Cercare una “soluzione europea” alla questione migratoria. Un obiettivo “condiviso” che va ora tradotto in pratica. Perché l’emergenza coinvolge tutti i paesi dell’Unione, tutti alle prese allo stesso tempo anche con la cavalcata verso le europee. Giorgia Meloni punta sull’inedito asse con Emmanuel Macron, che incontra per la prima volta a Palazzo Chigi dopo che lo scorso anno, quasi nello stesso periodo, stava per aprire quello scontro violento sui migranti che ha caratterizzato i primi mesi del suo governo.
Ora, mentre torna il sereno con Parigi, le tensioni si sono accese con Berlino, sotto attacco aperto da parte della Lega. “Ottant’anni fa il governo tedesco decise di invadere gli stati con l’esercito” ora “finanziano l’invasione dei clandestini”, cannoneggia il vicesegretario leghista Andrea Crippa mentre è ancora in corso il faccia a faccia, senza delegazioni, tra Meloni e Macron. La Germania non replica e non da oggi si limita a ribadire, che il governo federale attua al momento una promozione finanziaria definita dal parlamento in base alla quale devono essere sostenuti salvataggi in mare civili come anche progetti a terra per persone salvate in mare. L’Italia “non può essere scelta da tutto il resto dell’Europa come luogo in cui portare tutti i migranti”, è la linea espressa con più sobrietà anche dal ministro degli Esteri Antonio Tajani, che giovedì sarà a colloquio con la sua omologa tedesca Annalena Baerbock, e che continua a difendere la bontà dell’azione diplomatica sul dossier migranti. Quella che continua a perseguire la premier, che pure non ha risparmiato toni duri nella lettera inviata sabato a Olaf Scholz per chiedere spiegazioni sui finanziamenti tedeschi alle Ong.
Nel frattempo, Meloni cerca di portare sul suo terreno Macron, mettendo da parte le frizioni su Ventimiglia. Dopo la telefonata di un paio di settimane fa, parteciperanno venerdì a Malta al vertice dei paesi Ue del Mediterraneo, con l’idea di rafforzare una posizione comune in vista del vertice informale di Granada di inizio ottobre. Il presidente francese varca il portone di Palazzo Chigi dopo avere percorso a piedi, in una conversazione fitta con la sua ospite, i pochi metri che dividono la sede del governo da Montecitorio, dove si sono appena concluse le esequie laiche del presidente emerito della Repubblica Giorgio Napolitano. L’incontro era nell’aria ma le diplomazie lo hanno tenuto coperto fino all’ultimo. Quello che era il nemico numero uno si sta trasformando, già da qualche tempo, nell’alleato principale per portare avanti i progetti italiani a Bruxelles. La difesa dei confini esterni come esercizio principale, lasciando perdere la questione dei ricollocamenti secondari che non sono, va ripetendo da settimane la premier, il cuore del problema. Ma per fermare le partenze serve una azione di pattugliamento e deterrenza nel Mediterraneo, con l’accordo dei Paesi nordafricani. E di aiuto allo sviluppo, a partire dalla formazione, nei paesi di partenza e di transito. Concentrandosi sull’Africa mediterranea e subsahariana. Dando supporto economico ai Paesi che si impegnano a fermare le migrazioni illegali, sulla falsariga di quanto fatto con la Tunisia. Una posizione invisa a Berlino che – voce non isolata a Bruxelles – vorrebbe più garanzie da parte tunisina per procedere. Meloni e Macron si confrontano per un’ora e venti. Il quadro per intervenire, secondo quanto filtra, è condiviso: non solo il modello del memorandum con Saied, ma anche la necessità di chiudere accordi per i rimpatri e di stanziare risorse europee per l’Africa. Ora la parte più complessa è trovare gli strumenti adatti e il consenso a livello europeo per mettere in campo soluzioni concrete. Per tamponare l’emergenza e avviare quei cambiamenti “strutturali” che, resta la convinzione di Roma, siano l’unica via per dare una risposta alla crisi. I due leader “hanno proseguito oggi i loro scambi di vedute sulla necessità di trovare una soluzione europea alla questione migratoria” fa sapere l’Eliseo. Sul tavolo, oltre ai migranti, dice anche Palazzo Chigi, le “priorità economiche europee”, come la riforma del Patto di stabilità. Su cui Parigi può, ancora una volta, mostrarsi prezioso alleato. (Ansa)
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