CATANZARO La Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro, rappresentata in aula dalla pm Annamaria Frustaci, al termine della lunga requisitoria ha invocato, davanti ai giudici della Corte d’Appello, la conferma delle condanne già emesse al termine del processo abbreviato di primo grado “Petrolmafie”, nei confronti di 17 indagati, e ha chiesto la riforma della sentenza per due imputati assolti. Si tratta di Filippo Fiarè e Gregorio Giofrè per i quali l’accusa ha chiesto 8 anni di reclusione ciascuno.
Al centro dell’inchiesta, i presunti illeciti perpetrati dalle cosche del vibonese e loro sodali nell’affare degli idrocarburi. Gli imputati sono accusati, a vario titolo, di associazione mafiosa, estorsione, intestazione fittizia di beni, riciclaggio, reimpiego di denaro di provenienza illecita, corruzione, evasione delle imposte e delle accise anche mediante emissione e utilizzo di fatture per operazioni inesistenti, scambio elettorale politico-mafioso e turbata libertà degli incanti. Nel troncone ordinario dell’inchiesta, i giudici del Tribunale di Vibo Valentia avevano emesso sentenza nei confronti di altri 59 imputati, condannando a trent’anni anche il boss della ‘ndrangheta vibonese, Luigi Mancuso.
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