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L’intervista

La scuola che verrà, Princi: «La Calabria diventerà punto di riferimento del Paese»

La vice presidente con delega all’Istruzione spiega la strategia adottata dalla Regione per rilanciare il sistema scolastico: «Riorganizzare la rete ed ampliare l’offerta formativa»

Pubblicato il: 10/07/2022 – 10:40
di Roberto De Santo
La scuola che verrà, Princi: «La Calabria diventerà punto di riferimento del Paese»

CATANZARO Riorganizzazione della rete scolastica, riqualificazione dell’edilizia e ampliamento dell’offerta formativa. Sono le tappe del progetto che Giusi Princi, vicepresidente della Giunta regionale con deleghe strategiche per il futuro della Calabria – su tutte, quelle all’Istruzione e al Lavoro – intende percorrere per rilanciare l’intero sistema scolastico della regione.
Una strategia chiara e lineare che la professoressa reggina – classe ’72 chiamata dal governatore al suo fianco come vice – intende perseguire, forte della sua lunga esperienza nel mondo della scuola. Nel suo palmares oltre alla dirigenza scolastica, infatti, ci sono numerosi incarichi di docenza e master di primo e secondo livello per la formazione del personale docente e dirigente. È inoltre componente del comitato d’indirizzo per il corso di laurea in Scienze storiche dell’Università di Messina e ha fatto parte del gruppo di lavoro nazionale “Didattica laboratoriale delle scienze” del Miur. Un bagaglio che si porta dietro e le consente di programmare al meglio il dipartimento che presiede sfruttando al massimo tutte le risorse finanziare messe a disposizione della Calabria.  E sui rischi di una recrudescenza della pandemia che sembra non mollare la presa e che potrebbe intaccare la ripresa della scuola a settembre, Princi afferma: «Contiamo di resistere anche nel prossimo inverno, replicando le buone prassi che abbiamo consolidato».

Sono in arrivo in Calabria risorse importanti dall’Europa per rilanciare le scuole

La Calabria resta tra le ultime regioni per le condizioni in cui versano le scuole. Ora le risorse del Pnrr garantiranno finanze importanti per la regione. Dove investire queste somme?
«
Pur ritenendo che il Pnrr rappresenti un’occasione irripetibile per rilanciare il sistema scolastico italiano e proiettarlo verso scenari sempre più internazionali, tuttavia rilevo che alle Regioni è stato riservato un ruolo marginale nella programmazione di tali risorse, dimenticando che la conoscenza dei fabbisogni specifici di un territorio rappresenta elemento imprescindibile nella pianificazione e nella definizione di interventi risolutivi. Alla luce di quanto premesso, l’intento che oggi ci si pone è quello di attuare politiche complementari rispetto alle azioni messe in campo con i fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza, evitando quindi duplicazioni o sovrapposizioni di azioni che rischierebbero di sovraccaricare le Istituzioni scolastiche e gli Enti locali. Oggi la Regione dispone di uno strumento capace di governare i processi connessi all’istruzione e al diritto allo studio, ossia l’Osservatorio regionale della Calabria. Si tratta di un organismo inter-istituzionale deputato a promuovere un percorso partecipato e condiviso con gli attori locali, orientato a contrastare e prevenire la povertà educativa, l’abbandono scolastico, la dispersione scolastica e a rendere effettivo il diritto all’apprendimento per tutto l’arco della vita. L’Osservazione dei fenomeni si snoda su tre assi principali: Scuola e lavoro; Scuola e inclusione sociale; Scuola e territorio. Mentre la struttura organizzativa si articola in forum politico-istituzionali ed in gruppi di lavoro per favorire l’analisi, il confronto e l’elaborazione di proposte d’intervento. L’Osservatorio è implementato da un sistema informativo istruzione – SIIC – i cui dati potranno essere utilizzati per supportare i decisori pubblici nella programmazione degli interventi ed alimentare i processi di monitoraggio, valutazione e impatto. Infine il portale “Calabria Istruzione” permetterà l’accesso alla molteplicità di dati integrati e restituiti sia al pubblico che ad uso interno. Si tratta di iniziative importanti, molto innovative e consentiranno alla scuola calabrese di diventare un punto di riferimento anche sull’intero territorio nazionale, perché mirano a risolvere l’annoso problema del collegamento tra scuola e mondo del lavoro, in un’ottica di continuità e collaborazione che rappresenta il vero punto di forza di una politica lungimirante e produttiva».

