VIBO VALENTIA Il tentativo messo in atto per piegare un imprenditore al volere della ‘ndrangheta, che tradotto significa costringerlo a pagare per irrobustire le casse della mala vibonese. E’ quanto emerge dalla recente inchiesta “Maestrale-Cathago 2” coordinata dalla Dda di Catanzaro. Protagonisti dell’episodio contestato dalla Distrettuale guidata da Nicola Gratteri, Francesco Prostamo detto “Zorro” e Giuseppe Prostamo detto “Giubba”. I due vengono intercettati mentre sono entrambi ristretti nel carcere “Sergio Cosmai” di Cosenza e dalle captazioni emergerebbe un episodio estorsivo con al centro un pagamento da 10.000 euro a favore della ‘ndrina di San Giovanni di Mileto. Il contenuto dei dialoghi «è inequivocabile» – per chi indaga – «e offre elementi certi circa la riconducibilità della condotta tentata ai due indagati». Secondo l’accusa, “Giubba” e “Zorro” avrebbero legami con la ‘ndrina guidata da Pasquale Pititto (indagato). Dei loro punti di contatto con la mala vibonese vengono a conoscenza alcuni detenuti del carcere cosentino. Un periodo di detenzione sufficiente a riempire le celle ei corridoi del penitenziario di confessioni inerenti l’attività criminale.
E’ il pentito Giuseppe Zaffonte a rendere edotti gli investigatori sulle figure dei fratelli Prostamo, in un interrogatorio rilasciato il 14 ottobre 2022. Nello specifico il collaboratore precisa di aver appreso, da altri soggetti reclusi, «che entrambi i fratelli erano organici alla ‘ndrangheta già prima di essere ristretti». Sarebbe stato lo stesso Francesco Prostamo, a confessare a Zaffonte, di essere «destinatario di un innalzamento di dote, all’interno del carcere in occasione della comune detenzione». La circostanza è utile a chi indaga per formulare l’identikit dell’indagato, considerato «un associato della ‘ndrina di Mileto, viste le sue interazioni con gli altri sodali grazie alle quali era a conoscenza delle questioni più riservate della cosca». E’ sempre il collaboratore di giustizia Zaffonte a riferire una circostanza che avrebbe convinto gli investigatori della bontà del suo racconto. Nell’occasione, il pentito avrebbe dato notizia del trasferimento di “Giubba” dal carcere di Cosenza a quello di Vibo Valentia, il 20 febbraio 2014, circa un mese dopo quindi rispetto all’ingresso nella struttura carceraria cosentina dello stesso pentito avvenuta il 27 gennaio 2014. (f.b.)
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