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la riflessione

«Ho visto donne. L’Otto marzo come il Quarantotto dell’identità condivisa»

Ho visto donne.Ho visto donne preparare tinozze d’acqua calda e strofinare suocere e mariti.Ho visto donne che lavavano i piedi a uomini giovani, maturi.Ho visto donne spadellare pranzo e cena, pr…

Pubblicato il: 08/03/2023 – 12:10
di Ippolita Luzzo
«Ho visto donne. L’Otto marzo come il Quarantotto dell’identità condivisa»

Ho visto donne.
Ho visto donne preparare tinozze d’acqua calda e strofinare suocere e mariti.
Ho visto donne che lavavano i piedi a uomini giovani, maturi.
Ho visto donne spadellare pranzo e cena, primo, secondo, contorno e frutta, senza sedersi, servendo mariti, cognati, figli.
Ho visto donne preparare grandi bracieri dove loro non si sarebbero mai potute riscaldare, lavare lenzuola al fiume e lasciarli poi in grandi ceste con la liscivia a profumare, donne curve su camicie da stirare, su melanzane da tagliare.
Ho visto donne partorire e rialzarsi perché lui era tanto stanco. Allattare pulire il piccolo e senza cibo riallattare, senza tempo per se stesse.
Ho visto di tutto di più ed ho trascorso infanzia e adolescenza borbottando, ribellandomi e schifando un servilismo immondo anche per lo stesso uomo al quale era diretto. Mi rifiutavo di vedere, di crescere, di partecipare e mi isolavo scontenta nel Grande Meaulnes di Fournier, nel Signor Fogg, nella Jo di Piccole donne, sognando e risognando il giorno in cui sarei andata via.  
Mi ero giurata che mai avrei perpetuato nessuno di quei gesti e così ho fatto, non per mia bravura, ma perché la modernità avanzava e disfaceva il feudalesimo con lavatrici, lavastoviglie e riscaldamenti.
Questa è stata una rivoluzione facile, Carosello e i Pampers si portarono via i comportamenti più  retrivi. E tutto si complicò da allora.
Le donne hanno studiato, si sono laureate, ma la mente imprigionata ha imbracato, imbavagliato, le donne per metà.
Il tempo delle donne è ancora a disposizione di un lui, di una famiglia, di un figlio, di un nipote.
Il tempo delle donne è sempre tempo perso ad aspettare un lui che dice: -Sei pronta? Sto arrivando. -Siamo  pronte… ma
Le donne ancora aspettano con costanza, senza nessun cedimento, senza accorgersi di ripetere le nonne, le mamme, le zie, tutte le altre donne che hanno condannato.
Aspettano anche le ragazzine, anche loro, che a noi sembrano scafate, sono sempre innamorate e come mi disse la mia più brava alunna: – Professoressa, io continuerò gli studi solo se vorrà il mio ragazzo. -Non meravigliatevi perciò se dico che ancora il cammino è solo un mettersi in cammino.
Troppe donne vengono uccise, troppe donne vengono picchiate e tutte, proprio tutte, chiudono un occhio, anche due, sulle innocenti evasioni di un carissimo lui, basti che torni a casa.
Basti che torni a casa.
La strada è lunga, è tanto lunga. E passa per un solo sentiero ancora poco asfaltato. Il sentiero del rispetto e della amicizia di donne con le donne.
Questa è la mia riflessione sull’Otto marzo, sempre attuale: un otto marzo che sia il Quarantotto dell’identità condivisa. Il nostro Quarantotto interiore. Una rivoluzione ancora da venire.
La vera mutua assistenza fra un femminile empatico e un femminile pratico, un patto con le nostre emozioni e la realtà effettuale delle cose. 

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