L’edilizia scolastica è tra le priorità da mettere a regime in Calabria per restituire dignità al sistema

Ma ci sono anche le somme nazionali e le altre risorse europee. Dunque si potrà realizzare un piano  importante per restituire dignità al sistema scolastico. Partendo dall’edilizia. Quali saranno le priorità?
«Per quanto concerne le altre risorse disponibili ed in particolare quelle afferenti al Por 2021/2027, l’attenzione sarà rivolta principalmente a creare le precondizioni per una gestione più efficiente ed efficace delle stesse. Le precedenti programmazioni hanno evidenziato, infatti, una difficoltà da parte delle Istituzioni scolastiche e dei Comuni a progettare, ma soprattutto a gestire e rendicontare le risorse assegnate. Le cause sono molteplici, soprattutto rinvenibili nella carenza di personale, nell’eccessivo turnover, nella mancanza di competenza specifica in materia e in una eccessiva regolamentazione delle procedure. Per sopperire a tali criticità è intenzione di questo governo regionale istituire, nella prossima programmazione, i “Centri Servizi” ossia poli a carattere territoriale deputati a supportare le Istituzioni scolastiche ed i Comuni ricadenti nel proprio ambito nella gestione delle risorse comunitarie. Essi saranno oggetti di specifici interventi finalizzati al potenziamento infrastrutturale e alla qualificazione professionale. La messa in sicurezza degli edifici scolastici continua a rappresentare una priorità nelle politiche regionali.  Ma a livello di edilizia scolastica appaiono altrettanto strategici gli interventi finalizzati a contrastare l’isolamento di molti plessi scolastici, ricadenti in aree interne e connotate da indicatori socio-economici molto preoccupanti.  In una parola ridurre i divari territoriali ancora molto diffusi sul territorio regionale. A tal fine, obiettivo dell’Assessorato che dirigo saprà avviare la riorganizzazione della rete scolastica investendo sulle cosiddette “scuole d’area” ossia edifici polifunzionali, progettati o riqualificati secondo tecniche d’avanguardia, centri di aggregazione e punti di snodo in termini di accessibilità, in grado di garantire  agli studenti il successo formativo attraverso il tempo pieno o il prolungamento dell’orario di apertura».

Fonte: Invalsi-Miur

Poi c’è il capitolo della dispersione scolastica. Una vera e propria piaga per la nostra regione che ci vede relegati al secondo posto per dispersione. Come contrastarla?
«Il fenomeno dell’abbandono scolastico è una piaga che ha tante cause connesse tra loro: dalle condizioni in cui vivono certe famiglie (spesso in difficoltà non solo economica ma anche in vera e propria emergenza socio-educativa) ad un mercato del lavoro che soprattutto al Sud presenta ancora molte criticità. Per affrontare questa problematica, le Istituzioni sono chiamate a stringere una vera e propria alleanza sul territorio per far sì che ciascuno studente possa realizzare il proprio progetto di vita, attraverso la creazione di una comunità educante. Per far ciò, come Regione Calabria metteremo a disposizione delle istituzioni scolastiche risorse affinché si attivino dei percorsi di ampliamento dell’offerta formativa, con laboratori mirati a promuovere l’apertura delle scuole oltre l’orario scolastico, finalizzati ad attrarre gli studenti tramite percorsi che siano funzionali alla loro crescita ed in sintonia con le loro attitudini (ad es. laboratori artistico-creativi, attività motorie avanzate), ma anche percorsi che vadano a potenziare le competenze di base e quindi diano agli studenti la possibilità di seguire percorsi formativi individualizzati per recuperare le eventuali carenze disciplinari. Incentiveremo le figure di ascolto psicologico affinché possano supportare gli studenti per motivarli allo studio ed intervenire su eventuali malesseri che possano decretare l’abbandono scolastico. E ancora, il supporto sociale e psicologico sarà anche per le famiglie, così che tutte le parti coinvolte nella formazione dei ragazzi costituiscano quella rete protettiva che porti ad evitare il disagio dello studente».

