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«Sciopero della fame iniziato con il mio arrivo». Caso Cospito, i sospetti di Meloni

La linea della premier, via chat, ai suoi: «Storia inquietante, ora tutti zitti»

Pubblicato il: 05/02/2023 – 8:49
«Sciopero della fame iniziato con il mio arrivo». Caso Cospito, i sospetti di Meloni

Prima l’appello all’unità lanciato con una lettera al Corriere e l’invito al suo partito, Fratelli d’Italia, ad abbassare i toni sul caso Cospito.  Poi i nuovi attacchi. Quindi un nuovo invito ai suoi: «Ora zitti. La linea la do io»
Sono bastate poche ore alla presidente del Consiglio per avere l’impressione che il suo invito al «cessate il fuoco» rivolto all’opposizione fosse finito nel vuoto. E così, in serata, ha affidato la sua preoccupazione alla chat dei gruppi parlamentari di Fratelli d’Italia, invitandoli al riserbo. 
«Sono molto preoccupata, dalle risposte al mio appello credo che l’opposizione preferisca continuare ad alimentare la polemica attorno a questa vicenda. E dalla minimizzazione che vedo da parte di molti», ha scritto Meloni nelle chat, anticipate dall’AdnKronos. E ha spiegato: «Le auto incendiate, i manifesti che additano presunti “assassini” di Cospito all’università, le minacce di morte, gente messa sotto scorta. E dall’altra parte chi finge di non vedere e anzi giustifica (leggevo un lunare articolo nel quale si sostiene che inventiamo pericoli finti per poi imporre scelte di limitazione delle libertà ) o soffia direttamente sul fuoco». 
Per la presidente del Consiglio «tutti i contorni di questa vicenda sono abbastanza inquietanti, compresa la tempistica che quasi sovrappone la nascita del governo all’inizio dello sciopero della fame da parte di Cospito». «È possibile che io stia esagerando e spero sia così — aggiunge la premier — ma comunque vada serve che tutti siano concentrati e seri. Continuiamo a lavorare per cercare di dare risposte». 
Parole che concentrano tutti i timori che Giorgia sta comunicando in queste ore ai suoi fedelissimi. Convinta che vi sia una sottovalutazione generale di ciò che è stato innescato dal caso Cospito. Le minacce che si moltiplicano. Le proteste che alzano il livello dello scontro. Persino il volto del capo dello Stato indicato tra gli «assassini» in un manifesto. Uno scenario che la induce a evitare una pratica che, come si è visto altre volte, pur bene le riesce: lo scontro frontale con chi la attacca. 
Ecco perché ha risposto per iscritto sul perché non «fa dimettere» il sottosegretario Andrea Delmastro, che ha accusato i 4 deputati dem in visita a Cospito di essersi «inchinati» ai boss, suoi vicini di cella, scatenando l’indignazione del Pd. E al perché non «caccia» nemmeno Giovanni Donzelli, che ha rivelato le parole di incoraggiamento dei criminali a Cospito contro il 41 bis contenute in due relazioni del Dap, riferitegli da Delmastro.
Una formula che le ha consentito di mandare più messaggi. Il primo rivolto proprio ai suoi: un richiamo alla responsabilità e al rispetto istituzionale rivolto al suo partito ma nel quale, per estensione, si è trovato coinvolto l’intero governo. Così, per tutta la giornata, ieri è cessato il batti e ribatti. E mentre dal Partito democratico e da tutta l’opposizione fioccavano ancora accuse e polemiche, è stato zitto il sottosegretario. 
Zitto, in verità già da giorni anche Donzelli. E zitto, fino a sera, il ministro della Giustizia Nordio. Descritto, in questi giorni di tormenta in Via Arenula da alcuni come «irritato» con il duo Delmastro-Donzelli e costretto a stilare in fretta a furia quel comunicato, un po’ involuto, con cui ha scagionato Delmastro dalla rivelazione di documenti classificati: le due relazioni del Dap sui colloqui tra l’anarchico e i boss. Sia pure citando la dicitura «Limitata divulgazione»: che giuridicamente non chiude il caso e politicamente gli è costata critiche di «ambiguità», come quella formulata dal dem Walter Verini. 
Ambiguo o meno, a Giorgia Meloni è andato benissimo per rispondere all’opposizione con un dato: che «non ci sono i presupposti» per le dimissioni richieste. Una risposta quasi scientifica. Separata dalle considerazioni che in Fratelli d’Italia tutti ormai fanno solo a microfoni spenti: «Il Pd crea un polverone sul nulla per coprire la sua grande responsabilità: aver dato attenzione al digiuno di Cospito che sta facendo il gioco dei mafiosi chiedendo l’abolizione del 41 bis e dell’ergastolo ostativo».

(da corriere.it)

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