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Autonomia differenziata, Giannola: «Non è possibile ricorrere ad un referendum sull’intesa»

Il presidente di Svimez (in collegamento a Cosenza) demolisce l’ipotesi referendaria e svela «la furbizia di Calderoli»

Pubblicato il: 17/02/2024 – 14:24
di Fabio Benincasa
Autonomia differenziata, Giannola: «Non è possibile ricorrere ad un referendum sull’intesa»

COSENZA Non solo Lep. Quando si discute di autonomia differenziata, delle «minacce» per le regioni del Mezzogiorno, della mancanza di equità nella gestione delle materie oggetto del Dl Calderoli si fa spesso riferimento alle «battaglie» in piazza e in Parlamento per opporti al disegno di legge. Se da una parte sono le manifestazioni, in tutto il Sud e non solo (vedasi la marcia di Vincenzo De Luca e di tanti sindaci campani ieri a Roma), a rappresentare il malcontento di sindaci e cittadini, dall’altra parte viene più volte richiamato il ricorso al referendum per dare la parola ai cittadini e renderli arbitri della partita. Tuttavia, su questo punto, è arrivato il commento di Adriano Giannola. Il presidente della Svimez, in collegamento con la sala che ha ospitato un convegno organizzato a Cosenza contro l’autonomia differenziata, è stato chiaro: «Deve essere detto alla popolazione che questa legge non è soggetta a referendum se passa, come credo, come legge rafforzata: sarà quella che vede l’intesa tra lo Stato e le singoli regioni, portata in Parlamento, senza la possibilità di emendamenti. Si può intervenire sul Dl Calderoli che può essere lo strumento per addivenire all’intesa. Ma non su quest’ultima che è paragonabile ad una legge di bilancio sulla quale, ad asempio, non si può intervenire.

La furbizia di Calderoli

Il secondo elemento analizzato da Giannola riguarda «la furbizia di Calderoli». Che «ha organizzato la legge 42 di attuazione dell’articolo 119, cioè quello del cosiddetto federalismo cooperativo. Ricordiamoci, nel federalismo la solidarietà non c’entra, c’entra l’equità, poi tutta la solidarietà dipende dalla volontà dei soggetti. L’equità è oggettiva. I Lep dovremmo chiamarli non livelli essenziali delle prestazioni, ma livelli uniformi delle prestazioni, capire che l’essenziale vuol dire l’uniformità, l’uguaglianza dei cittadini su certi diritti». La legge Calderoli, tornando al piano tecnico, «è una furbizia che si riferisce alla legge di attuazione del 119, cioè la 42 del 2009, mai applicata, dove si prevedono i fondi di perequazione senza vincolo di destinazione, quei 4 miliardi che Draghi finalmente aveva messo in bilancio la scorsa manovra finanziaria e che oggi sono stati, guarda caso, definanziati, ridotti a 800 milioni».

Cosa prevede la legge Calderoli?

«Tutto quello che ha a che fare con i Lep non si può neanche discutere nelle intese, quindi non è oggetto di intesa. Cosa vuol dire? Vuol dire mettere in costituzione la spesa storica, cioè la disuguaglianza che viene fissata, congelata, esattamente all’opposto di quello che era l’obiettivo della legge 42 del 2009, cioè dell’attuazione del 119. Secondo Giannola, «avremo un grande Nord immediatamente realizzabile, perfettamente in linea con la Costituzione. Il secondo tempo dell’autonomia rafforzata, è la creazione dell’organismo, chiamiamolo politico-economico del Grande Nord, che di fronte alla sua crisi, che è tremenda, alza le paratie si mette nel ridotto della Valtellina organizzando la difesa delle risorse in eccesso che ha rispetto ai suoi diritti di un qualsiasi diciamo federalismo liberal, in cui ogni cittadino deve essere indifferente a dove risiedere perché paga le stesse tasse sul suo reddito e ha gli stessi diritti dovunque risieda, questo viene cancellato e il Nord si costituisce in entità politica economica che conta più di Roma e dei suoi sette colli. Questo è il tema per cui noi dobbiamo opporci alla distruzione della Costituzione»
(f.benincasa@corrierecal.it)

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