece 445 gli astenuti, 41 voti per Nino Di Matteo. Intanto, sul tavolo del confronto fra Enrico Letta, Giuseppe Conte e Matteo Salvini si è discusso di diverse ipotesi, prendendo in esame i nomi, tra gli altri, di Elisabetta Belloni e Marta Cartabia. Nomi che si sono aggiunti a quelli di Sergio Mattarella, Mario Draghi, Giuliano Amato e Pier Ferdinando Casini. È quanto riferiscono all’Agi fonti del Pd. Intanto è ora in corso alla Camera l’incontro tra il leader della Lega Matteo Salvini e il coordinatore di Forza Italia Antonio Tajani.
La ‘carta’ Belloni per il Quirinale, uno dei profili emersi al tavolo tra Conte, Letta e Salvini, non è gradita ad una parte del centrodestra, del Pd, del Movimento 5 stelle e soprattutto tra i centristi. Secondo quanto si apprende da fonti parlamentari ci sono stati contatti in corso tra i ‘big’ nei vari partiti che sarebbero contrari ad un punto di caduta che preveda al Colle la guida del Dis. Sul no oltre a Renzi e a FI, i moderati del centrodestra e anche una parte del partito democratico, mentre nel Movimento 5 stelle sono molti i parlamentari che considerano sbagliato puntare ad una soluzione di questo genere. E’ soprattutto il fronte di chi ancora ritiene che occorra proseguire con la strada del Mattarella bis. Tra i favorevoli, invece, il fondatore del M5S Beppe Grillo che ha scritto su Twitter: «Benvenuta Signora Italia, ti aspettavamo da tempo. #ElisabettaBelloni».
«Non penso che sia minimamente possibile votare la capo dei Servizi segreti alla presidenza della Repubblica: non sta né in cielo né in terra. Se è il suo nome proporremo di non votarlo». Matteo Renzi, leader di Italia Viva, si esprime così sull’ipotesi di candidatura di Elisabetta Belloni a presidente della Repubblica. «Indipendentemente dal nome, in una democrazia del 2022 il capo dei Servizi segreti non diventa presidente della Repubblica, se non lasciando tutti gli incarichi e candidandosi di fronte ai cittadini», ha aggiunto Renzi a Radio Leopolda. «Se è il suo nome, domani proporremo di non votarlo».
«Abbiamo fatto una decina di proposte, sempre bocciate. Ora sto lavorando per un’unione di intenti affinché domani si chiuda». Lo dice Matteo Salvini uscendo dalla Camera. «Non faccio nomi e cognomi – aggiunge – tutti quelli fatti finora hanno avuto no a priori. Quindi mi taccio, incontro e domani mi auguro che il parlamento dia dimostrazione di lucidità». «Riassunto della giornata: il centrodestra ha mantenuto la parola, – ha detto ancora Salvini ai giornalisti – ha messo a disposizione del paese la più alta carica dello Stato dopo il presidente della Repubblica e mi dispiace che la sinistra non sia nemmeno entrata in Aula. Ho avuto diversi incontri in giornata, sono fiducioso».
Senatori e deputati assieme ai grandi elettori – in ordine di chiama – erano rientrati in Aula alle 17 dopo il giro a vuoto della mattina. Una consultazione quella scattata alle 11 che ha certificato una profonda spaccatura all’interno del Centrodestra. La presidente del Senato Alberta Casellati – candidata in pectore di tutto il Centrodestra – infatti, non ha raggiunto neppure il numero degli elettori potenziali schierati dalla coalizione. Si è infatti fermata a 382 consensi, impallinata da 71 franchi tiratori. Una vicenda che ha scatenato reciproche accusa tra gli esponenti del Centrodestra. Così per la sesta votazione il centrodestra ha deciso di astenersi. I grandi elettori non ritireranno la scheda. Mentre Pd-M5S-Leu hanno deciso di votare scheda bianca. Una decisione arrivata al termine di un vertice tra i leader dei tre partiti. Indicazioni che fanno avviare una trattativa tra le parti in campo.
Dopo lo stop alla candidatura unica del centrodestra, le trattative tra i due schieramenti in campo si sono aperte. Proprio per comprendere i margini di manovra, c’è stato un primo incontro alla Camera tra Matteo Salvini, Enrico Letta e Giuseppe Conte. «Finalmente abbiamo iniziato a parlare, ma siamo solo all’inizio», ha detto Letta, aggiungendo che «ci stiamo parlando. La discussione è in corso. Stiamo ragionando sulle soluzioni per il dopo. Questo mattina ero molto ottimista. Mi pare che stia andando bene».
Un incontro seguito a quello che il leader della Lega ha avuto con il premier Mario Draghi. I due sono stati visti uscire a pochi minuti di distanza l’uno dall’altro dallo stesso palazzo nei pressi di via Veneto.