La Calabria vanta un triste primato per dispersione scolastica: è seconda dopo la Campania

Dalla sua lunga esperienza nel settore, ritiene che la dispersione sia legata solo ad un aspetto infrastrutturale o c’è dell’altro?
«Le infrastrutture restano tra le voci di criticità che possono determinare l’abbandono scolastico, ma non la considererei la principale causa, perché i giovani, quando motivati, dimostrano la loro voglia di imparare ed apprendere anche in condizioni disagiate. Dimostrano una certa resilienza educativa che è da esempio al mondo degli adulti. Tuttavia per contrastare la dispersione scolastica ovviamente serve mettere in campo una strategia ben più articolata che tenga conto anche delle dinamiche di sviluppo dei soggetti in età evolutiva.In sintesi occorre investire nel Sistema integrato di educazione ed istruzione, come anche valorizzare la componente genitoriale nei servizi educativi e negli Istituti scolastici e formativi. Ed ancora occorre potenziare l’orientamento fin dal primo ciclo di istruzione assicurando la continuità educativa e sostenendo le transizioni tra scuola e mondo del lavoro. Ma serve anche agire sul superamento del modello trasmissivo dell’insegnamento e personalizzare ancora di più l’azione educativa, sensibilizzando il personale docente e non docente alle tematiche relative alla dispersione. Inoltre è necessario potenziare le equipe territoriali multidimensionali che assicurano la presa in carico psico-socio- educativa dei bambini e delle famiglie in situazione di vulnerabilità e povertà educativa».

Fonte: Invalsi-Miur

Sul fronte della formazione emerge che il livello medio degli studenti calabresi non brilla. Le prove Invalsi dimostrano che il livello di competenze raggiunto dai maturandi è scarso. Da cosa dipende questo aspetto?
«Purtroppo le statistiche Invalsi, come è noto, forniscono dati avulsi dal contesto socio-culturale ed è proprio su questo che si deve intervenire in modo concreto, sostenendo le famiglie e gli studenti nelle spese legate all’istruzione, anche in termini di supporti digitali che sono indispensabili per l’apprendimento. Ritengo prioritario investire maggiori risorse economiche nel diritto allo studio sia in termini di servizi, per l’accesso all’istruzione di competenza degli Enti locali, che in termini di promozione del merito. A tal fine, grazie alla piattaforma in uso all’Osservatorio regionale che prevede la digitalizzazione dei bandi e degli avvisi, saranno destinate specifiche risorse in borse di studio alle famiglie degli studenti frequentanti le scuole calabresi di ogni ordine e grado. L’erogazione delle borse di studio non sarà esclusivamente legata ad indicatori di tipo socio-economico ma terrà conto anche del merito e dei risultati conseguiti nel percorso formativo per incoraggiare e valorizzare le nostre eccellenze».

E cosa è possibile mettere in campo per migliorare le performance?
«Innanzitutto si rende necessaria una riforma complessiva del modello e dei servizi di orientamento in grado di avvicinare l’Italia ai Paesi più avanzati in un’ottica di “long life”. Che fornirà opzioni per la scelta della scuola, sviluppare strategie di intervento ed accompagnamento specifico per i gruppi più a rischio, migliorare le iniziative di supporto della scelta del percorso scolastico dopo il primo ciclo, aumentare la flessibilità in entrata ed in uscita dei percorsi del secondo ciclo di istruzione, investire nella formazione degli insegnanti, assicurare in modo strutturale nelle scuole, la disponibilità di figure e competenze professionali specializzate di supporto al lavoro degli insegnanti ed incentivare le pratiche e i progetti di rete a livello territoriale. Tutto ciò consentirebbe, infatti, di far emergere precocemente attitudini e talento sfruttando a pieno le potenzialità di ciascuno studente».

L’incremento dei contagi fa temere una recrudescenza della pandemia con effetti sul prossimo anno scolastico

Un capitolo a parte merita la questione emergenza pandemica e scuole. I numeri di questi ultimi giorni sull’incremento dei contagi fanno temere una recrudescenza per l’autunno prossimo. Le scuole calabresi sono pronte ad affrontare una nuova fase emergenziale?
«Innanzitutto, il mio plauso va a tutto il corpo docente, ai dirigenti scolastici ed al personale tutto delle scuole della Calabria, che hanno affrontato con grande coraggio una sfida ciclopica, perché limitare i movimenti e le relazioni, proprio per impedire il contagio, con soggetti che sono nella fase evolutiva in cui movimento e relazione sono fattori di crescita, è stata veramente un’opera ardua. Come Regione abbiamo affiancato le scuole con diversi strumenti di sostegno, rendendo le scuole dei veri e propri HUB vaccinali con la collaborazione continua e costante delle locali Aziende sanitarie provinciali, per fronteggiare l’impatto negativo che la pandemia ha avuto nella gestione della organizzazione delle scuole. Ci siamo mossi sia dal punto di vista di piani formativi – e penso quindi al  potenziamento di tutta la tecnologia connessa alla didattica a distanza – e sia organizzativi. La pandemia non è finita, il rischio che i contagi risalgano è dietro l’angolo, così come è anche vero che le misure di prevenzione, dalle regole di distanziamento alla vaccinazione, hanno seriamente frenato il fenomeno. Contiamo di resistere anche nel prossimo inverno, replicando le buone prassi che abbiamo consolidato. Ma ci vuole la collaborazione paziente di tutti».

