LAMEZIA TERME «Non vogliamo morire di ‘ndrangheta, è lo slogan della manifestazione di Libera organizzata per sabato 17 febbraio alle ore 10 a Cassano allo Ionio. Un’iniziativa importante, voluta dal coordinamento regionale di Libera presieduto da Giuseppe Borrello. per lavorare in modo concreto alla costruzione di un momento forte di coscientizzazione contro la cultura mafiosa il cui peso nella realtà della Sibaritide è piuttosto significativo e rilevante». Parte da questo spunto la rubrica “Lettera R” del prof Giancarlo Costabile, in onda ogni lunedì alle 14.40 su L’altro Corriere Tv (canale 75). «L’iniziativa, che partirà dall’ex caserma dei Carabinieri del Comune, si concluderà a Piazza Matteotti – ha ricordato Costabile – con l’intervento finale di don Luigi Sciotti, fondatore di Libera. L’anima di Libera a dimostrazione del valore che l’associazione dà a questa iniziativa, in una zona che purtroppo negli ultimi anni ha registrato più di dieci omicidi, ma non solo, una lunga serie di attentati, di intimidazioni, di minacce, non soltanto a esercizi commerciali, non soltanto a professionisti, anche a giornalisti e operatori della comunicazione». L’iniziativa cade dieci anni dopo «il barbaro assassino di un bimbo di tre anni, Cocò Campolongo» sottolinea Costabile «la cui unica colpa era quella di essere sostanzialmente nipote e figlio di mafiosi. Venne ucciso e poi il cadavere venne bruciato. Qualche mese dopo, siamo nel giugno del 2014, il Santo Padre, Papa Francesco, scese in Calabria, proprio a Cassano, in una grande iniziativa pubblica alla quale parteciparono oltre 250mila persone, scomunicò i mafiosi, attaccò duramente la ‘ndrangheta, definita come “adorazione del male” e disprezzo del bene comune».
«Ecco, idealità, parole che accompagnano il Manifesto di Libera – ha spiegato Costabile – che segna questa data importante in calendario. La presenza di Luigi Ciotti serve a testimoniare lo sforzo che sta accompagnando questa fase importante dell’associazione antimafia in Calabria, con la fase che coincide con la segreteria di Giuseppe Borrello. Provare a costruire anticorpi dal basso nella società civile per rifiutare l’indifferenza, la rassegnazione, per coltivare quel diritto alla speranza di cui, per esempio, parlava il Pontefice esattamente dieci anni fa, invitando i giovani calabresi, ma tutti in realtà i calabresi, tutti noi, a una mobilitazione contro la cultura mafiosa». «La speranza diventava questa invocazione, questa ricerca, il senso del messaggio finale dopo la scomunica di Papa Francesco. Quella speranza che ha invocato recentemente don Luigi Ciotti, quella speranza che un po’ costituisce il senso di questa chiamata alla piazza, questa grande mobilitazione di giovani, di studenti, di istituzioni, di professionisti insieme il 17 febbraio a Cassano, con le bandiere di Libera, con Luigi Ciotti, per dire “no” non soltanto alla ‘ndrangheta della Sibaritide, per dire di no a tutta la cultura mafiosa, alla cultura della violenza, della sopraffazione e dell’indifferenza. Noi non vogliamo morire di ‘ndrangheta: è arrivato il momento di mettere definitivamente la parola fine su questa maledetta piaga della nostra terra».
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