LAMEZIA TERME Un’operazione lanciata per ridisegnare quanto meno l’immagine – in attesa di nuovi progetti e corposi fondi – ma che pare non convincere affatto, spalancando il campo invece a critiche e più di qualche perplessità. E così anche quella di quest’anno assomiglia all’ennesima occasione persa per dare un senso nuovo alla valorizzazione turistica di Lamezia Terme.
E se non bastano due lungomari a rilanciare la stagione estiva lametina, non aiutano neanche le idee rilanciate dall’amministrazione comunale guidata dal sindaco Paolo Mascaro. Ci si aspettava di parlare di investimenti, di piano spiaggia che favorisse l’arrivo di altri imprenditori e la nascita di nuovi lidi e strutture ricettive, e invece l’estate 2022 sarà ricordata per un progetto di viabilità quanto meno discutibile. E poi le ormai note “sbarre della discordia”, quelle cioè installate sul tratto carrabile al fianco del lungomare “Falcone e Borsellino”, per favorire e semplificare il passaggio del nuovo bus “linea mare” della Multiservizi, ma che di fatto escludono dal traffico un’ampia porzione di litorale. Sbarre scomparse per qualche giorno, salvo poi ricomparire a sorpresa, e che già nei giorni scorsi avevano portato alla reazione dell’unico imprenditore presente nella zona, di fatto tagliato fuori.
Quello ideato dall’amministrazione lametina è, per la verità, un progetto a tratti condivisibile ma che poco si incastra con il contesto attuale di tutta l’area marina di Lamezia Terme. A cominciare dalla scarsa propensione all’utilizzo dei mezzi pubblici che, come accade per tutto il territorio lametino, sono di fatto quasi sempre completamente vuoti. E poi, quello in questione, è un tratto di una spiaggia poco frequentato, anche per una qualità del mare tutt’altro che esaltante; strutture ricettive quasi del tutto inesistenti, una situazione di grande disagio e, soprattutto, la mancanza di qualunque tipo di servizio.
«In questo contesto – spiega ai microfoni del Corriere della Calabria il consigliere di minoranza Rosario Piccioni – mettere questa sbarra e quindi chiudere il transito e l’accesso alle persone soprattutto con disabilità, agli anziani, alle famiglie ora costretti a percorrere un lunghissimo tratto di strada a piedi prima di raggiungere la spiaggia con il peso di ombrelloni, sedie e quant’altro, significa proprio dare un colpo mortale a questa zona, di per sé già poco florida». Per Piccioni, dunque, «bisogna capire qual è la ratio, ma il problema più grave è che l’amministrazione non comunica, non giustifica le proprie scelte». E di certo non si può trattare di una decisione che miri a tutelare l’ambiente. «Abbiamo visto appena passare un bus che ha sollevato tantissima polvere. Quindi o si chiude completamente il tratto o si spiega qual è il motivo di questa scelta». Da una parte i dubbi, dall’altra anche il mancato confronto con chi, poi, sul territorio opera e lavora. «Un modo di procedere – spiega Piccioni – del tutto incomprensibile».
E poi c’è la questione legata alla sicurezza: per chiudere il tratto carrabile del lungomare sono stati sistemati alcuni blocchi di cemento ma che non sono segnalati da alcun cartello, comparendo così all’improvviso. Un grande pericolo in orari serali e notturni. «Sono veramente pericolosissimi – dice Piccioni – perché in quel vialetto l’illuminazione è molto scarsa ma l’altro tema importantissimo e che io ho segnalato già da febbraio, è la completa mancanza di programmazione delle attività legate allo sviluppo del mare. Non ci sono docce, non ci sono passerelle per i disabili, ma soprattutto non si è pensato a come gestire la pineta, abbandonata a sé stessa e soprattutto nel weekend diventa teatro di scorribande di incivili che lasciano poi l’impossibile e manca la gestione dei servizi igienici. Deprimente pensare alle potenzialità di questo posto, a come era stato pensato e come, invece, viene vissuto oggi». (redazione@corrierecal.it)
x
x