Una discussione mai affrontata pubblicamente riguarda l’utilizzo del titolo “Professore” da parte di individui che sono privi di ruoli strutturati all’interno delle università. È una pratica che riguarda tutte le istituzioni nazionali. Nel caso dell’Università della Calabria sono sempre più diffuse le espressioni “Professore UniCal” o “Docente UniCal” per segnalare l’afferenza all’Ateneo di Arcavacata di Rende. Questa nota è per chiarire i termini del problema.
Alcuni individui, sebbene non siano strutturati all’interno di istituti universitari, possono ricevere contratti di insegnamento a termine per specifici insegnamenti. Non avendo superato concorsi pubblici per ricoprire ruoli accademici di ricercatore o professore universitario, questi insegnanti non fanno parte dell’organico ufficiale dell’università – che è consultabile sul sito del Ministero dell’Università e della Ricerca – e la dizione corretta per riferirsi a loro è “Professore a Contratto”. La consuetudine di utilizzare una terminologia non corretta per i titoli accademici si inserisce nell’abitudine di redigere curricula con informazioni non interamente veritiere, un fenomeno che richiede maggiore attenzione e trasparenza nell’ambito professionale e accademico.
I Professori a Contratto svolgono un ruolo prezioso all’interno delle istituzioni accademiche italiane, contribuendo alla formazione degli studenti universitari. Tali contratti sono generalmente di durata breve e nella stragrande maggioranza dei casi sono a bassissima remunerazione. Esistono perché qualche volta le Università non riescono a coprire tutti gli insegnamenti offerti agli studenti con il personale docente disponibile.
È importante sottolineare che l’uso del titolo “Professore UniCal” o “Docente UniCal” genera fraintendimenti riguardo allo status accademico effettivo di queste persone, equiparando erroneamente la loro posizione a quella dei Professori Universitari. La corretta designazione di “Professore a Contratto” è appropriata ed efficace perché riflette il loro ruolo specifico e limitato all’interno dell’ambiente universitario (già Professore a Contratto dopo la scadenza dell’incarico). Le motivazioni dei Professori a Contratto di utilizzare espressioni non corrette sono molteplici, una delle quali è il tentativo di semplificare il linguaggio, a danno di considerare la precisa terminologia accademica. Ci sono, inoltre, ragioni legate alla percezione di prestigio. Infatti, l’omissione della specifica condizione contrattuale potrebbe essere collegata alla percezione di maggiore prestigio associato al titolo di “Professore UniCal” piuttosto che a “Professore a Contratto”. Infine, l’utilizzo del termine “Professore UniCal” potrebbe essere inteso per ottenere maggior riconoscimento sociale o professionale senza evidenziare la condizione contrattuale limitata.
Si tratta di una prassi che merita una soluzione. A tale fine, dovrebbe prevalere la correttezza e il senso di responsabilità delle persone che utilizzano in modo non corretto il termine “Professore”, considerando che qualche rivista e le redazioni dei giornali e delle televisioni, per esempio, non possono esercitare alcun controllo su tali pratiche. In presenza di comportamenti opportunistici da parte degli individui, sarebbe necessario un sistema di controllo delle università tramite strumenti informatici, come avviene nel caso della Bocconi, che consentono di rilevare e segnalare agli interessati l’utilizzo improprio del titolo “Professore” o “Docente”. In caso di reiterazione, dovrebbe essere comminata una sanzione al diretto interessato.
Le università riconoscono il contributo significativo dei Docenti a Contratto nel processo formativo degli studenti, ma sono anche impegnate per garantire la trasparenza nella designazione e nella presentazione dei ruoli accademici nella società civile e all’interno della comunità universitaria.
*professore Ordinario di Politica Economica DESF “Giovanni Anania” – Università della Calabria
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