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Regione, “scivolone” della maggioranza: manca il numero legale, non passa la legge sulla ludopatia

Clamoroso flop del centrodestra sul testo, fortemente contestato dalle opposizioni. Per la coalizione un altro “vulnus” dopo il caso del “supplente”

Pubblicato il: 28/11/2022 – 21:10
Regione, “scivolone” della maggioranza: manca il numero legale, non passa la legge sulla ludopatia

REGGIO CALABRIA La maggioranza di centrodestra  “inciampa” clamorosamente sulla legge in tema di ludopatia. In Consiglio regionale manca il numero legale e la seduta viene chiusa anticipatamente senza che si riesca a votare la proposta normativa, inserita “last minute”  dal centrodestra e fortemente contestata dalle opposizioni. Un “vulnus” politico piuttosto evidente per la maggioranza, che già nella precedente seduta aveva registrato una battuta d’arresto con il rinvio sine die alla proposta di legge sul cosiddetto consigliere supplente. Niente norme in tema di ludopatie, dunque: e dire che fino a quel momento tutto era filato abbastanza liscio, per il centrodestra, con l’approvazione dei punti all’ordine del giorno.

Lo scontro sulla ludopatia

Il testo discusso in aula, presentato da tutti i capigruppo della maggioranza, di fatto elimina alcuni limiti al gioco d’azzardo previsti nella legge di 4 anni fa, demandando ogni responsabilità ai sindaci dei Comuni, ampliando gli orari di fruizione nelle sale gioco, nelle sale scommesse e nelle rivendite di vario genere (in teoria resterebbero sempre accesi( e abbassando le distanze da luigi sensibili come scuole e ospedali. Ce n’è quanto basta per scatenare le critiche delle opposizioni, che parlano di “sanatoria” con cui la Regione abbassa le mani nella lotta e nel contrasto alla ludopatia. Serrato il dibattito, con le opposizioni all’attacco. Per Davide Tavernise (M5S) «si tratta di un passo indietro del Consiglio regionale nella lotta alle ludopatie e si lascia colpevolmente la patata bollente ai sindaci. Propongo un emendamento per la chiusura a mezzanotte». Ferdinando Laghi (DeMa) esprime «contrarietà verso questo provvedimento che non si pone affatto in contrasto alle ludopatie». Amalia Bruni (Misto) manifesta «grandissima amarezza e totale contrarietà perché non sono state rispettate le procedure previste. E nel merito questa legge punta a tutelare interessi economici di aziende che producono i giochi e gli esercenti, mentre invece la priorità dovrebbe essere tutela della salute dei calabresi. Mi stupisce la mancata attenzione della maggiorana e del commissario Occhiuto su un fenomeno devastante anche in Calabria. Anche la stampa, come il Corriere della Calabria, ha illustrato dati allarmanti: in Calabria si spendono 2 miliardi spesi nel gioco d’azzardo, 100 euro a cittadino». Secondo Antonio Lo Schiavo (DeMa) «stasera si lancia un messaggio politico, perché la Regione apre le maglie del gioco e i rischi legati alla ludopatia che significa usura e quindi criminalità organizzata e questo non ce lo possiamo permettere». In difesa del testo Giacomo Crinò (Forza Azzurra), per il quale «con l’approvazione di questo testo si esce finalmente da un limbo, c’è una legge del 2018 mai entrata in vigore e prorogata 4 volte, oggi con il voto a questa norma la attueremo, solo che la situazione al 2018, dopo 4 anni di proroghe, è mutata. Intanto è mutata la maggioranza politica. C’è stato rivolto un invito alla coscienza come noi fossimo incoscienti e stiamo avallando ili gioco d’azzardo, ma sono ragionamenti che vanno al di là della realtà. Non stiamo avallando alcunché, né favorendo alcuna lobby, stiamo semplicemente facendo un giusto contemperamento di diverse esigenze secondo buon senso. bisogna considerare tanti esercenti che hanno fatto investimenti e ora non reggono più». Spariglia un po’ le carte il presidente del Consiglio regionale Filippo Mancuso, che chiede a Crinò dei chiarimenti, in particolare «se la legge della Regione Calabria è la prima del genere in Italia, quali sono i suoi destinatari e se sul piano delle autorizzazioni eventualmente si modificano iter procedurali». Crinò rassicura spiegando che «ci sono già altre leggi regionali, a esempio in Piemonte e nella “rossa” Puglia e non ci sono forzature normative e procedurali». Il dibattito si surriscalda quando il centrosinistra chiede l’appello nominale e la verifica del numero legale. È il parapiglia. Il centrodestra chiede una sospensione ma le opposizioni parlano di «manfrine perché il numero legale non c’è» e quindi lasciano l’aula. Mancuso dispone una sospensione al termine della quale, verificata l’assenza del numero legale, dichiara tolta la seduta. E per il centrodestra è uno “scivolone” piuttosto rovinoso.

Le altre pratiche

Per il resto, nel corso della seduta erano stati approvati i punti all’ordine del giorno iniziali., Oltre all’assestamento di bilancio, era arrivato il via libera alla proposta di legge del presidente Filippo Mancuso che istituisce l’Osservatorio regionale contro le discriminazioni nei luoghi di lavoro: contraria la Bruni, per la quale «questo Osservatorio è un inutile doppione» e fortemente critico Mammoliti del Pd per il quale «già c’è un organismo regionale che non viene mai convocato, nonostante le continue sollecitazioni dei sindacati e anche per me sarebbe un doppione». Passa anche la proposta di legge di iniziativa della Giunta regionale che ridisciplina il sistema dei controlli interni e della trasparenza della Regione attivando il nuovo organismo per la legalità (O.Re.Co.L): anche qui nettamente contraria la Bruni, che definisce «inutile la continua duplicazione di organismi che appaiono veri e propri poltronifici». In apertura di seduta, l’aula aveva preso atto delle dimissioni del Pd Nicola Irto eretto al Senato. sul punto Mammoliti, nel sottolineare il lavoro del suo collega di partito, si è rivolto agli altri consiglieri regionali eletti parlamentari sostenendo che «non è giusto tenere due postazioni, sono scelte politiche ed etiche che danno valore alle istituzionali e alla politica». In replica Arruzzolo (Forza Italia), neo deputato, ha precisato che «arriveranno presto anche le mie dimissioni. Non lo sto facendo solo perché tecnicamente sono capogruppo di Forza Italia e per una questione di correttezza non è giusto lasciare al subentrante una rendicontazione che porta anche a responsabilità nei confronti della Corte dei Conti. Il ritardo di alcuni giorni è dovuta solo a questa valutazione tecnica. Siamo attenti e vogliamo il bene della Calabria quanto l’opposizione».  (c. a.)

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