Nuova tornata di iscrizioni per la scelta della Capitale italiana della cultura nel 2026.
Tre candidature calabresi su ventisei partecipanti. A mio avviso troppe per una regione che non ha un’industria culturale strutturata, considerato che ancora manchiamo di un’idea unitaria della cultura nella nostra Regione, vero assessore Princi? Quando la Calabria punterà su una sola opzione avremo fatto un bel passo in avanti, ben venga però la partecipazione.
Si cimentano questa volta Marcellinara, Cleto e Cosenza. Sono tre proposte diverse e con opzioni meridiane utili a ragionare e a meglio strutturare i luoghi della cultura calabresi comunque vada, perché non si tratta di un concorso di bellezza ma della strutturazione di una proposta.
Entro settembre ora vanno presentati un titolo, un dossier di candidatura, va nominato un direttore capace di essere un capataz che sappia convogliare la partecipazione al progetto.
A Marcellinara, in provincia di Catanzaro, opera un sindaco motivato, Vittorio Scerbo, che si avvale del sostegno di intellettuali locali. Il titolo c’è ed è: “Nel punto più stretto d’Italia”. E’ una curiosità geografica suggestiva che permette di vedere contemporaneamente i mari Jonio e Tirreno. Sarebbe bene coinvolgere nella partita anche Tiriolo e Catanzaro che hanno territori coinvolti nell’esperienza sensoriale. Buon atout antropologico è il campanile del paese santificato da una visita di Ernesto De Martino che da par suo descrisse lo spaesamento di un pastore locale adoperato come guida, che entrava in ansia appena la punta della chiesa spariva dall’orizzonte. Un segno che si presta a molte suggestioni culturali.
Caratteristiche simili, ma con peculiarità ancora più marcate ha il piccolo e suggestivo borgo di Cleto, posizionato sul confine tra le province di Catanzaro e Cosenza. Anche qui un giovane sindaco, Armando Bossio, che ha idee molto chiare perché ha detto: «È una corsa difficile, forse impossibile, ma questa è la direzione da percorrere». Voto “dieci” per questa consapevolezza.
La candidatura non nasce dal caso. Alcuni anni fa, un’associazione del paese organizzatrice del Cleto Festival, oggi molti di quei giovani pionieri sono diventati amministratori, riempirono le vie del centro antico di persone in un bel clima di festa e ben discutendo dell’esperienza di Matera capitale europea della Cultura, catturandone buoni principi e dialogando soprattutto con l’intellettuale Franco Arminio.
Cleto è il paese più piccolo tra le 26 candidate. Potrebbe rappresentare degnamente l’Italia dei piccoli Comuni spopolati che hanno larga presenza nel nostro Paese. Non si presenta a mani nude. Da qualche tempo in zona si promuove l’iniziativa “Borgo digitale”, app turistica molto semplice che permette di conoscere la storia locale in sei diverse lingue. Cleto è stata anche la sede originaria negli anni Cinquanta della casa editrice Pellegrini e qui vi si formò giovanissimo il patriarca dei Rubbettino, per poi fondare la sua prestigiosa casa editrice nella vicina Soveria Mannelli. Si sta anche lavorando con il Gal per recuperare l’antica lavorazione del “formaggio di fossa” seguendo come tutorial documenti storici. Sono tutti buoni elementi in campo, e già come programma minimo sarebbe ottimo risultato se per primi i calabresi riuscissero ad essere per brevi periodi cittadini temporanei di Marcellinara e Cleto.
Ritorna sul proscenio anche Cosenza. Già nel 2016 ci aveva provato da sindaco l’attuale senatore Mario Occhiuto, proponendo la città per la candidatura 2018. Il progetto risultò composto da molta cipria e acqua di rosa non lasciando grandi tracce e finendo presto nel dimenticatoio.
