LAMEZIA TERME Il linguaggio usato con gli “amici”, quello usato con le vittime, il linguaggio della pretesa, l’assistenza ai detenuti. Tutto traspare, racconta il sostituto procuratore della Dda di Catanzaro, Andrea Mancuso, dalle conversazioni intercettate nel corso dell’inchiesta “Rinascita Scott”. Il pm non cita collaboratori di giustizia. La prova, intende dimostrare l’accusa, proviene esattamente dalla viva voce dei protagonisti di questo maxi procedimento istruito contro le cosche vibonesi e contro i numerosi sodali che circondavano e favorivano le consorterie.
«Se c’era la possibilità, ogni anno, se volete fare un pensiero, per noi, se ce lo volete cacciare un pensiero… se è possibile, se non è possibile, nessuno vi dice qualcosa… oppure ci favorite, per dire… su qualche matrimonio, su qualche… regolatevi voi… un fiore… se è possibile, ce lo date, se non è possibile, nessuno… vedete voi quello che… potete fare… noi, vogliamo restare amici… qui ci sono sempre amici». Le parole di colui che non pretende nulla sono di Pasquale Gallone, uno dei vertici della cosca Mancuso. Gallone è stato condannato, in abbreviato, a 30 anni di reclusione. Si rivolge a Antonio Lopez Y Rojo, rappresentante ed amministratore di una società di catering. Il linguaggio è soft, rievoca sempre l’amicizia e si chiude con una promessa: «Di qualsiasi cosa avete bisogno, vi possiamo favorire su altre cose».
«L’assistenza ai detenuti è un’altra caratteristica delle associazioni», dice il pm. Nel corso di una conversazione tra Pasquale Gallone, Francesco Gallone, Francesco Naso e Salvatore Contartese si parla di una lagnanza che Contartese aveva portato al boss Luigi Mancuso, una imbasciata veicolata dal fedele Pasquale Gallone. Il problema riguarda i lavori di trivellazione dei pozzi “da Pippo Caffo”.
Contartese, lamentava il fatto che Ciccio Naso, in occasione di alcuni lavori di trivellazione dei pozzi “da Pippo Caffo”, avesse affidato tutto ad un’azienda di Lamezia Terme, la Trivel Sud di Antonio Talarico.
«Io fino a ieri sera ho parlato con “lo zio” – dice Gallone -, mi ha detto “amico è suo padre, amico siete voi, adesso ci vuole adesso… siete dello stesso paese si deve arrivare a un accordo. In tutti i modi questo è in galera (Contartese Pantaleone, padre di Salvatore) e ha bisogno. Dovete trovare una soluzione in maniera tale che questo può lavorare e voi potete lavorare. Adesso dobbiamo trovare un sistema, pure per portare questo cemento. Suo padre ha bisogno, l’avvocato vuole pagato, mangiare vuole mangiare e sopra un carcerato non possiamo fare profitti. Poi quando suo padre esce se ci sono problemi, chiarimenti, cose da fare, si vede”».
Una conversazione importante, dice il pm «anche per la ricostruzione della posizione associativa di Pantaleone Contartese» del quale lo zio, ovvero Luigi Mancuso, avrebbe mandato a dire a Salvatore Contartese: «amico è suo padre, amico siete voi». Il pm è didascalico: «Amico di Mancuso Luigi è Contartese Pantaleone. E poi “va aiutato mentre è in carcere”». (a.truzzolillo@corrierecal.it)
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