VIBO VALENTIA Circa tre mesi fa Pasquale Alessandro Megna ha segnalato quanto fossero estesi gli affari di suo padre Assunto, considerato un «fiduciario» del boss Luigi Mancuso. Dopo aver raccontato dei contatti del genitore in Argentina e del suo impegno per garantire in Sudamerica la latitanza di Pantaleone Mancuso “l’ingegnere”, il neo collaboratore di giustizia affronta un argomento inedito. Si tratta «dell’esistenza di attività economiche avviate e riconducibili al padre, in Africa e precisamente nella Repubblica di Capo Verde». Si tratterebbe di una ditta impegnata nella lavorazione del tonno. Il 19 marzo scorso il pentito racconta che «mio padre ha aperto un capannone utilizzato per custodire le tonnare, insieme a delle persone. Tra queste vi era un socio, che viveva nell’isola di Capo Verde. Ricordo che, una volta, questo socio è venuto qui a trovarlo; so che abita a Capo Verde, ma non è originario di quel Paese».
Qualche settimana dopo, il 29 aprile, il collaboratore di giustizia entra nel dettaglio: «Mio padre ha aperto una attività a Capo Verde, in società con delle persone di cui non mi ha indicato il nome, avviando un capannone per la lavorazione del tonno e, procedendo all’acquisto o all’affitto di alcune imbarcazioni utilizzate per la pesca del tonno. Anche di questa vicenda sono venuto a conoscenza per puro caso, al momento in cui ha avuto inizio la pandemia. In quell’occasione, mio padre mi disse che da un anno o un anno e mezzo circa aveva avviato quell’attività e che a causa del Covid stava avendo delle difficoltà. In seguito, in occasione di suoi viaggi a Capo Verde, mi ha anche mandato dei video e delle foto del capannone, ma non so dire quale sia il nome della società o se ci sia una insegna. Mi ha anche portato un cappellino».
Gli investigatori ottengono un riscontro: in effetti Assunto Megna avrebbe disposto, nel tempo, alcuni bonifici verso l’estero a favore di una ditta situata proprio nella repubblica africana. Il beneficiario delle somme è un uomo di Mazara del Vallo che risulta domiciliato in Germania e che avrebbe detenuto quote in un’azienda che si occupava di import-export dall’Africa e in una ditta che si trova nella zona industriale di Palmeira, proprio a Capo Verde. Altro tassello: da «accertamenti sulle fonti aperte è stato possibile individuare anche l’istituto bancario estero verso il quale Assunto Megna ha disposto nel tempo i vari bonifici, cioè il Banco Interatlantico con sede in un’isola dell’arcipelago di Capo Verde. Sempre più sede di un ramo degli affari di Megna. Una sede troppo lontana e “pericolosa” per i magistrati della Dda di Catanzaro che, alla luce del pericolo di fuga, hanno disposto il fermo dell’imprenditore. (p.petrasso@corrierecal.it)
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