Non starò qui ad elencare le possibilità dell’Atene di Calabria che vanta antiche Accademie e detti popolari come “Quello che Cosenza pensa Napoli fa”, che pur se ammantato di leggenda ha la sua suggestione nella città di Telesio e Nuccio Ordine che pur essendo di Diamante nell’area urbana ha molto operato da intellettuale internazionale.
La candidatura è nata per caso e ancora non ha nulla di compiuto, va tutto costruito in gran fretta durante l’estate. Mi permetto di segnalare che una buona candidatura ha bisogno di lobby positive che propongano un progetto a tutt’Italia e un sostegno attivo alla Calabria che al momento non si percepisce. Mi auguro che si coinvolgano nella proposta anche Rende e Castrolibero considerato il dibattito che si alimenta in queste ore sulla proposta della città unica. Tenere fuori dalla partita l’Università della Calabria rubricherebbe tutto a un “l’importante è partecipare”.
Evidenzio che si concorre con le proposte di Rimini, città dall’immaginario fellinaniano e capitale del divertimento balneare italiano che punterà molto anche sulla rinascita del dopo alluvione. Si badi che la prossima Notte bianca romagnola è accreditata dal Sole 24 ore per un impatto economico di 190 milioni di euro. Segnalo la candidatura di Alba, Bra, Langhe e Roero in Piemonte. Hanno presentato la loro proposta al territorio già in aprile al Castello di Grinzane Cavour con il dichiarato intento di allearsi con altri 81 comuni del territorio che partecipano alla stesura del dossier. Hanno già un direttore artistico, un responsabile delle relazioni istituzionali e un direttore tecnico. C’è già un sito con logo e una voce con la dicitura “contribuisci alla candidatura”. Si chiama metodo e nasce dall’intreccio di esperienze rodate nel turismo culturale. Teniamone conto anche in Calabria.
Auguri a tutti le partecipanti calabresi. E comunque vada si prosegue l’esperienza anche in caso di sconfitta sostenendo la candidata vincitrice.
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Cosenza con le sue consorelle Reggio Calabria, Catanzaro, Vibo e Crotone è in ultima fascia nella classifica per qualità del lavoro promossa dalla Fondazione Aidp. Tra i 57 indicatori anche la voce cultura e tempo libero. Insomma c’è tanto da recuperare.
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Il mar Tirreno calabrese è messo male anche quest’estate. Per l’esperto professore Silvio Greco «la maladepurazione incide per il 45 per cento. I comuni ignorano i molti fondi a disposizione». Ci sono le eccezioni come quella del sindaco di San Nicola Arcella, Eugenio Madeo, che ha chiesto maggiore controlli sui depuratori di zona e che ha presentato due progetti di miglioramento. (Voto “dieci” a chi si impegna controtendenza). Il presidente Roberto Occhiuto ha pubblicato un video sul tema spiegando di aver stanziato 8,8 milioni di euro per l’efficientamento degli impianti di depurazione «ma in molti casi i lavori non sono neppure partiti. Sono i sindaci che devono controllare». Diamo voto “zero” alla gran parte dei sindaci o apriamo un processo di autocoscienza collettiva per capire come se ne esce?
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Nicola Gratteri si piazza in pole position dal voto della V commissione del Csm come futuro procuratore di Napoli. La decisione passa al Plenum il prossimo 26 luglio. E’ vero che chi entra Papa in conclave ne esce cardinale anche al Csm, come ricordano certe vicende di Falcone. Per i retroscena e le quotazioni segnalo gli articoli di Bianconi sul Corsera e di Orofino sul Quotidiano ben documentati e possibilisti sul successo del magistrato più celebre d’Italia. Avremo un Gratteri napoletano?
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Leggo un titolo di giornale che a tavola si cambia rotta; perché «cresce in Calabria il numero delle mense scolastiche biologiche». A partire dal prossimo anno scolastico i comuni con la mensa bio, udite udite, passeranno da 3 a 14. Chi va piano mangia sano a va lontano. Anche questa è resilienza. (redazione@corrierecal.it)
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