LAMEZIA TERME «Il problema c’è ed esiste perché negli ultimi due tre mesi abbiamo riscontrato un aumento del costo dell’energia del 20/30% sulle nostre attività. Nel settore del commercio il costo dell’energia non è quello principale, riusciamo quindi a “tenere” rispetto ai settori industriali, ma anche noi stiamo ovviamente accusando il colpo». Andare avanti nonostante la crisi, pagare conti e tenere – nonostante tutto – la saracinesca aperta, le luci e l’insegna accese, per accogliere i clienti e guidarli nei loro acquisti. È più o meno questo il senso della vita dei commercianti. Il loro è quasi un destino scolpito, una scelta inevitabile. Un percorso che si scontra però troppo spesso con mille difficoltà e che, nonostante tutto, non sottrae mai loro l’energia e l’entusiasmo per affrontare nuove battaglie.
Tutto è stato poi sconvolto dal Covid-19, gli ultimi mesi sono già storia: una lunghissima pandemia che, in due anni, ha lasciato segni e strascichi difficili da cancellare. Ma a complicare ulteriormente un quadro di per sé già drammatico, è stato il caro energia che, tradotto, vuol dire costi notevolmente maggiorati in bolletta non solo per famiglie o grandi industrie, ma anche per quel tessuto produttivo ed economico che, di fatto, è la linfa vitale dell’economia.
«Uscendo fuori da un biennio disastrato, con la pandemia che ci ha creato degli abbattimenti nei fatturati, avere dei costi fissi maggiori ci crea un grande disturbo nel conto economico dei negozi». A spiegarlo ai microfoni del Corriere della Calabria è Giuseppe Serra, referente di Lamezia e dell’area del Lametino di Confesercenti, nonché tra i principali promotori di “Lamezia Shopping”. «Faccio l’esempio del nostro negozio: pagavamo attorno ai 1000 euro di bolletta elettrica, ora siamo arrivati attorno ai 1.800 euro. Ci sono poi tutti i costi accessori legati all’aumento del costo dell’energia che aumentano tra cui l’Iva e le accise, insomma è tutta una catena».
Aumenti considerevoli, dunque, e che incidono potenzialmente e a lungo termine su quella che è la tenuta dei conti e della attività commerciali, pronti a “resistere” ancora una volta sulla scia di una crisi che pare interminabile. «Sulle nostre attività – ci spiega ancora Giuseppe Serra – un aumento dei costi delle bollette va ad incidere perché abbiamo conti economici già risicati, l’energia anche se non è il costo principale, in questi termini fa comunque una grande differenza. C’è stata anche una certa confusione mediatica su questi aumenti: se ne parlava già ad ottobre e quindi il consumatore medio, una famiglia, non sapendo a cosa andasse incontro a gennaio e febbraio, ha di fatto “bloccato” i consumi in attesa di capire sarebbe accaduto, la paure di non sapere quanto e in che termini si sarebbe concretizzati gli aumenti, ha fatto sì che ci fosse una evidente riduzione dei consumi e un blocco sugli acquisti».
Ma, al di là delle problematiche e delle ripercussioni, ci sarebbero anche delle possibili soluzioni da adottare: «Il Governo pare stia già ragionando per calmierare i prezzi e mantenere più contenuti gli aumenti. È normale che questi aumenti, considerati gli attuali scenari internazionali, potrebbe essere ancora più cospicui, le proposte sono quelle di intervenire sulle parti funzionali delle bollette, quindi anche sulle accise e i costi accessori, non soltanto sul costo dell’energia». (redazione@corrierecal.it)
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