Le voci dell’inizio della trattativa si erano succedute già al termine della quinta chiama che ha decretato la bocciatura della Casellati impallinata da franchi tiratori. La prima a rompere gli indugi e parlarne è stata Anna Maria Bernini. «Abbiamo aperto una trattativa», ha detto la capogruppo al Senato di Forza Italia parlando con i giornalisti alla Camera, «vediamo». E anche dal Movimento 5 Stelle fanno sapere che Giuseppe Conte sta sentendo i leader del centrodestra e che «le trattative si intensificano».
Tutti segnali che portano a far comprendere che gli incontri tra le forze in campo per indicare il nome del possibile successore di Mattarella si stanno susseguendo.
Giro a vuoto alla quinta votazione per l’elezione del Capo dello Stato andata in scena a Montecitorio stamane. La presidente del Senato Elisabetta Casellati indicata dal Centrodestra non è riuscita a centrare il quorum dei 505 voti richiesti per essere eletta Capo dello Stato. La presidente si è fermata a 382 voti. Lontana anche dai numeri sui quali poteva contare tra le fila del Centrodestra. A Casellati sono dunque mancati 71 voti rispetto ai 453 grandi elettori del centrodestra.
Quattrocentosei le astensioni. Voti anche per Mattarella (46), Di Matteo (38), Berlusconi (8), Tajani (7), Cartabia (7), Casini (6) e Draghi (3). Due voti li ha ottenuto anche Elisabetta Belloni. Undici le schede bianche, nove le le nulle . In tutto i votanti alla quinta chiama sono stati 530, mentre i presenti erano 936.
Nel corso dello spoglio si è registrato anche un “incidente diplomatico”: nonostante la richiesta del Partito democratico di non presiedere lo scrutinio delle schede, Casellati è rimasta seduta al suo posto. Una decisione che è stata fermamente criticata dai dem.
Secondo Enrico Borghi, della segreteria nazionale del Pd, «è del tutto inopportuno che la Presidente Casellati nello spoglio odierno co-presieda lo scrutinio delle schede, di fatto controllando i voti per sé stessa. Nel 1992, quando Oscar Luigi Scalfaro si trovò in analoga condizione, si astenne dal presiedere lo scrutinio lasciando il compito al vicepresidente Rodotà. Ci auguriamo il medesimo rispetto delle istituzioni».
Dei 382 voti per Elisabetta Casellati nella quinta votazione, oggi, per l’elezione del presidente della Repubblica, «208 sono quelli della Lega, espressi in modo compatto». A farlo sapere sono fonti della Lega. «Ora vediamo, verificheremo i numeri…», dice dal canto suo uno sconsolato Ignazio La Russa commentando la débacle in Aula della candidata al Colle del centrodestra. «Di certo, sono mancati dei voti nel centrodestra, ma non quelli di Fratelli d’Italia», dice all’Adnkronos il vicepresidente del Senato e tra i fondatori di Fdi.
«È una Caporetto», commenta un parlamentare azzurro di lungo corso. Il “flop” di Elisabetta Alberti Casellati, lanciata stamattina ufficialmente nell’agone quirinalizio da Matteo Salvini a nome del centrodestra, scuote la coalizione dalle fondamenta e apre la caccia al “fuoco amico”, ovvero al franco tiratore.
Le accuse sono reciproche, ma sostanzialmente nel mirino finiscono i “centristi” e il partito di riferimento della seconda carica dello Stato, ovvero Forza Italia. Non solo. I 382 presi da Casellati, voti appare una netta sconfessione del mandato affidato a Salvini di trovare un nome condiviso e spendibile a sinistra.
Dopo lo spoglio in Aula che ha certificato la débacle della Casellati, tra i capannelli dei parlamentari del centrodestra, solo musi lunghi, arrabbiati e sconsolati per quanto accaduto. Qualcuno già parla di resa dei conti interna. E intanto il vertice di centrodestra convocato per fare il punto slitta.
Sulle schede, sono state utilizzate 3 diverse formule dai grandi elettori: “Elisabetta Alberti Casellati” (Fratelli d’Italia), “Casellati” (Lega), Elisabetta Casellati (Forza Italia).
A quanto apprende l’AdnKronos è stato in questo modo che i grandi elettori del centrodestra, chiamati alla conta al quinto scrutinio hanno reso riconoscibile il voto espresso dai tre principali schieramenti dell’alleanza. Come già avvenuto negli scorsi giorni, il presidente della Camera, Roberto Fico, durante la lettura dei voti si è limitato a leggere il solo cognome “Casellati”. Anche Coraggio Italia ha distinto il proprio voto: “Alberti Casellati”, è il nome scritto da Luigi Brugnaro e dai suoi.
