LAMEZIA TERME Filtrare, verificare e condividere. È, o meglio, dovrebbe essere, la buona prassi da seguire dai frequentatori dei social network in tempi in cui le notizie non veritiere, le note fake news, invadono i social e gli smartphone, diffondendo – spesso volontariamente – false informazioni e contribuendo ad alimentare ignoranza e mistificazione della realtà. Un problema noto da tempo, già sperimentato per anni specialmente in ambito politico, sia nazionale che internazionale. Un esempio è il caso legato alla Brexit o il tentativo di influenzare il voto negli Usa alle ultime presidenziali.
Quello delle fake news, al netto della retorica che le accompagna, è un fenomeno diventato quasi incontrollabile e ancora più drammatico in tempi di pandemia da Covid-19. Basti pensare alle migliaia di notizie false diffuse sui vaccini, gli effetti presunti, ma anche sulle cause dei contagi, le cure e le storie completamente inventante e smentite puntualmente da un’accurata verifica delle fonti. Un fiume in piena sperimentato per due anni, e che ha travolto coscienze e buon senso, svenduti per click e propaganda web. Fondamentale, dunque, affidarsi a chi le notizie le diffonde per mestiere, soprattutto da medici e sanitari che, quotidianamente, toccano con mano il dramma del Covid-19.
«In questi ultimi due anni – ha spiegato ai microfoni del Corriere della Calabria Gerardo Mancuso, direttore del Reparto Medicina Covid Asp Catanzaro, nonché vice Presidente Nazionale Società Italiana di Medicina Interna – abbiamo avuto una sovraesposizione di informazioni, ma troppo spesso senza essere in grado di comprendere quali fossero vere e quali false». Secondo Mancuso, infatti, molte fake «sono state passate dai media e dai mezzi di comunicazione anche in maniera involontaria, condizionando l’opinione pubblica ma anche i mercati e le borse». «L’informazione ha un ruolo fondamentale nel veicolare dei temi così importanti e così sensibili».
A proposito di coronavirus, secondo Mancuso ci troviamo in una fase “discendente” dei contagi, ma bisogna comunque tenere alta l’attenzione sulle vaccinazioni. «Siamo ancora in pandemia, ma in una fase discendente. Quelle poste in essere sono attività che pongono il nostro sistema sanitario regionale in una situazione di relativa tranquillità». «I ricoveri sono in discesa e questa è una buona notizia. Dovremmo però memorizzare che le nuove varianti del coronavirus circolano con maggiore facilità anche perché il 70% della popolazione fra i 5 e gli 11 anni ancora non è vaccinata, e in più in Calabria, purtroppo, il 25% della popolazione adulta non è vaccinata». (redazione@corrierecal.it)
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