LAMEZIA TERME Non possiamo più accettare di vedere Lamezia Terme isolata dal resto della Calabria e restare inermi mentre continua a perdere, giorno dopo giorno, il ruolo attivo di fulcro culturale e socioeconomico.
Il comune di Lamezia ha la fortuna di avere una collocazione territoriale strategica, ma l’inefficienza governativa che continuiamo a registrare non è in grado di garantire una reale crescita. Sarebbe stato necessario lavorare in una direzione di sana espansione su più fronti, per consentire a Lamezia di essere il gioiello delle Calabrie. Lo meriterebbe: per la sua valenza storica, per la vivacità culturale, per i suoi imprenditori lungimiranti, per le cittadine e i cittadini che orgogliosamente la amano e la difendono. E, invece, ci viene restituita la cartolina di una città sempre più cupa, in preda agli affanni gestionali, sopraffatta dalla mancanza di decoro urbano, di migliorie strutturali, di vivibilità e servizi, di concretezza.
È del tutto inutile fare proclami sulla desertificazione ormai palese che incombe sul territorio lametino, se ai nostri giovani si sta consegnando una Lamezia martoriata, senza carattere e senza prospettive. Come possiamo convincerli a restare se viene negato un risveglio socioculturale capace di fortificare la loro visione di futuro?
Lamezia ha perso tanto in termini di opportunità, ma c’è una cosa ancora più grave: ci viene negata anche la sacrosanta democrazia. Per essere definita tale, la democrazia dovrebbe alimentarsi di un rapporto costruttivo tra gli organi istituzionali, in cui il rispetto per gli organismi di controllo sia espressione di garanzia e trasparenza tali da scongiurare ogni forma di inaccettabile autoreferenzialità.
Tutt’altro scenario a Lamezia Terme, dove i cittadini sono costretti a vivere una vera e propria emergenza democratica, avallata da una decadenza politica che ignora il malcontento popolare sempre più evidente.
Non erano bastati gli attacchi alla Prefettura o al Procuratore della Repubblica, nemmeno le plurime dimissioni di numerosi assessori e dei vari segretari comunali, per ultima Carmela Chiellino. Ora è il tempo della polemica legata al collegio dei revisori dei conti, reo di non avere aderito acriticamente alle tesi del sindaco Paolo Mascaro, al quale l’organismo di controllo ha – al contrario – mosso gravi rilievi sul bilancio di previsione, ancora, purtroppo, non approvato.
Il Presidente del Collegio, che ha rassegnato le dimissioni insieme all’intero collegio dei revisori, ha dichiarato di avere subito un vero e proprio oltraggio durante la seduta del civico consesso e questo conferma un modus operandi deprecabile del sindaco, incapace di assolvere al suo ruolo di garanzia ed equilibrio, preferendo forme autocratiche di gestione del potere ed idiosincrasia per qualsiasi prospettiva di collaborazione istituzionale, indispensabile per la vita di un Comune.
Come può un sindaco sottrarsi al dovere di tutelare il Consiglio comunale e tenere indenni i consiglieri da responsabilità di tipo contabile o, addirittura, penale? L’assemblea non può essere ridotta a un parco buoi o a un organismo passacarte, sarebbe una preoccupante destrutturazione della rappresentanza.
E, cosa ancora più allarmante, come può un sindaco ignorare gli evidenti segnali di un fallimento già in atto? Le dimissioni del collegio dei revisori e del segretario comunale rappresentano l’ennesima sconfitta in termini di democrazia, in quanto la cittadinanza viene privata di figure essenziali per garantire trasparenza, efficienza e integrità.
Che lo stesso Presidente della regione Occhiuto arrivi a denunciare pubblicamente l’incapacità di Mascaro di spendere i fondi relativi alla riqualificazione urbana (Pinqua), è l’ulteriore segnale di una clamorosa incapacità di dialogo istituzionale dell’attuale amministrazione perfino con esponenti della sua stessa parte politica.
Il sindaco Paolo Mascaro dovrebbe fare un audace mea culpa e riconoscere che la città di Lamezia Terme è, ormai, la perfetta sintesi di un tracollo della democrazia. Per una volta, possano tacere protagonismi vari e autocelebrazione, rimettendo al centro della scena i diritti e i bisogni dei cittadini. Il legame fiduciario con gli elettori appare oggettivamente compromesso. Si restituisca a Lamezia Terme e ai lametini la fiducia necessaria per tornare a guardare con speranza e ambizione al prossimo futuro. (Amalia Bruni)
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