Ho conosciuto Donna Assunta Almirante a 15 anni. Giusto il tempo per vederla un paio di volte prima che il marito morì, nel 1988,proprio come Berlinguer, sul palco di un comizio.
Per me che non ero mai stato almirantiano e che vedevo nel Movimento sociale italiano una sorta di differenza atipica con quella sinistra mai considerata avversaria, Donna Assunta era una specie di icona simbolica, ma anche una donna intelligente e passionale.
Calabrese autentica, fu presentata al leader missino da Diego Porti, un altro galantuomo calabrese di Crotone, imprenditore agricolo e dirigente nazionale del partito.
Il loro matrimonio fu quasi uno scandalo perché donna Assunta era già sposata e Almirante usufruì di quella legge sul divorzio che aveva avversato fortemente, con la Democrazia cristiana di Fanfani, nel famoso referendum del 1974.
Donna Assunta aveva un peso nelle scelte di un partito che viveva fuori dal l’arco costituzionale.
Seguiva tutti i comizi del marito ed era in prima fila, a Cosenza, nel raduno oceanico e rituale di piazza Fera.
Benito Falvo raccontava che spesso la moglie del leader rifletteva gli umori del marito attraverso le caramelle: se le negava a qualcuno significava che c’era un problema da affrontare.
Donna energica, diretta, puntuta, era amica di Donna Vittoria Vocaturo Mancini, in una sorta di simbiosi regionale.
Il marito le lasciò, alla morte, un mutuo da pagare, 5 milioni di lire su un conto corrente e una piccola utilitaria.
La sua appartenenza ideologica non le impediva di essere apprezzata e stimata, nonostante un carattere spigoloso e difficile.
Racconto che Giorgio, il giorno in cui andò da solo a fare la fila per rendere omaggio al feretro di Berlinguer, decise improvvisamente di compiere quel bel gesto. E lei lo approvò, con quell’aria da nobildonna mediterranea che non l’abbandonò mai.
*giornalista
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