COSENZA No, il nome della città, della sua città, non compare mai. Eppure, in uno dei racconti che compongono “Il Pezzo”, un dedalo di odori, sapori, colori e atmosfere evocate per narrare un evento millenario come la fiera di San Giuseppe conducono in un luogo ed uno soltanto. Alla confluenza fra il Crati ed il Busento. Sotto lo sguardo dell’amata Sila. A Cosenza. Carmen Cos, calabrese di sangue bruzio infila una tenerezza infinita (niente spoiler ma alcuni riferimenti alla famiglia sono emozionanti) e una energia contagiosa per il suo, fortunato, esordio come romanziera. Che poi non sarebbe neanche il suo mestiere.
Manager in carriera sotto l’ombra della Mole da molti anni dopo aver studiato e vissuto a Roma, coltiva l’inclinazione per i rapporti umani e la gestione degli stessi in azienda diventa il suon lavoro. E siccome ha sete di esperienze e di vita, frequenta la prestigiosa Scuola Holden che ha sede proprio a Torino e si affranca – una volta tanto – dai vincoli del proprio ruolo per abbracciare la scrittura e affidarsi alla casa editrice milanese specializzata in crowdfunding Bookabook. Ne viene fuori – come dicono quelli bravi – un “romanzo generazionale”. Chi fra gli anni 80 ed i 90 del secolo breve ha vissuto la propria giovinezza non può che rimanere ipnotizzato da alcune coordinate concettuali, musicali ed esistenziali del romanzo.
Non una storia soltanto ma un mosaico di vicende, non un solo personaggio ma un album di figure caratterizzate da qualche vizio, alcune virtù, un irrimediabile debole per la musica e gli autori. Tutto e tutti in qualche modo intrecciano destini ed emozioni con un fardello consegnato al lettore. Superati i quaranta tutto può ancora succedere? Certo, i misteri del tempo in una società che lo ruba continuamente rimangono imperscrutabili però se uno dei rimedi allo scorrere incessante delle lancette fosse quello di ridurre i battiti per gustarsi il viaggio? Seguendo un po’ le orme di quei ritmi meridiani che Carmen Cos porta dentro e li travasa poi – forse anche inconsapevolmente – nella sua creatura. D’altronde, come la stessa autrice cosentina scrive nella propria, inconsueta, biografia il libro scelto come stella polare è l’“Elogio alla pigrizia” di Leclercq.
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