SANT’AGATA DEL BIANCO Un luogo ricco di fascino e che potrebbe ancora nascondere all’interno del proprio territorio i segreti dei popoli che lo hanno abitato chissà quanto tempo fa. Sant’Agata del Bianco, il paesino aspromontano situato nella Locride e luogo natio del celebre scrittore Saverio Strati, continua a stupire: questa volta con una scoperta che, se confermata, potrebbe rappresentare un’ulteriore occasione di rilancio per il centro di circa 600 anime, rinato grazie alla cultura e all’arte, ben visibile attraverso i tanti murales che impreziosiscono il borgo.
Un’ascia che secondo i primi studi potrebbe risalire al 1.600 avanti Cristo. È l’eccezionale ritrovamento fatto da un escursionista, Alfonso Picone Chiodo, in località “Arioso” di Sant’Agata del Bianco, proprio sotto il monte Scapparone che il viaggiatore inglese Edward Lear disegnò nel 1847 con l’appunto “la montagna è blu”.
Il reperto, che dovrà adesso essere sottoposto ad ulteriori studi, è stato consegnato alla direttrice del Museo archeologico nazionale di Locri Elena Trunfio. «Stiamo attendendo studi più approfonditi, dialogheremo con la direttrice del Museo di Locri e se l’età del reperto verrà confermata abbiamo pensato di chiedere una copia da esporre», afferma ai microfoni del Corriere della Calabria il sindaco Domenico Stranieri.
Il territorio di Sant’Agata del Bianco, così come tutta la Locride, culla della Magna Grecia, non è nuovo a ritrovamenti di reperti che raccontano un passato che si sta cercando di ricostruire. «Non è difficile trovare tra queste rocce dei resti di fossili di conchiglie, ma questo lo scriveva già Corrado Alvaro. Pastori e contadini – racconta il sindaco Stranieri – qualche decennio fa hanno trovato anche i resti di qualche sepoltura. Nelle nostre montagne sono stati trovati resti di vasellame e questo ci fa capire che c’è una storia pre-greca che non è stata ancora scritta, non c’è una storia organica del periodo pre-greco». E con il ritrovamento della lama il primo cittadino spera anche nella possibilità di avviare nuovi studi per ricostruire la storia dei popoli che hanno abitato le zone aspromontane: «Il periodo a cui potrebbe appartenere è circa il 1.600-1.500 a.C., parliamo dell’Età del bronzo, non sappiamo esattamente cosa ci fosse nella nostra montagna, ma sarebbe bello studiarlo e scoprirlo».
E a proposito di Aspromonte, il nuovo murale di Sant’Agata del Bianco che raffigura Artemide, la dea dei boschi, della caccia e della luna, collega idealmente la montagna con il borgo di Saverio Strati. Un borgo che proprio grazie all’arte è in grado di mostrare il suo lato più affascinante ai tanti visitatori catturati dalle opere realizzate negli ultimi anni.
Dalla casa-museo di Saverio Strati, sulla quale è raffigurato il volto del celebre scrittore calabrese, a quelli di Dante e Beatrice. «Qui c’è luce abbagliante. Anche nell’inverno c’è luce abbagliante. Se avessi un lavoro fisso e sicuro come lassù! Se qui da noi ci fosse lo sviluppo del Nord! Si potrebbe fare di questa terra il paradiso». Su un cartello, nel centro storico, la frase di Strati apre la strada a un percorso fatto di colori, cultura, bellezza. (redazione@corrierecal.it)
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