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Abbandono scolastico a Reggio, criticità nella periferia sud. «Fenomeno esploso dopo la pandemia»

Contrasto al fenomeno nei quartieri Gebbione, Sbarre, Marconi, Ciccarello e Modena. «La povertà educativa una ferita, causa dell’esclusione sociale»

Pubblicato il: 30/09/2023 – 7:00
di Mariateresa Ripolo
Abbandono scolastico a Reggio, criticità nella periferia sud. «Fenomeno esploso dopo la pandemia»

REGGIO CALABRIA Contrastare l’abbandono scolastico e prevenire il fenomeno dei giovani Neet (chi non studia, non lavora e non è inserito in un percorso di formazione), combattere la povertà educativa, favorire l’integrazione e lo sviluppo sociale, potenziare gli apprendimenti, le abilità e la conoscenza di sé stessi. È un grande cantiere sociale quello che si aprirà nella periferia sud di Reggio Calabria, una delle zone più difficili della città, un’area caratterizzata dall’altissima presenza di giovani in condizioni di disagio e appartenenti a famiglie in condizioni di povertà economica ed educativa. Il mondo del sociale, della scuola e delle istituzioni hanno dato vita a un progetto per cercare di arginare un fenomeno sempre più in crescita. «Si tratta di un fenomeno che è esploso dopo la pandemia in modo particolare», spiega Monica Tripodi coordinatrice del progetto “Orientamento al Futuro”, di cui l’ente promotore è la Cooperativa Res Omnia. Perno degli interventi – presentati nel corso di una conferenza stampa a Reggio Calabria – sarà l’attivazione di un Consultorio per il supporto psicologico dei ragazzi e il sostegno alla genitorialità, l’attivazione di una “Stanza delle emozioni” presso l’Istituto tecnico tecnologico Panella Vallauri, la costruzione del Patto Educativo di Comunità, attività sportive e laboratori digitali.

Un fenomeno in crescita

Le azioni verranno messe in atto in particolare nella periferia sud di Reggio Calabria, nei quartieri Gebbione, Sbarre, Marconi, Ciccarello e Modena, zone ad altissimo rischio di dispersione e abbandono scolastico, spesso carenti di servizi. Destinatari del progetto sono giovani tra i 13 e i 16 anni, adolescenti appartenenti a famiglie disagiate, con genitori in stato di detenzione o misura alternativa alla detenzione. «Ci accompagneranno in tutto questo lavoro gli assistenti sociali dei servizi sociali del polo 3 e 5 di Reggio Calabria. Cercheremo di affiancare gli adolescenti che vivono situazioni di disagio e naturalmente le loro famiglie», ha spiegato Tripodi. Quello sull’abbandono scolastico, ha aggiunto la coordinatrice del progetto, «è un dato significativo, importante, cresciuto dopo la pandemia. Noi operiamo nei quartieri dove essendoci famiglie problematiche, con indicatori di povertà sociale, culturale, deprivazione sociale e di emarginazione, questo fenomeno aumenta sempre di più in modo esponenziale, soprattutto nel passaggio tra la scuola media e la scuola superiore». «La scuola – ha concluso Tripodi – rappresenta la principale agenzia educativa formale sul territorio e il nostro obiettivo in effetti è quello di accompagnare gli adolescenti nella loro crescita integrale, quindi non soltanto come scuola fornire contenuti e nozioni, ma aiutarli a crescere nel modo più sano e armonioso possibile».

«La povertà educativa una ferita, causa dell’esclusione sociale»

«Il fenomeno della dispersione scolastica è un fenomeno multifattoriale. La povertà educativa, la povertà culturale che caratterizza i nostri contesti rappresenta una ferita ed è probabilmente la principale situazione generativa della dispersione ed è causa proprio del rischio dell’abbandono anche scolastico, ma non solo, anche di quelle forme di esclusione sociale, di esclusione poi nel tempo lavorative causate da competenze non adeguate o da competenze fragili», ha spiegato Teresa Marino, dirigente dell’Istituto Panella Vallauri, che ha aggiunto: «Per il nostro istituto è un’occasione importante, un’occasione privilegiata per risaldare i legami all’interno della comunità educante e sul territorio e attivare sinergie assolutamente positive e fruttuose per sostenere la crescita, la formazione dei nostri studenti nella delicatissima fase della loro vita che è l’adolescenza. Si tratta di un’occasione anche importante per rinnovare il curriculum, per implementare la professionalità dei docenti che si riconoscono sempre più come una comunità di pratiche, come una comunità generatrice di innovazione nella didattica, soprattutto grazie al contributo all’interno di percorsi di progettualità comune anche con altri soggetti che si occupano di educazione e che mettono a servizio della scuola e dei ragazzi competenze di tipo pedagogico e psicologico».

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