LAMEZIA TERME Una villetta intestata, in modo fittizio, per poter eludere le misure di prevenzione applicabili al boss della cosca di ‘ndrangheta Anello-Fruci, Rocco Anello. È uno dei capi d’accusa fra i tanti che riguardano l’inchiesta “Imponimento” della Dda di Catanzaro, il cui processo è ancora in corso davanti ai giudici del Tribunale di Lamezia Terme. Una vicenda che vece come protagonisti anche l’ex assessore di Polia, Giovanni Anello, il commercialista Domenico Fraone, Pasquale Scordo e Francesco Crigna, ex vicesindaco del Comune di Parghelia, in provincia di Vibo Valentia.
È stato proprio Crigna a rispondere alle domande dell’avvocato Giovanni Vecchio in una recente udienza del processo. «Ho conosciuto Domenico Fraone nel periodo che ero amministratore» spiega Crigna «perché all’epoca mi aveva proposto di fare un investimento per delle case a Tropea. Io gli ho detto di sì e all’epoca gli ho fatto dei bonifici e degli assegni». «Lui mi diceva che era una cosa breve, invece dopo si è allungata negli anni e alla fine non ha fatto niente». Dopo le battute iniziali, l’avvocato Vecchio entra nel merito della vicenda, e chiede all’ex vicesindaco di Parghelia se ha mai conosciuto l’architetto Adolfo Salabè e la moglie, Annamaria Ancilli (entrambi ora defunti ndr). «Sì, ho lavorato per loro per circa 10 anni» ha spiegato Crigna «parliamo però di quando avevo 18 anni all’albergo Baia Paraelios». In questo periodo, Crigna conosce il geometra Pasquale Scordo. «Ci conoscevamo pure quando lavoravo là con i Salabè, perché lui era, gli faceva tutte le pratiche, gli sbrigava tutte le cose a livello tecnico». Ed è proprio dalla famiglia Salabè che l’ex vicesindaco di Parghelia acquista una casa. «Avevo dato questi soldi a Fraone, che dopo non ha concluso niente – spiega in aula Crigna – siccome lui aveva fatto un preliminare con la famiglia Salabè di tre villette, alla fine mi ha chiesto se volevo una villetta, al posto di ritornarmi i soldi». «Mi ha proposto di darmi questa villetta però c’era ancora un debito di cinquantamila euro che si doveva dare alla proprietaria per farmi l’atto notarile. Io ho accettato e mi ha detto: “va bene, allora ti prendi la casa e azzeriamo il debito che avevi”».
Così come ricostruito in aula dall’avvocato Vecchio, Fraone aveva stipulato un compromesso di vendita con Annamaria Ancilli (moglie di Salabè) per l’acquisto delle tre villette e, una di queste, è stata ceduta a Crigna in cambio dei soldi che aveva già dato a Fraone. «E in più dovevo dare queste 50mila euro che ancora rimanevano da dare alla famiglia Salabè per potermi fare l’atto». L’atto verrà siglato poi a Roma, a nome della compagna di Crigna, Sucakova Sylva, così come gli investigatori della Dda di Catanzaro avevano ricostruito. E in aula Crigna spiega: «Mi ha contattato Fraone dicendomi che c’era in programma l’atto, però c’era bisogno di un certificato di destinazione urbanistica. Dopo mi ha chiamato e mi ha detto che mi aspettavano questi geometri, tra cui Pasquale Scordo, davanti al Comune per vedere come fare se no diceva che non si poteva fare l’atto». «Ci siamo incontrati là, davanti al Comune, davanti al bar, c’era il geometra Scordo e altri due, due o tre geometri, e poi c’era Giovanni Anello. Io prendo un protocollo di una richiesta fatta dai Salabè, da Ancilli, una fotocopia, e gliela do a Scordo».
Quest’ultima è una circostanza importante perché, secondo la tesi accusatoria, il destinatario finale dell’immobile era il boss Rocco Anello. Giovanni Anello e Domenico Fraone, infatti, si sarebbero adoperati, su incarico di Rocco Anello a «risolvere le problematiche di condono edilizio relative agli immobili in questione» al fine di poter pervenire alla stipula degli atti di transazione e, poi, «di compravendita del bene immobile in questione, tra loro collegati». E in più, sempre secondo l’accusa, il geometra Pasquale Scordo si sarebbe adoperato «per la risoluzione delle problematiche relative alla domanda di condono edilizio per gli immobili coinvolti nella vicenda presentata presso il Comune di Parghelia» e risolveva le problematiche di «natura catastale che non avrebbero permesso la stipula dell’atto di transazione per l’acquisizione dell’immobile». Ancora secondo l’accusa In particolare Crigna, su ordine di Rocco Anello, Giovanni Anello e Pasquale Scordo, «avrebbe contraffatto l’atto in quanto – seppur appartenente a settore dell’amministrazione comunale diverso da quello competente al rilascio dell’atto pubblico – in forza, comunque, della sua posizione di dirigente del Comune si procurava una copia dell’atto da falsificare, presso l’ufficio tecnico» da ex vice-sindaco di Parghelia, dirigente responsabile dell’area finanziaria del Comune di Parghelia. Ma è su quest’ultimo punto che si è concentrato l’esame dell’avvocato Vecchio. «Lei – ha chiesto a Crigna – è stato mai dipendente del Comune di Parghelia?». «No, mai» ha risposto Crigna «e non sono stato neanche mai responsabile del servizio finanziario». «C’è però un mio omonimo, mio cugino, Francesco Crigna del ’67, e lui è il ragioniere del Comune». (g.curcio@corriecal.it)
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