CATANZARO «Io oggi non chiudo ma apro insieme la mia città un percorso che dobbiamo interpretare a testa alta, credendo nella politica. Credo nella politica e nella mediazione, coltiveremo sempre questa strada, ma credo anche nel diritto, e quindi ci muoveremo sul piano politico e sul piano della tutela della legittimità di tutto quello che è stato compiuto». Con queste parole il sindaco di Catanzaro Nicola Fiorita ha concluso l’assemblea pubblica organizzata per “difendere” la facoltà di Medicina nel capoluogo e per sollecitare la firma del protocollo d’intesa Regione-Università per la creazione dell’azienda ospedaliera unica “Dulbecco” attraverso l’integrazione tra l’azienda ospedaliera universitaria Mater Domini e l’azienda ospedaliera Pugliese Ciaccio. Affollata la Sala Concerti del Comune per questa chiamata a raccolta della città – dal titolo “Catanzaro non resterà con le mani in mano” – alla quale hanno risposto le forze politiche di Catanzaro, in maniera bipartisan, esponenti del mondo delle professioni, della cultura, dell’associazionismo, del sindacato, delle associazioni studentesche. In platea anche il delegato del Rettore dell’Umg, il professore Alberto Scerbo, e poi il leader dell’opposizione Valerio Donato, sfidante di Fiorita alle ultime Comunali, e un altro dei candidati sindaco, Antonello Talerico, presidente dell’Ordine degli avvocati e ora a sostegno di Fiorita con l suo gruppo al Comune. Tanti gli interventi, caratterizzati a volte da toni anche alti e da qualche parola “grossa” come “scippo”, “violenza”, “spoliazione” di Catanzaro, e da posizioni diversificate sulle (presunte) responsabilità, in genere addossate al presidente della Regione Roberto Occhiuto, ma non sono mancati accenni critici all’indirizzo della stessa Università di Catanzaro. Nel complesso è emersa una linea abbastanza unitaria di difesa delle prerogative del capoluogo.
Apre ovviamente il sindaco Fiorita, che ribadisce la posizione espressa parlando con i giornalisti chiedendo, in sintesi, di separare le due questioni, nel senso di sollecitare in tempi brevi la firma del protocollo d’intesa per l’integrazione e rivendicare un riequilibrio dell’offerta universitaria (sbilanciata a suo dire dalla nascita di Medicina a Cosenza), e invocando chiarezza dal governatore Occhiuto: l’orizzonte che Fiorita indica esplicitamente è anche il ricorso alle vie legali se le cose non cambieranno. In più, il sindaco annuncia, recependo una sollecitazione arrivata nel corso del dibattito, l’intenzione di chiedere subito un incontro con il ministro della Sanità Schillaci. Ecco quindi alcuni interventi. Esordisce Talerico, che però striglia l’Università: «Ci stiamo concentrando su temi che risalgono nel tempo, il tutto infatti parte nel 2018 quando viene attivato il corso interateneo in assistenza sanitaria tra Unical e Umg e poi successivamente la convenzione del dicembre 2020 tra Umg e Unical. In questa vicenda – sostiene Talerico – c’è solo una università che cede qualcosa, ed è l’Umg: in quella collaborazione avremmo potuto attivare corsi in materia umanistica o ingegneristica anche a Catanzaro e poi forse c’è stato un interesse unidirezionale della politica per far nascere il nuovo corso a Cosenza». Diretto, com’è suo costume, Donato: «Bisogna distinguere due questioni, una tecnica e una politica. Da un punto di vista tecnico non posso non notare che il presidente della Regione ha fatto un Dca in cui riteneva che il decreto costitutivo dell’azienda Mater Domini fosse nullo e in virtù della mancanza di questo atto costitutivo prevedeva la necessità di due Dpcm, uno con cui si deve costituire l’azienda e altro con la quale si deve riconoscere come azienda ospedaliera universitaria. Il presupposto ho dimostrato che è sbagliato, perchè c’è una legge regionale, la 24 del 1994, che legittimava la costituzione dell’azienda Mater Domini, quindi un dato ormai è assodato: l’azienda Mater Domini è un ente esistente. E in virtù dell’esistenza della Mater Domini cambia completamente lo scenario normativo da applicare. Già questo basta, perché – non si può seguire il percorso indicato dal presidnete ma bisogna seguirne un altro. Ci vuole unità, questo è il lato politico, e sotto il profilo politico – prosegue Donato – non posso non sottolineare che c’è uno scippo perché il problema è che la facoltà di medicina di Cosenza non è inclusa in un ragionamento di sistema regionale delle università, c’è un corso che è esattamente uguale a quello già attivato e che non può essere guardato