CATANZARO Malumori, mugugni, ambizioni, veti, manovre sottobanco, rivendicazioni. È piuttosto travagliato lo start dell’era Nicola Fiorita a Catanzaro. Passata la sbornia elettorale e archiviato il trionfo del 26 giugno, ora il neo sindaco e la sua coalizione si stanno districando tra le dure e ambigue dinamiche della “realpolitik”, quella che impone le prime, delicate (e anche dolorose) scelte e che in questa circostanza si fa davvero difficile da interpretare, perché il “nodo gordiano” di questa tornata elettorale sta già presentando il conto. Al di là della considerazione che comunque questa consiliatura sicuramente partirà e verosimilmente durerà per quanto dovrà durare, l'”anatra zoppa” – Fiorita non ha la maggioranza in Consiglio comunale – è un dato di fatto. È lo stesso Fiorita il primo a esserne consapevole, per questo – riferiscono fonti accreditate – il neo sindaco avrebbe già ampliato il suo raggio di azione, di dialogo e forse di vera e propria trattativa con la coalizione che ha sostenuto il suo competitor Valerio Donato, e con lo stesso Donato, afferrando peraltro i segnali di non belligeranza che da questa parte sono arrivati e continuano ad arrivare. E del resto, nello schieramento donatiano non mancano componenti, anche consistenti, di area centrosinistra, che con Fiorita possono avere una certa omogeneità, o che comunque l’hanno già avuta in passato: il neo sindaco nelle ultime ore avrebbe infittito questi contatti, e questa dinamica sta già aprendo scenari interessanti, perché potrebbero – come d’incanto – sbloccare l’impasse.
Sono, in ogni caso, giorni particolarmente intensi, per il primo cittadino eletto dopo il trionfo al ballottaggio contro il competitor Valerio Donato, sul piano sia amministrativo sia politico. Sotto il primo aspetto Fiorita ha già aperto ufficialmente alcuni dei dossier sui quali si era particolarmente concentrato in campagna elettorale additandoli come le problematiche prioritarie da affrontare: una pulizia straordinaria della città, l’emergenza idrica e il depuratore nel quartiere Lido, causa di disservizi e di disagi per la popolazione. Parallelamente a questo percorso, Fiorita ha già avviato le “grandi manovre” per sciogliere i nodi politici determinati dal voto di Catanzaro, che ha consegnato un quadro assolutamente inedito per il capoluogo calabrese: Fiorita è infatti un sindaco di minoranza. Questo aspetto ovviamente influisce sui due “bivi” che attendono Fiorita: la composizione della Giunta e l’elezione del presidente del Consiglio comunale, che com’è facilmente intuibile difficilmente potrà slegare l’una dall’altra. Quanto al capitolo Giunta, l’esecutivo sarà un mix tra politici e tecnici, e dovrebbe dare spazio soprattutto a componenti esterni, cioè non eletti. Due assessori sono già di fatto in carica, annunciati da Fiorita prima del ballottaggio: la dirigente di polizia Marinella Giordano, che si occuperà di sicurezza, e il medico e dirigente sanitario Venturino Lazzaro, che avrà la delega delle politiche sociali. Le altre caselle di Giunta invece sarebbero ancora da definire. Fiorita, che per il ruolo di vicesindaco punterebbe su una donna, sta riflettendo con le forze che hanno composto la sua coalizione, le sue aree civiche, il Pd e il Movimento 5 Stelle. Secondo le prime indiscrezioni, la “parte del leone” nell’esecutivo dovrebbe farla l’area di diretta espressione dello stesso Fiorita, “Cambiavento”, che del resto sul piano elettorale ha rappresentato quasi il 70% dei consensi ottenuti dall’intera coalizione al primo turno.
