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La polemica

‘Ndrangheta e Chiesa, i casi delle Confraternite e delle Affruntate

Dall’omelia del parroco contro Le Iene alla nuova scomunica di Papa Francesco. Il vescovo di Mileto chiede l’elenco degli iscritti alle confraternite

Pubblicato il: 15/12/2023 – 13:26
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‘Ndrangheta e Chiesa, i casi delle Confraternite e delle Affruntate

VIBO VALENTIA «Totale inconciliabilità tra ogni organizzazione criminale, mafia, camorra o ‘ndrangheta e il Vangelo». Le parole di Papa Francesco, mandate qualche giorno fa alla Lumsa per ricordare don Pino Puglisi, riecheggiano dal Vaticano e arrivano fino in Calabria. Specialmente, a Vibo Valentia. Con un tempismo perfetto si accodano alle parole di un parroco del vibonese, che reputate “offensive” le parole ascoltate nel corso del programma Le Iene, ha pronunciato un’omelia per difendere la propria confraternita dalle “ingiurie” di un noto giornalista vibonese. «Non lasciamoci strumentalizzare da certi teoremi costruiti a tavolino per offendere e denigrare» ha sostenuto il parroco, ritratto in un video tra gli applausi dei fedeli. Al centro del ciclone ci sarebbe, in particolare, il caso delle “Affruntate”, la più importante tradizione pasquale della provincia vibonese, in cui viene riproposto l’incontro tra Gesù Risorto e la Madonna, mediati da San Giovanni. Proprio oggi, il vescovo di Mileto Attilio Nostro, per tentare di placare le polemiche, ha emanato un decreto per «prevenire presenze ‘ndranghetiste» all’interno delle confraternite. Le confraternite, riporta l’Avvenire, dovranno «far pervenire alla Curia diocesana, entro e non oltre trenta giorni dalla ricezione del presente precetto singolare, l’elenco completo degli iscritti, elenco che deve comprendere nome e cognome del confratello/consorella, luogo e data di nascita, residenza». Un’operazione che si inserisce in un contesto più ampio di sinergia tra Questura e Vescovo per «evitare che simboli religiosi diventino simboli mafiosi» spiega il questore Cristiano Tatarelli al quotidiano. «Noi da due anni blocchiamo ogni tentativo e ci stiamo riuscendo. Gli stiamo addosso». «Questo provvedimento – ha aggiunto il Vescovo – mi permetterà di fare una verifica e un controllo di queste importanti realtà. Con l’evidente rispetto della privacy di tutti. Non ha un intento punitivo ma collaborativo, infatti ricordo che questo decreto non esime i priori delle Confraternite dal loro dovere di vigilanza ma lo integra».

Le Affruntate “commissariate”

«Non sono i mafiosi che organizzano l’Affruntata. Almeno a Vibo» ha tuonato il parroco, difendendo la propria confraternita. Diversa la situazione nei comuni limitrofi. La manifestazione, che ogni anno attira migliaia di fedeli nelle varie piazze dei paesini, è stata in passato sotto la lente degli inquirenti per l’uso “propagandistico” e “sociale” che ne compie la ‘ndrangheta. Nella provincia vibonese, in diverse occasioni, il comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica è arrivato a commissariare le manifestazioni pasquali vibonesi. Nel 2014, l’Affruntata dei comuni di Stefanaconi e Sant’Onofrio venne “bloccata” anzitempo dalle autorità. La decisione di negare il trasporto della statua ai cittadini, lasciando il compito in mano al personale della Prociv venne mal digerito dai cittadini, che decisero di “boicottare” la Pasqua e rinunciare alla manifestazione. A Stefanaconi, invece, si svolse nel rispetto delle norme imposte. L’ex procuratore di Catanzaro Lombardo spiegò: «Nel vibonese è emersa da recenti inchieste la particolare importanza delle Affruntate per la ‘ndrangheta, per cui bisogna stare attenti».

Romanzo Criminale e il ruolo dei Bonavota

Il procuratore si riferiva, in particolare, all’inchiesta denominata Romanzo Criminale. Dall’indagine emerse come un clan detenesse il controllo totale sull’Affruntata di Stefanaconi. Secondo gli inquirenti, negli anni 2000, Fortunato Patania, presunto boss dell’omonima ‘ndrina, avrebbe elargito somme alla Parrocchia per finanziare le manifestazioni pasquali, a patto di poter scegliere liberamente i portantini che avrebbero sollevato le statue. La più importante per il simbolismo ‘ndranghetista è quella di San Michele, tra l’altro figura più volte utilizzata nel profilo TikTok che inneggiava alla criminalità organizzata calabrese. Processioni viste come opportunità per ostentare il proprio potere e accrescere il consenso sociale. Anche fuori dai confini vibonesi, come spiega il collaboratore di giustizia Andrea Mantella. «L’affruntata – dice – si fa a Sant’Onofrio, si fa a Carmagnola e si fa anche in Canada, a Toronto. Tre posti dove ci sono i Bonavota». L’importanza della processione pasquale, di cui il Corriere della Calabria ha parlato in passato, viene confermata anche da un altro collaboratore di giustizia, Rosario Michienzi: «Per noi l’Affruntata è l’occasione per nuove affiliazioni. I nuovi picciotti portano in spalla san Giovanni e si inchinano tre volte davanti alla Madonna, portata in spalla dai capibastone».

‘Ndrangheta e chiesa

Oltre ai riti come “u battizzu” e le denominazioni “vangelo” e “santa”, l’attenzione degli inquirenti è rivolta alle manifestazioni religiose dei piccoli paesi. Occasioni perfette per ostentare il proprio potere in una società fortemente legata alla cultura religiose e in piccole realtà in cui la parrocchia di paese è l’unico affaccio sociale disponibile. Non a caso, l’allerta delle forze dell’ordine è ancora più alta nei periodi pasquali e durante le feste patronali. Oltre a Stefanaconi e Sant’Onofrio, sono diversi i casi in cui le ‘ndrine locali hanno dato sfoggio del proprio potere tramite manifestazioni religiose. In passato, fece scalpore l’inchino della statua durante la processione di Oppido Mamertina. Ma, più recentemente, sono state provate ingerenze del clan Accorinti sulle manifestazioni religiose e culturali, tra cui l’affruntata, a Briatico. Rapporti su cui il vescovo di Mileto, con il decreto approvato oggi, vuole vederci chiaro. (redazione@corrierecal.it)

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