Il Centrosinistra allargato ha scelto la linea dell’astensione. Una posizione di contrapposizione che non ha permesso così di arrivare ad un nome condiviso e dunque a raggiungere la soglia utile alla Casellati per essere eletta.
La conta per la quinta votazione è iniziata alle 11 dopo la fumata nera nel quarto scrutinio che ha visto aumentare i voti per il capo dello Stato, Sergio Mattarella, passati dai 125 di mercoledì ai 166 di ieri. Per oggi è prevista una doppia chiama.
Al turno mattutino seguirà quello che si svolgerà nel pomeriggio con inizio alle ore 17. Una decisione assunta nel corso della conferenza congiunta dei capigruppo di Camera e Senato, alla Sala della Regina convocata dal presidente della Camera Roberto Fico.
Una tornata che registra un tentativo di fuga del Centrodestra che nella riunione tra i leader della mattinata ha indicato il presidente del Senato Elisabetta Casellati come candidato in pectore dello schieramento. Un nome già circolato nella tarda serata di giovedì che è stato proposto anche agli altri esponenti della maggioranza che compone il Governo Draghi. La Lega fa sapere che Matteo Salvini ha formalmente invitato tutti i leader della maggioranza, prima della votazione. Un invito che è stato rispedito al mittente dai leader di Pd, M5s e Leu, Enrico Letta, Giuseppe Conte e Roberto Speranza. I tre leader di Centrosinistra sono stati riuniti per circa tre ore nella sede del gruppo Pd alla Camera.
«Il Centrodestra ha trovato l’accordo per il voto di questa mattina, su Elisabetta Casellati che da Presidente del Senato, Seconda Carica dello Stato, diventerebbe Prima Carica dello Stato». Così Silvio Berlusconi sul suo profilo facebook in cui appare abbracciato alla presidente del Senato aveva scritto un post a sostegno della corsa della Casellati. «Io conosco Elisabetta Casellati da oltre 30 anni – si legge – e posso garantire sulla sua assoluta adeguatezza a questo eventuale nuovo ruolo super partes. Per tale motivo mi rivolgo ai Parlamentari di tutti gli schieramenti, per chiedere loro di sostenere la Casellati».
«Dobbiamo assolutamente porre fine all’attuale spettacolo indecoroso che la politica sta dando di sé agli italiani – aveva annotato ancora il leader di Forza Italia – e che l’opinione pubblica non riesce più a capire e a tollerare. Ringrazio di cuore tutti i Parlamentari che daranno seguito a questo mio appello e mi auguro che finalmente il Parlamento possa dare un segnale di responsabilità e di adeguatezza al ruolo che la Costituzione gli assegna. Lo spero davvero».
Ma già sul nome della Casellati si erano registrati i veti del Partito democratico e di Italia Viva. «Così si va al voto», dice il segretario dem. «Mi sto chiedendo sinceramente se ho fatto bene a fidarmi, siamo stati portati in giro per tre giorni», ha detto stamattina Enrico Letta commentando le ipotesi avanzate dal centrodestra. «Abbiamo sempre lavorato per l’unità. L’impressione è che abbiano tentato di dividerci, con idee fantasiose con l’obiettivo di dividere e non di trovare una soluzione per il Paese».
«Non escludo l’ipotesi che possa esservi anche un Mattarella bis – così stamani il leader di Italia viva, Matteo Renzi su Radio Leopolda -, sarebbe una forzatura nei confronti di Mattarella e oltremodo scorretto ma al venerdì mattina o la vicenda si risolve nelle prossime ore o questa ipotesi è in campo con tutta la sua forza». Ed intanto la stessa Italia Viva, ha deciso di non partecipare al voto nel corso della quinta votazione.
Pd, M5s e Leu in mattinata avevano deciso di non rispondere alla prima chiama per l’elezione del Presidente della Repubblica in questa quinta votazione. Strategia condivisa tra i tre partiti anche per la seconda chiama della quinta votazione per il presidente della Repubblica. Alla prima chiama i grandi elettori della coalizione giallo-rossa non hanno risposto, mentre alla seconda chiama si asterranno, ossia entreranno in Aula ma senza ritirare la scheda. «Consideriamo la unilaterale candidatura della seconda carica dello Stato, peraltro annunciata a un’ora dalla quinta votazione, un grave errore. Per il rispetto che si deve alle istituzioni, oggi esprimeremo un voto di astensione nella formula “presente non votante”». Così Pd, M5s e Leu al termine del vertice dei 3 leader.
Anche se in mattinata i grandi elettori del MoVimento 5 stelle erano orientati ad andare verso la libertà di coscienza nella votazione. Una linea che era emersa dalla riunione lampo tenutasi oggi nell’aula di Montecitorio. Alla riunione, comunque, non si è arrivati ad una decisione. Mancava Giuseppe Conte. Bocca cucita anche da Luigi Di Maio.
x
x