ROMA L’accordo di maggioranza sulla prescrizione è stato trovato. E «non con le difficoltà raccontate», ha sottolineato il ministro della Giustizia Carlo Nordio nel corso dell’assemblea nazionale di Azione a Roma. Si è scelto di «ritornare a quella che era la vecchia istituzione della prescrizione, rendendola come elemento che estingue il reato. Abbiamo seguito fondamentalmente le indicazioni della commissione Lattanzi», ha spiegato il Guardasigilli. È stata, quindi, ricondotta «la prescrizione a forma di estinzione del reato in termini ragionevoli, sia per quanto riguarda l’interesse dello Stato a punire sia per quanto riguarda l’interesse dell’indagato, anzi dell’imputato, a non trovarsi sotto processo».
I termini di prescrizione, «cioè i termini per i quali il reato si estingue – ha detto ancora – sono correlati a quello che è il massimo della pena edittale per il reato per il quale si parla. E in effetti sono stati aumentati questi termini, per cui oggi sarà molto difficile che i reati si prescrivano anche dopo questa riforma». L’emendamento della maggioranza prevede che il corso della prescrizione rimanga sospeso «in seguito alla sentenza di condanna di primo grado, per un tempo non superiore a due anni» e, dopo la sentenza di appello «che conferma la condanna di primo grado, per un tempo non superiore a un anno».
Nel corso del suo intervento, Nordio ha poi sottolineato che la ministra Marta Cartabia è stata «una buona ministra» e una delle ragioni per cui oggi la giustizia funziona meglio è anche per «i provvedimenti presi da lei o dal suo governo». Questo «con i limiti che avevano dalla maggioranza parlamentare», ha spiegato. Per cui, «l’acceleratore non si poteva spingere, mentre adesso lo spingiamo». Il riferimento è andato a quelle riforme, quindi, che secondo il Guardasigilli «sono iniziate» proprio con Cartabia e che ora si è cercato «di rendere ancora più efficaci»; riforme che, comunque, hanno fatto sì che per la prima volta la durata del processo penale sia scesa sotto i mille giorni.
«La lentezza dei processi – ha detto Nordio non a caso – è intollerabilmente più elevata rispetto alla media europea. Per questo non dobbiamo cantar vittoria» prima «di aver raggiunto dei risultati realmente in linea con l’Europa». Il ministro è poi tornato sull’abuso d’ufficio, ribadendo che «non è un reato spia» e che «la protezione c’è già». Senza contare che il processo che scaturisce dal reato di abuso d’ufficio è «inutile» e «uno dei più lunghi, costosi e sproporzionati che noi vediamo nelle aule». Se si togliesse, dunque, «toglieremmo una buona parte di processi per poi potersi concentrare sulla vera corruzione, la vera concussione e i veri altri reati dei pubblici amministratori che purtroppo continuano, mentre questi sono una dispersione di energie». (Ansa)
x
x