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Regione, la gestione del patrimonio tra «rilevanti criticità» e inattendibilità dei dati e delle informazioni

Tra le lacune evidenziate dalla Corte dei Conti la confusione che caratterizza le concessioni demaniali, la destinazione d’uso di diversi beni

Pubblicato il: 12/12/2022 – 7:00
Regione, la gestione del patrimonio tra «rilevanti criticità» e inattendibilità dei dati e delle informazioni

CATANZARO «Diffusa carenza informativa», «genericità dei dati forniti», assenza di indicazione di destinazione d’uso di numerosi beni: la gestione del proprio patrimonio da parte della Regione Calabria sconta ancora «rilevanti criticità». È quanto evidenzia la Corte dei Conti, che in sede di giudizio di parifica del Rendiconto 2021 dell’amministrazione regionale elenca una serie di lacune «emerse in sede istruttoria».
Anzitutto – specifica la sezione di controllo della magistratura contabile calabrese – «in relazione ai beni immobili qualificati come “beni culturali” ai sensi dell’articolo 2 dlgs – Codice dei beni culturali e del paesaggio, al di là di generiche affermazioni in punto di ammortamento non è stata fornita alcuna descrizione. L’allegato che avrebbe dovuto contenere l’elenco dei fabbricati qualificati come beni culturali non è stato trasmesso».

Il capitolo delle concessioni demaniali

Con riferimento alle concessioni demaniali, alla Regione la Corte dei Conti dà «atto della prosecuzione, nel 2021, di attività dirette all’efficientamento della gestione» ma «dalla relazione all’inventario e dalle interlocuzioni con la Regione, tuttavia, emerge una diffusa carenza informativa che impatta sul generale quadro gestionale e sui profili strettamente inerenti all’attendibilità del conto del patrimonio e del conto economico. A tale proposito, infatti, i dati forniti dalle articolazioni regionali, benché completi per la parte relativa alla valorizzazione dei canoni concessori, risultano sommari e generici in quanto non direttamente collegati agli identificativi catastali degli immobili in concessione, impedendo così l’associazione dei canoni ai cespiti presenti nel conto del patrimonio ». La Corte dei Conti riconosce «la volontà di assumere iniziative tese a rimuovere le criticità rilevate in modo da pervenire ad una rilevazione uniforme dei dati necessari alla redazione del conto, Tuttavia, si conferma per l’esercizio finanziario 2021 l’incompletezza delle informazioni inventariali relative ai canoni concessori, sotto il profilo della mancata correlazione tra gli importi dei canoni registrati e l’individuazione degli immobili di riferimento. Circostanza questa che – spiega la sezione di controllo della magistratura contabile – impedisce la verifica costante, in corso di esercizio, della situazione patrimoniale ed economica dell’ente, influenzando altresì la corretta valorizzazione dei beni regionali». La Corte dei Conti poi, sempre in tema di concessioni rileva «la genericità dei dati forniti in ordine al totale delle concessioni, onerose e gratuite, e al relativo importo incassato, nonché all’emissione di decreti ingiuntivi finalizzati al recupero dei canoni non corrisposti e alle intervenute risoluzioni contrattuali, stante l’assenza di specificazioni di dettaglio».

La gestione dei terreni e dei beni mobili

Specifica indagine – rimarca poi la Corte dei Conti – «è stata rivolta alla gestione dei terreni atteso che dall’analisi dell’inventario dei beni immobili gli stessi risultavano per lo più destinati a Sorical e ad Azienda Calabria Verde, per altri invece non si rinveniva alcuna destinazione d’uso». Quanto ai terreni gravati da usi civici – spiegano i giudici contabili – «a tutt’oggi non risulta approvato il regolamento regionale» anche se si prende atto «della complessiva attività di regolazione avviata di recente in un settore scarsamente attenzionato per molto tempo». La Corte dei Conti ha, poi, rinvenuto destinazioni d’uso di immobili che «destano perplessità, quali ad esempio 5 immobili assegnati con patto di futura vendita non perfezionata e 12 beni confiscati ai sensi della legge numero 159/2011, di cui non è stata specificata la devoluzione». «Ulteriori criticità» sono emerse – sostiene la magistratura contabile – «con riferimento alle spese per contratti di locazione sostenute per gli immobili adibiti ad archivi regionali» e con riferimento a un inventario generale dei beni mobili patrimoniali: in quest’ultimo caso «in sede istruttoria è emerso che non tutti i Dipartimenti avevano fornito “come di consueto” i dati necessari per identificare i propri beni mobili acquisiti e in uso», scrive la Corte dei Conti rilevando che «la parziarietà e l’approssimazione dei valori inseriti nelle scritture inventariali appare idonea ad inficiare la completa attendibilità di queste ultime». (redazione@corrierecal.it)

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