LAMEZIA TERME Brucia la Sibaritide, brucia il Tirreno Cosentino. Agguati, attentati, intimidazioni, minacce. Nel mirino amministratori, esponenti politici, imprenditori, giornalisti. Brucia il Tirreno Cosentino, brucia la Sibaritide ma non c’è la prontezza delle istituzioni, soprattutto di alcune istituzioni che pure dovrebbero avere una certa sensibilità quando scoppiano emergenze sul fronte della legalità e della sicurezza. Nessuna prontezza ma tanta timidezza. Il riferimento è soprattutto alla Commissione Anti-‘ndrangheta del Consiglio regionale sotto la guida del leghista Pietro Molinaro. In una nota ieri Molinaro è intervenuto per esprimere condanna per quello che sta avvenendo nella Sibaritide riferendo di aver sollecitato la convocazione del Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica, ma nessun cenno ha fatto sulla possibile convocazione dell’Antimafia regionale. Una voce in questa direzione si è levata dal capogruppo di DeMa Ferdinando Laghi, consigliere regionale di elezione nel territorio Pollino-Sibaritide: Laghi ha detto che dell’escalation criminale che sta fiaccando l’area di Corigliano Rossano investirà la Commissione Anti-‘ndrangheta ma al momento non risultano convocazioni in tal senso e con quell’ordine del giorno da parte di Molinaro.
E dire che nelle prime sedute dell’Antimafia di questa legislatura, quando a guidare la Commissione consiliare era il collega di partito della Lega, Giuseppe Gelardi, reggino, per ben due volte quello che stava accadendo nella Sibartide era stato “attenzionato” dall’Anti-ndrangheta: il 24 aprile 2022, con all’ordine del giorno “Audizioni in merito all’escalation di roghi dolosi nel Comune di Corigliano-Rossano” (venne invitato il sindaco Flavio Stasi, anche lui j questi giorni nel mirino) e poi l’1 luglio 2022, con all’ordine del giorno “Audizioni in merito alla problematica dell’illegalità diffusa sul territorio del Pollino – Sibaritide”. Da quella data la Commissione Anti-‘ndrangheta evidentemente ha mollato la presa sull’emergenza criminale nella Sibaritide, emergenza criminale che evidentemente non si è arrestata, e ha mollato la presa soprattutto dopo l’elezione alla presidenza di Molinaro, avvenuta nel gennaio scorso. Un dato significativo, che va poi messo in relazione con le considerazioni che da sempre, da quando in pratica venne istituita, accompagnano l’attività della Commissione Anti-‘ndrangheta, una Commissione che non si è mai caratterizzata per particolare incisività, tutt’altro, come del resto dimostra plasticamente il trend di questa legislatura. In quasi due anni di attività, le sedute sono state finora 16, una media di otto all’anno, e su temi essenzialmente “obbligati”, cioè previsti dalla legge, come le audizioni per la definizione del Piano speciale legalità, antiracket e antiusura richiesto dalla legislazione regionale. In linea generale restano dunque tutte le perplessità sull’utilità di un organismo che sembra impalpabile e ininfluente sulla vita della Regione ma che comunque rappresenta un costo sul bilancio dell’ente tra indennità aggiuntive, strutture speciali e spese di (non) funzionamento. (redazione@corrierecal.it)
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