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«La falsa fatturazione soluzione geniale escogitata dalla ‘ndrangheta»

Il procuratore di Reggio Emilia, Paci, descrive in Antimafia il salto di qualità delle cosce calabresi attive sul territorio

Pubblicato il: 14/02/2024 – 14:31
«La falsa fatturazione soluzione geniale escogitata dalla ‘ndrangheta»

ROMA Il processo “Aemilia” è «lo Zenith della penetrazione e del consolidamento delle cosche di ‘ndrangheta in Emilia Romagna». Lo ha detto il procuratore di Reggio Emilia, Gaetano Paci, nel corso dell’odierna audizione in Commissione parlamentare antimafia. La sentenza “Aemilia” – ha aggiunto Paci – «ha certificato il passaggio e la trasformazione della ‘ndrangheta da soggetto militare a soggetto che sul territorio si interessa di attività economiche legali. Significativa è l’intercettazione di un esponente della cosca Bellocco che, scontata la pena, non torna in Calabria ma va a Granarolo e dice ai figli “tu scendi in Calabria e ti occupi della monnezza, tu invece devi restare qui a fare l’imprenditore”. Questa intercettazione – ha sostenuto il procuratore di Reggio Emilia – è esemplificativa di come la ‘ndrangheta abbia percepito e compreso l’importanza strategica di quel territorio dove le attività economiche dovevano essere gestite in modo diverso da quanto avviene al Sud, dove non si trattava di mettere le bombe o sparando alle gambe al concorrente. Bisogna trovare un modo per mettersi d’accordo e questo modo è la falsa fatturazione, la falsa fatturazione – emerge dalla sentenza “Aemilia” – che consente alla ‘ndrangheta di far pagare allo Stato le estorsioni. La falsa fatturazione consente sia all’estorto e all’estorsore di trarre comunque un vantaggio scaricando tutto sullo Stato. Ho trovato questa soluzione – ovviamente capite il senso di quello che dico – geniale da parte della criminalizzata organizzata, quella di avere il controllo del territorio senza rendersi visibile. Questo – ha rilevato Paci – sposta anche la natura del sistema di contrasto, che diventa specialistico, bisogna andare a fare l’analisi del sangue le imprese per comprendere a chi sono riconducibili».  Paci ha evidenziato che sul piano della percezione e della presa di coscienza delle infiltrazioni della ‘ndrangheta e della mafia in generale «nel territorio emiliano c’è stato un ritardo di 20 anni».

I rapporti ‘ndrangheta-politica

Paci ha poi chiesto la secretazione della seduta con riferimento alla sua risposta a una domanda di un commissario sul rischio di un condizionamento della ‘ndrangheta nella campagna elettorale e nel voto delle Europee. Con riferimento a una domanda legata a una relazione del magistrato Pennisi, secondo cui non si è indagato in passato o non si è indagato a fondo in passato sui rapporti tra ‘ndrangheta e politica e in particolare tra ‘ndrangheta e una precisa parte politica, Paci ha sostenuto che «si tratta di una vicenda risalente diversi anni fa quando io non ero in servizio e quindi non posso dire nulla. Quello che posso dire è che sono state fatte indagini e sono in corso processi che coinvolgono soggetti che hanno cariche pubbliche, appartenenti a qualsiasi area politica. Da questo punto di vista non ho verificato lacune tali da far parlare di una preoccupante unidirezionalità delle indagini. Da quando sono il il procuratore di Reggio Emilia comunque la mia cura è svolgere indagini a 360 gradi senza guardare né al colore politico né all’appartenenza». Paci infine ha rimarcato il dato negativo delle segnalazioni e delle denunce quasi pari a zero di fenomeni di improvviso arricchimento di soggetti imprenditoriali. (c. a.)

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