CATANZARO Una raffica di assoluzioni e di condanne rideterminate. È questo l’esito della sentenza del processo d’appello nato dall’inchiesta “Stige” della Dda di Catanzaro. In serata a leggere il dispositivo di sentenza emesso dalla Corte d’Appello (seconda sezione penale) è stato il presidente Antonio Giglio (Carlo Fontanazza e Maria Rosaria di Girolamo consiglieri). Sono in tutto 26 le assoluzioni, tra cui quella dell’ex sindaco di Cirò Nicodemo Parrilla. Molte, invece, le pene rideterminate rispetto alla prima sentenza emessa ormai a febbraio del 2021.
La cosca Farao-Marincola è considerata diretta espressione della cosca Grande Aracri, a capo della provincia criminale di Crotone. Capo indiscusso del locale è Giuseppe Farao, ergastolano, capace di impartire ordini alla famiglia anche dal carcere. Una mafia imprenditrice quella dei Farao-Marincola che non si limita a imporre il proprio predominio attraverso le estorsioni ma tende a controllare l’economia, anche attraverso la concorrenza illecita, per monopolizzare ogni settore della vita economica. Una cosca, è emerso dalle indagini, molto proiettata verso «gli investimenti e con tendenza a progetti economici fuori provincia, resi possibili grazie anche all’appoggio di personaggi intranei e contigui residenti in Emilia ed all’estero».
I giudici hanno inoltre revocato la confisca nei confronti di Antonio Giorgio Bevilacqua e della De.Ri.Co. New Geo s.r.l., nonché nei confronti di Giuseppe Clarà e della EW&T s.r.l. Eco Work&Trans, disponendo il dissequestro dei beni e la restituzione agli aventi diritto se non sequestrati per altra causa. E ancora della “Pasticceria Gelateria Siciliana” e ne ordina la restituzione a Natale Aiello se non sequestrata per altra causa; della società agricola “Zito & f ili s.n.c.” e ne ordina la restituzione agli aventi diritto se non sequestrata per altra causa; della “G Plast s.r.l.” e ne ordina la restituzione agli aventi diritto se non sequestrata per altra causa; della “Pianeta scommesse s.a.s. di Aloisio Laura & C” e ne ordina la restituzione agli aventi diritto se non sequestrata per altra causa; nei confronti di Luigino Comberiati quanto alle somme di denaro e ne ordina la restituzione all’avente diritto se non sequestrate per altra causa.
«Oggi è il giorno della verità. Oggi è il giorno in cui ricominciare è possibile». È quanto ha scritto in una nota, l’ex sindaco di Strongoli Michele Laurenzano a commento della sentenza con cui la Corte d’appello di Catanzaro lo ha assolto dall’accusa di associazione mafiosa dopo che in primo grado era stato condannato ad otto anni di reclusione. «Una sentenza – aggiunge Laurenzano – che prima di tutto restituisce serenità alla mia famiglia, il cui pensiero è stato il mio sostegno più grande in questi anni di sofferenza umana e professionale nel corso dei quali non ho mai smesso, comunque, di credere nella giustizia. Grazie al collegio giudicante per avere esaminato le carte processuali con attenzione e scrupolosità. E grazie al mio collegio difensivo, composto dagli avvocati Vincenzo Ioppoli, Pino Pitaro, Vittorio Ranieri e Giovanni Canino, che hanno infuso nel loro caparbio impegno non solo la loro indiscussa professionalità, ma anche la fiducia in me come uomo, non tralasciando nulla pur di arrivare alla verità». (g.curcio@corrierecal.it)
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