COSENZA «E’ in atto in provincia di Cosenza una recrudescenza criminale che non può lasciare indifferenti. Ne sono testimonianza gli oltre 200 arresti eseguiti con l’operazione “Reset” che ha coinvolto le città di Cosenza e Rende, l’inchiesta giudiziaria sui lavori pubblici a Rende di queste ore ma anche i tanti fatti di cronaca che si verificano ogni giorno fra attentati dinamitardi, auto di amministratori che vengono date alle fiamme, intimidazioni di varia natura. Una recrudescenza che preoccupa perché non può che aumentare, vista la difficile condizione economica che sta spingendo sempre più persone verso la povertà, terreno di coltura di tutte le mafie, e vista anche la mole di finanziamenti che stanno arrivando fra Pnrr, Fondi europei, finanziamenti statali. Del resto, le inchieste condotte dalla Dda di Catanzaro stanno mettendo in luce una forte permeabilità delle istituzioni alle organizzazioni criminali, una permeabilità che si fa ogni giorno sempre più estesa». E’ quanto si legge in una nota delle seguenti sigle sindacali: CGIL Cosenza, UIL Cosenza, CISL Cosenza, FAISA-CISAL e dalle seguenti associazioni culturali e politiche: La Terza Rende, Attiva Rende, RendeSi, Cosenza Cresce Insieme, Laboratorio di Pedagogia dell’Antimafia Unical, Comunità Competente, Controcorrente, ANPI Cosenza “Paolo Cappello”, Associazione S. Benedetto Abate, Auser territoriale aps Cosenza, Associazione G. Dossetti “Per una nuova etica pubblica”.
«Su queste vicende crediamo che la società civile debba reagire e mostrare una sua vigilanza. Ha detto più che bene mons. Francesco Savino, vescovo di Cassano allo Ionio, quando partendo dal concetto dell’incompatibilità tra Vangelo e organizzazioni malavitose, tra Chiesa e malavita, ha parlato di una “rivoluzione mite”, una rivoluzione che coinvolga le forze sane della società. Per questo motivo studenti, sindacalisti, associazioni culturali e movimenti politici hanno deciso di organizzare a Rende una manifestazione pacifica per dire che vogliamo fuori la mafia dalle istituzioni, dalla politica, dall’economia perché ne mina alle fondamenta l’ agibilità e accessibilità, di fatto svuotando il principio delle pari opportunità e delle garanzie di equità nell’espressione e nella realizzazione dei diritti di cittadinanza. Crediamo che la legalità passi soprattutto dalla democrazia partecipata, dai cittadini che devono prendere in mano il loro destino per ripudiare la mafia in ogni sua manifestazione, non solo quella della coppola e lupara, ma anche quella che indossa la grisaglia e il colletto bianco. Confidiamo nell’adesione di altre associazioni e cittadini».
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