LAMEZIA TERME Un legame stretto quello tra Marco Gallo e Luciano Scalise tanto che Gallo, considerato il killer della cosca della montagna, avrebbe destinato proprio a Luciano Scalise una polizza vita che aveva stipulato. Non solo. Secondo la testimonianza in aula del maresciallo Vito Margiotta, della Guardia di Finanza di Lamezia Terme, Gallo avrebbe fatto da “prestanome” a Luciano Scalise, intestandosi un terreno a Decollatura, pagato 15mila euro circa. Secondo un’intercettazione avvenuta tra tale Roperti e Giovanni Mezzatesta sarebbe emerso – ha detto Margiotta rispondendo alle domande del pm della Dda di Catanzaro Anna Chiara Reale – il sostegno finanziario che la cosca Scalise elargiva a Gallo. Nel corso della perquisizione eseguita a casa di Gallo è stato rinvenuto, poi, un testamento olografo nel quale si attribuiva a Luciano Scalise il ricavato di una polizza vita intestata a Marco Gallo ed un terreno non meglio precisato acquistato da Marco Gallo tra il 2015 e 2016.
Dalle indagini condotte in seguito – ha affermato il sottufficiale della finanza – hanno consentito di accertare che Marco Gallo aveva acquistato il terreno di Decollatura proprio tra il 2015 e 2016 (anche se l’atto di compravendita è stato stipulato nel 2017) e che la prima tranche del pagamento, di 5000 euro in contanti, era stata erogata al venditore direttamente da Luciano Scalise.
Margiotta è anche tornato sul tema delle 7.500 euro incassate da Marco Gallo da un assegno emesso da Luciano Scalise. Il finanziere ha sottolineato come il fatto sia avvenuto a distanza di due giorni dall’omicidio di Francesco Berlingeri, ucciso il 19 gennaio 2017. Omicidio per il quale Gallo è stato condannato all’ergastolo anche in appello. E’ emerso come non vi siano elementi che collegano l’operazione finanziaria all’omicidio, ma la circostanza è stata ritenuta sospetta dagli inquirenti.
Al termine dell’udienza hanno reso spontanee dichiarazioni anche gli imputati Luciano Scalise e Marco Gallo, i quali hanno negato ogni addebito in relazione alle compravendita del terreno, asserendo che l’assegno di 7.500 euro era stato emesso a pagamento di lavori effettuati da Gallo.
Nel corso del dibattimento sono stati sentiti anche gli imprenditori Sebastiano Sgromo e Agostino Lucia, ritenuti vittime di estorsione, i quali hanno risposto alle domande del pm e dei difensori circa i rapporti intrattenuti con gli Scalise.
Questo stralcio del procedimento Reventinum vede imputati Pino Scalise, Luciano Scalise, Angelo Rotella e Marco Gallo, accusati, a vario titolo, di estorsione aggravata dal metodo mafioso e intestazione fittizia di beni, e per Marco Gallo vi è anche l’accusa di associazione mafiosa. Il processo proseguirà il prossimo 22 novembre quando verrà sentito il venditore del terreno di Decollatura. (redazione@corrierecal.it)
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