La partita Giunta ha comunque tante sub-partite, perché in quota Fiorita ci saranno anche postazioni di un certo rilievo, come quella del suo portavoce – un’indiscrezione molto accreditata porta in questo ruolo Jasmine Cristallo, leader nazionale delle Sardine – o di capo gabinetto. Ma i riflettori sono puntati sulla Giunta. Il Pd ambirebbe ad avere due postazioni in Giunta, tra cui quella di vicesindaco, che potrebbe essere la presidente regionale del partito Giusi Iemma, eletta in Consiglio comunale, così come una rappresentanza viene invocata dal M5S e dal Psi, ma non è detto che questo schema sarà rispettato. Da qui varie fibrillazioni nella coalizione di centrosinistra, non tutte e non solo fisiologiche. La quadratura del cerchio però non è facile, anche perché le aspettative anche individuali sono tante, mentre incomincia a serpeggiare più di un mal di pancia nello schieramento fioritiano. Il fatto è che Fiorita deve fare un bel po’ di “gimcane”, perché a esempio potrebbe dover tenere conto dell’apporto che al secondo turno ha ricevuto dall’area – essenzialmente di centrodestra – del candidato sindaco Antonello Talerico, che ha eletto quattro consiglieri comunali il cui sostegno in aula sarà importante per Fiorita, visto che il primo cittadino non ha la maggioranza consiliare. Talerico continua a dire che la sua area non ha alcuna intenzione di entrare in Giunta o di rivendicare posti di qualunque tipo ma fonti della coalizione riferiscono che l’ipotesi è tutt’altro che accantonata, al punto che dal Pd e da altre forze di centrosinistra in tanti sarebbero già sul piede di guerra, agitando a Fiorita e ai suoi fedelissimi lo spettro dell’ex leader di Forza Italia Mimmo Tallini dietro le mosse di Talerico.
È evidente che questo scenario rappresenta una “miccia” pericolosa sotto il tavolo delle trattative di Fiorita, che però è obbligato a guardare al quadro a 360 gradi e a far di conto di conseguenza. E il quadro ora, almeno numericamente, è quello dell'”anatra zoppa”, perché Fiorita al momento può contare sull’appoggio sicuro dei suoi 10 consiglieri e quello, non automatico ma comunque prevedibile, dei quattro di Talerico: per navigare tranquillo in aula Fiorita deve aggiungerne almeno altri cinque. Anche se gli analisti politici sostengono che alla fine lo start dell’era Fiorita non subirà alcuno stop, per evitare di restare subito impantanato Fiorita avrebbe iniziato a dialogare in modo serrato con la coalizione di Donato, in particolare con le sue componenti di centrosinistra – “Rinascita” dello stesso Donato, “Riformisti Avanti” dei fratelli Guerriero, “Fare” di Sergio Costanzo – che con Fiorita potrebbero compattarsi – a certe condizioni, beninteso – senza essere costretti a fare capriole vertiginose o inversioni a U.
La “cartina di tornasole” di questo questo “puzzle” sarà allora l’elezione del presidente del Consiglio comunale: la coalizione di Fiorita non ha i numeri per eleggerlo, numeri che invece ha sulla carta la coalizione di Donato, ma quest’ultimo schieramento è a sua volta diviso al proprio interno, come del resto ha plasticamente dimostrato il tracollo di Donato al ballottaggio. Sul tavolo allora due scenari: un presidente del Consiglio comunale espressione della coalizione di Fiorita (i “papabili” sono Gianmichele Bosco e Vincenzo Capellupo), opzione che presuppone un accordo complessivo tra i vari schieramenti, o un presidente del Consiglio comunale espressione della coalizione perdente di Donato, opzione che presuppone soprattutto la concordia nello stesso schieramento di Donato, concordia che non c’è (il nome di Eugenio Riccio infatti divide, e l’idea di Donato presidente del Consiglio comunale è più una suggestione che altro).
Ad oggi, il primo scenario sembra quello che sta prendendo piede, e lo conferma qualche segnale di stizza e di nervosismo che emerge dalla componente di centrodestra dell’aggregazione di Donato. In ogni caso, è “gioco a incastri” quello che vedrà impegnati Fiorita e la politica catanzarese in questi giorni. Il tempo ancora c’è ma le lancette corrono. Tra domani e (ipotesi più probabile) giovedì saranno proclamati gli eletti al Consiglio comunale, quindi entro 10 giorni ci sarà la prima seduta, e sarà questo appuntamento il “banco di prova” per capire come si snoderà il futuro del Comune di Catanzaro a guida Fiorita. (a. cant.)
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