ROMA «È chiaro che la guerra ha causato un peggioramento delle prospettive di crescita. In particolare su questo pesano l’aumento dei prezzi dell’energia e altri beni, ma anche la fiducia dei consumatori che è diminuita. Consumatori e imprese vedono oggi un futuro meno positivo». Lo ha detto il presidente del Consiglio Mario Draghi in conferenza stampa dopo l’approvazione del Def. Il documento di economia e finanza è stato approvato all’unanimità. «Faremo tutto ciò che è necessario per aiutare famiglie e imprese all’interno della cornice europea. La disponibilità del governo c’è ed è totale». «Siamo molto consapevoli del disagio sociale, soprattutto per chi teme l’impatto dell’inflazione e siamo pronti e intervenire. L’abbiamo già fatto nel recente passato, sono stati stanziati 15,5 miliardi. Nelle prossime settimane comprenderemo meglio le dimensioni dell’intervento necessario e come finanziarlo». Draghi ha sottolineato come sia «importante la cornice europea», e ha spiegato che sono «tutti al lavoro per rispondere a uno shock comune».
«Una cosa fondamentale – ha puntualizzato Draghi – è il messaggio che il governo e in generale la maggioranza devono dare in termini di fiducia che promana dal governo, dal Parlamento e dalla maggioranza. Le circostanze hanno offuscato le prospettive ma anche la capacità di esprimere l’indirizzo di politica e di economia è una strada che ci deve portare a affermare la governabilità che si esprime con decisione e unità di intenti che è quello che vogliono vedere i cittadini: fra la riaffermazione dei vari partiti e l’unità di intenti sono sicuro che i cittadini scelgono la seconda».
Crescita del Pil programmatico fissata al 3,1% (dal precedente 4,7%) e deficit confermato al 5,6%: sono i numeri che compaiono nella bozza del Def, che l’ANSA ha visionato. “Partendo da una stima Istat di crescita del Pil reale nel 2021 più elevata di quanto previsto a settembre nella Nota di Aggiornamento del Deef (Nadef), 6,6 per cento contro 6,0 per cento – si legge nella bozza del documento – la previsione tendenziale per il 2022 scende al 2,9 per cento, dal 4,7 per cento della Nadef, sebbene il profilo trimestrale del PIL nel 2021crei un effetto di trascinamento del 2,3 per cento su quest’anno”. Negli anni successivi si registrerà un progressivo rallentamento del ritmo di crescita: il Pil si attesterà al 2,4% nel 2023 all’1,8% nel 2024 e all’1,5% nel 2025. Sono 19 i ddl collegati alla prossima manovra secondo quanto si legge nella bozza del Def. Nell’elenco spunta un ddl di delega per “l’aggiornamento della fascia anagrafica di riferimento delle politiche giovanili nonché misure per la promozione dell’autonomia e dell’emancipazione dei giovani”. Tra gli altri provvedimenti collegati ci sono la riforma del fisco, la concorrenza, le misure sull’attuazione dell’autonomia differenziata e il riordino del settore dei giochi. Il Def prevede una contrazione del Pil italiano dello 0,5 per cento nel primo trimestre di quest’anno, “attribuibile principalmente a una contrazione del valore aggiunto dell’industria”. Per il secondo trimestre si prevede “una moderata ripresa della crescita trimestrale del Pil, trainata principalmente dai servizi. Va tuttavia segnalato – si legge nella bozza del Documento – che nell’indagine Istat di marzo le aspettative delle imprese manifatturiere su ordinativi e produzione sono nettamente peggiorate, il che segnala rischi al ribasso per il secondo trimestre”. Ammontano a circa 5 miliardi le risorse a disposizione per garantire nuovi aiuti all’economia. Lo si evince dai numeri del Def. Degli oltre 9 miliardi di spazio in deficit, 4,5 sono infatti già stati utilizzati per ridurre l’impatto degli aumenti delle bollette. Debito che prosegue nel suo percorso di riduzione nei prossimi anni: nello scenario programmatico indicato nella bozza del Def, infatti, il debito viene rivisto leggermente al rialzo nel 2021, al 150,8%, per effetto della revisione del Pil nominale effettuata dall’Istat. Per quest’anno è previsto poi in calo di 4 punti, al 146,8%, per scendere al 145% nel 2023, al 143,2% nel 2024 e al 141,2% nel 2025. Il nuovo decreto con gli aiuti all’economia, da finalizzare ad aprile avrà un impatto sul Pil di 0,2 punti nel 2022 e 0,1 nel 2023 e per prima cosa ripristinerà i 4,5 miliardi usati nel dl bollette. Lo si legge nella bozza del Def in cui si indicano anche altri “quattro ordini di interventi” a cui destinare i restanti “5 miliardi”: contenimento dei prezzi di carburanti ed energia, aumento dei fondi per “coprire l’incremento dei prezzi delle opere pubbliche”; aumento dei fonti “per le garanzie sul credito”, altre misure “per assistere i profughi ucraini e per alleviare l’impatto economico del conflitto sulle aziende italiane”. Se la Russia bloccasse l’export di gas e petrolio da adesso a fine 2023, i prezzi energetici salirebbero con un impatto sul Pil di 0,8 punti percentuali nel 2022 e 1,1 punti nel 2023. E l’occupazione calerebbe di 0,6 punti quest’anno e 0,7 nel 2023. In uno scenario peggiore, ovvero se vi fosse lo stop russo all’energia e l’Italia non riuscisse a diversificare gli approvvigionamenti come programmato, considerando anche “la quota parte di consumi di gas da razionare”, l’impatto sul Pil sarebbe di 2,3 punti nel 2022 e 1,9 nel 2023. L’occupazione sarebbe più bassa di 1,3 punti quest’anno e 1,2 nel 2023.È quanto stima il Governo nel Def.
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