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‘Ndrangheta, per il prefetto di Roma sono «forti i legami delle ‘ndrine nella Capitale»

Matteo Piantedosi ha illustrato alla commissione parlamentare d’inchiesta i collegamenti tra le famiglie calabresi e la malavita romana

Pubblicato il: 02/05/2022 – 7:03
‘Ndrangheta, per il prefetto di Roma sono «forti i legami delle ‘ndrine nella Capitale»

ROMA Legami sempre più stretti tra le famiglie calabresi e la malavita romana. Con gli affari che si allargano dallo spaccio di droga al riciclaggio di denaro sporco. È quanto emerso durante l’audizione davanti alla Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle altre associazioni criminali in commissione antimafia e riferite da Il Messaggero.

Il prefetto di Roma, Matteo Piantedosi

Il prefetto di Roma, Matteo Piantedosi ha illustrato alla commissione la mappatura degli insediamenti criminali nella Capitale. Gruppi che «costituiscono proiezioni a Roma delle organizzazioni mafiose tradizionali, vale a dire ‘Ndrangheta, Camorra e in misura minore, Cosa Nostra. Soggetti che – ha spiegato Piantedosi – mantengono legami storici con consorterie mafiose d’origine costituenti, inoltre, una testa di ponte per ogni genere di interesse». Così hanno confermato le ultime inchieste giudiziarie – riporta ancora il quotidiano romano – coordinate dalla direzione distrettuale antimafia romana, e degli omologhi uffici giudiziari calabresi che hanno confermato l’operatività di affiliati alle ‘ndrine.

Le famiglie criminali

Secondo Il Messaggero, è lungo l’elenco stilato dal prefetto Piantedosi che comprende le famiglie originarie del Reggino, del Vibonese, Castelnuovo di Porto, Rignano Flaminio, Riano e Capena.
Secondo l’analisi: «Gli elementi confermano che le diverse organizzazioni mafiose continuano a considerare Roma come terminal privilegiato dello sviluppo delle proprie reti criminali, ritenendo la complessità e l’estensione del complesso capitolino come una importante risorsa da sfruttare per l’ampliamento dei propri interessi illeciti» ha sottolineato il prefetto. In conclusione «la mafia a Roma, è una presenza soggettivamente plurima e oggettivamente diversificata. Non c’è un solo soggetto in posizione di forza e di preminenza rispetto agli altri. Ma sullo stesso territorio interagiscono e coesistono diverse entità criminali che si rispettano reciprocamente».

Licenze revocate

Durante la commissione, riporta ancora ‘articolo del quotidiano, sono state illustrate anche le operazioni delle forze dell’ordine. «Dal 2021 ad oggi – ha sottolineato il prefetto Piantedosi – sono state revocate le licenze per motivi di ordine e sicurezza pubblica a 21 attività commerciali, per lo più bar» spesso acquisiti da elementi malavitosi «e divenuti basi logistiche per attività criminali, in larga parte legate allo spaccio della droga. Altri dieci esercizi sono monitorati dalle forze dell’ordine per lo stesso motivo».
Infine, durante la commissione è stata analizzato l’illecito utilizzo del patrimonio abitativo pubblico. «Costituisce un altro dei filoni di attività frequentemente praticato dalle organizzazioni mafiose in questo contesto metropolitano» ha precisato il prefetto. Nello specifico, quello dell’occupazione abusiva di alloggi Ater. «Insieme ad altre forme di assistenza, come il supporto legale ai detenuti, il sostegno economico alle loro famiglie, rientra tra le misure del cosiddetto welfare criminale. Un sistema per conquistare consenso nelle fasce deboli della popolazione e rendere tangibile l’esercizio di una sorta di controllo sociale. Ma anche per assicurarsi la disponibilità in loco di manovalanza pronta ad assolvere alle incombenze all’attività di spaccio – conclude il focus de Il Messaggero – oppure ad essere impiegati in attività illecite» ha concluso il prefetto.

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