La ricerca del lavoro in Calabria resta una chimera. Un disagio che interessa soprattutto i giovani

Lei ha anche la delega al lavoro, un settore che ben si lega alla formazione. Quale strategia contate di intraprendere per incrementare le possibilità di creare occupazione vera in Calabria?
«Scuola e formazione professionale da un lato, e mondo del lavoro dall’altro, sono facce della stessa medaglia. Non si può pensare di fornire manodopera specializzata, ad esempio, alle diverse filiere della produzione senza aver pianificato adeguatamente la formazione e l’aggiornamento di chi lavora. Lo stesso dicasi per coloro che devono essere formati per il loro primo ingresso nel mondo del lavoro. Perché una cosa è chiara: solo la specializzazione della formazione rappresenta la chiave del successo per dare opportunità di lavoro stabile e duraturo ai giovani. Pensare ad una occupazione generica, mi   passi il termine, “ottocentesca”, segna il fallimento in partenza di ogni politica educativa, formativa e di gestione dei mercati del lavoro. Attraverso una razionalizzazione del lavoro dei centri per l’impiego, che intendiamo potenziare sia nell’infrastruttura fisica e sia in quella tecnologica, contiamo di entrare nella profondità del territorio per attivarci nelle più opportune azioni di contrasto a questo fenomeno di dispersione, che incide sui tassi di presenza nelle scuole e anche nelle diverse dinamiche del mercato del lavoro. Tutto ciò sarà incrociato con i dati che acquisiremo dall’Osservatorio che ci permetterà di avere una migliore conoscenza dei fabbisogni territoriali per supportare i decisori pubblici nella programmazione degli interventi. Questi saranno finalizzati a ridurre i divari territoriali, in termini di competenze acquisite, di partecipazione e continuità nel percorso formativo, ed innalzare la qualità dell’offerta educativa   ed integrare il sistema dell’istruzione con quello della formazione professionale e universitaria».

E sul tema del lavoro, è di forte attualità il reddito di cittadinanza che alcuni settori del mondo politico vorrebbero eliminare. Qual è la sua valutazione di questo strumento?
«Se pensiamo al reddito di cittadinanza come un sussidio temporaneo che viene concesso nelle more del cambio di lavoro e della riqualificazione, ritengo sia giusto perché è un paracadute sociale al pari della cassa integrazione nei casi di crisi di mercato che attanagliano le imprese. Ma se invece è un istituto che favorisce il parassitismo, allora non lo condivido affatto. Certo, le Istituzioni devono fare l’impossibile per fare in modo che l’accesso al mercato del lavoro, ed il ricambio di occasioni lavorative, sia garantito a tutti costantemente, perché solo così il reddito di cittadinanza aiuterà le persone realmente in condizioni di disagio. C’è da lavorare su più fronti per renderlo utile. È proprio in questa direzione che è stato approvato il programma attuativo regionale “Garanzia e occupabilità lavoratori” (Gol) che prevede di rendere effettivamente disponibili i servizi di reinserimento lavorativo previsti sia dalla normativa sul Reddito di Cittadinanza sia dal d.lgs 150/2015. Il programma GOL consentirà di riconoscere nell’attuazione delle misure una priorità ai percettori di sostegni al reddito, con particolare riferimento ai percettori di reddito di cittadinanza. Le risorse del GOL e della nuova programmazione 2021/2027 consentiranno di attuare misure volte al reinserimento occupazionale attraverso l’accompagnamento al lavoro, l’incrocio domanda-offerta e il monitoraggio circa i percorsi di inserimento lavorativo attraverso i CPI, la formazione e il supporto all’autoimpiego e all’imprenditorialità». (r.desanto@corrierecal.it)

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