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Riconsiderare la sanità in Calabria

Cosa può impedire all’Università di Catanzaro di estendere il corso di laurea in Medicina e Chirurgia alla “robotica”? Che possa farlo prima o dopo l’Università di Cosenza è assolutamente marginal…

Pubblicato il: 25/04/2022 – 9:43
di FRANCO SCRIMA*

Cosa può impedire all’Università di Catanzaro di estendere il corso di laurea in Medicina e Chirurgia alla “robotica”? Che possa farlo prima o dopo l’Università di Cosenza è assolutamente marginale. Anzi, non interessa proprio! Ciò che è auspicabile, invece, è che venga realizzato in entrambe le città. La rivalità, o meglio la competizione, tra territori, ammesso che ci sia, può anche avere i suoi lati positivi e costituire un valore aggiunto se finalizzato ad una collaborazione tra università. C’è da prendere atto che le facoltà di Medicina Tecnologica sono in crescita ovunque perché incoraggiano la vocazione scientifica; ecco perché non deve meravigliare se a Cosenza nascerà una facoltà di Medicina anche se ce n’è un’altra funzionante a Catanzaro. Il problema semmai è di riorganizzare le scuole mediche esistenti con corsi di laurea all’avanguardia. Più sinergie innovative ci sono sul territorio e più cresce l’emancipazione sociale. E’ una condizione strettamente connessa con la cultura di una regione che spinge verso l’equiparazione sostanziale. Se la città di Cosenza ha deciso di volersi dotare di un corso di laurea in Medicina all’interno dell’Università di Arcavacata che ben venga. Lo si deve accogliere con entusiasmo. Così come è auspicabile che sia anche per Catanzaro nel caso decidesse di ampliare quello esistente aggiungendovi un corso di laurea tecnologicamente avanzato. Ciò consentirebbe alla Calabria di contare su una classe medica di nuova generazione, capace di immettere sul mercato specialisti che sappiano utilizzare le nuove tecnologie; il che significa poter contare su medici specializzati nell’uso della robotica e della telemedicina. La Calabria potrà così cominciare a guardare con entusiasmo al futuro attraverso una nuova classe medica ricca di competenze digitali, settore verso il quale si sta dirigendo la medicina in tutti i paesi sviluppati. Creare “nuovi” medici specializzati significa implicitamente migliorare la qualità della vita. La sfida della “Telemedicina” prevede per i prossimi anni un migliore uso del sistema curativo attraverso l’applicazione di nuove e moderne tecnologie; senza contare che l’utilizzo di strumenti innovativi, secondo gli esperti, non solo favorisce un migliore livello di prestazioni tra le strutture sanitarie e il territorio, ma riduce anche gli spostamenti di persone fragili e di anziani bisognosi di assistenza sanitaria specialistica. Ben venga, dunque, una nuova facoltà di Medicina a Cosenza e che a Catanzaro ci si affretti a raggiungere le specialità innovative ricorrendo ai nuovi modelli sanitari. C’è da prendere atto che i robot stanno concretamente trasformando anche le operazioni chirurgiche e, di conseguenza, i decorsi post operatori; per non parlare della sensibile riduzione dei rischi a seguito di interventi chirurgici, poiché consente ai medici di monitorare il decorso post operatorio da una console. E ciò grazie al rapporto tra tecnologia e medicina che si va facendo sempre più stretto. Qualcuno afferma addirittura che il futuro della salute è proprio nelle mani della tecnologia. Abbattere i “viaggi della speranza” (un fenomeno in crescita, stimato ogni anno in 50 mila pazienti), che interessano soprattutto la migrazione sanitaria dal Sud verso il Nord, determinerebbe una messe di denaro che rimarrebbe in regione; secondo stime recenti, infatti, i crediti generati dagli spostamenti dalla Calabria sarebbero pari ad oltre un miliardo di Euro. Se questo, dunque, è il futuro della medicina è necessario che le eventuali diatribe, o peggio la classica rivalità campanilistica, siano superate. Anzi, la speranza è che si rafforzi la collaborazione tra le Università per tenere alto il passo con i tempi, visto che sul tema concordano anche gli esperti i quali sostengono che le tecnologie digitali o informatiche consentono di prevenire e di curare meglio.
* Giornalista

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