solo per il numero degli studenti e per l’offerta formativa che aumenta o diminuisce, perché il corso che si attiva è un corso di medicina, per il quale sono necessarie delle risorse ingenti. La Calabria ha risorse sufficienti per reggere in maniera congrua e adeguata due corsi di medicina di questo genere, possono fare didattica e ricerca di qualità? Io ritengo di no». Quindi Franco Cimino, politico di lungo corso e uomo di cultura tra i più stimati di Catanzaro, che sottolinea come tutta questa partita configuri «una grande questione politica, perché lo scontro non è tra due università, ma c’è un assalto della città di Cosenza che vuole approfittare della debolezza della politica catanzarese e non per caso a guida di questa battaglia politica c’è il presidente della Regione. L’obiettivo è creare a Cosenza un grosso polo sanitario. E allora – rileva Cimino – la risposta dev’essere politica, e non può essere la richiesta di un’altra facoltà, sarebbe davvero fare sterile campanilismo: noi invece dobbiamo chiedere con forza e coraggio alla presidenza della Regione che si avvii subito la “Dulbecco” e che si realizzi subito un nuovo ospedale. E per fare questo c’è bisogno di una città unita, ma unita davvero anche politicamente, mettendoci alle spalle una campagna elettorale bruttissima».
Molto attesa la voce dell’Università di Catanzaro, espressa dal delegato del Rettore De Sarro, il professore Alberto Scerbo: «Non pensavamo si arrivasse a questo punto, si tratta ora di prenderne consapevolezza e di agire per la tutela sia dell’identità dell’università e quindi del Dipartimento medico sia dell’identità della città di Catanzaro come città universitaria. Nei prossimi giorni saranno messe in campo delle iniziative, si deciderà quale sarà la soluzione migliore da adottare, da una parte per costruire percorsi non solo conflittuali ma dall’altra parte per cercare anche di tutelarci. Non abbiamo paura – sostiene Scerbo – che ci sia una facoltà di Medicina a Cosenza, non temiamo la competizione, non c’è il timore sulla qualità, perché qui ci sono voluti 30 anni per costruire Medicina: il problema è che tutto questo non serve al sistema universitario e non può passare il messaggio che tutti possono fare come ritengono. Fare questa operazione mette in discussione il sistema universitario calabrese e non è un bene per la Calabria, e non sarà un bene né per la città di Catanzaro né per la città Cosenza. Tutto quello che l’Università potrà fare lo farà, difendendo l’identità dell’ateneo e della città come città universitaria e lavorando per l’unità delle sue componenti».
Al termine di un’assemblea durata oltre due ore, è Fiorita a tirare le somme, dando poi appuntamento al Consiglio comunale “aperto” di lunedì, al quale – annuncia il sindaco – parteciperà anche il Rettore De Sarro. «Sono molto confortato dalla partecipazione di oggi e dal fatto che abbiamo parlato con una voce unica», afferma Fiorita aggiungendo: «Il senso profondo di questo dibattito è stata la capacità della città di mobilitarsi non contro ma per, per un sistema sanitario regionale che funzioni bene e per un sistema universitario che funzioni bene, per un equilibrio tra i territori. Non è una guerra contro nessuno ma una naturale mobilitazione di una città che avverte un rischio dovuto a un atto di prepotenza che disgrega il senso di una regione. Chi ha scoperchiato il vaso di Pandora del campanilismo deve chiuderlo, questo chiediamo come prima cosa alle istituzioni regionali. Il Consiglio comunale aperto di lunedì sarà un appuntamento da valorizzare: oggi era una chiamata a raccolta delle varie forze della città, ci sarà un momento istituzionale e lì vedremo chi ci sarà e chi no, auspico una partecipazione della cittadinanza come sempre c’è stata nei grandi momenti come questa. Oggi devo confessare che è bellissimo non sentirmi solo, oggi non c’è stata appartenenza politica, non c’è stata maggioranza o minoranza, ma c’è stato senso di appartenenza alla città». Fiorita quindi conclude: «Io oggi non chiudo ma apro insieme alla mia città un percorso che dobbiamo interpretare a testa alta e con dignità, credendo nella politica. Credo nella politica e nella mediazione, coltiveremo sempre questa strada, ma credo anche nel diritto, e quindi ci muoveremo sul piano politico e sul piano della tutela della legittimità di tutto quello che è stato compiuto. Non sarà una strada facile ma sarà la strada giusta e la percorriamo insieme». (a. c.)
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