Lo stesso giorno in cui Legambiente (la Società che si batte per un mondo migliore, contro l’illegalità e l’ingiustizia, per la tutela dei territori, avendo come obiettivo una migliore qualità della vita) diffondeva un comunicato dal titolo: “L’insostenibile ponte sullo Stretto di Messina e l’emendamento del Governo per la rimodulazione dei fondi”, il ministro Salvini è intervenuto al “Question Time” nell’aula del Senato in risposta ad una senatrice che aveva chiesto notizie sul Ponte. «Presto partiranno i lavori – ha detto il ministro – stante che l’opera porterà benefici economici ai territori».
Di avviso diverso è Legambiente che definisce l’opera «un grande bluff» stante che «continua a sottrarre risorse destinate alle vere priorità del Sud e dell’intero Paese. Dato che il Fondo per lo sviluppo e la coesione è, congiuntamente ai Fondi strutturali europei, lo strumento finanziario principale attraverso il quale vengono attuate le politiche per lo sviluppo della coesione economica, sociale e territoriale e la rimozione degli squilibri economici e sociali». E il suo presidente, Stefano Ciafani aggiunge un carico da “undici”: «Il Ponte sullo Stretto di Messina continua a drenare risorse pubbliche che rischiano di creare un buco nelle casse del Paese».
Ed ha aggiunto: «Esso costerebbe circa 15 miliardi, ma con possibilità di lievitare i costi considerati i tempi di realizzazione e le questioni da affrontare con urgenza, a cominciare dalla decarbonizzazione del settore dei trasporti». Ed ha aggiunto ancora: «È piuttosto fondamentale che il trasporto su ferro diventi una priorità, ma per farlo c’è bisogno di risorse economiche per rafforzare il servizio ferroviario regionale oltre alle linee metropolitane, le tranvie e le linee suburbane». Secondo il presidente di Legambiente la spesa ammonta a circa due miliardi di Euro all’anno fino al 2030. Basti pensare che in Calabria e Sicilia mancano ancora svariati milioni di Euro: circa 56 milioni per l’upgrading infrastrutturale e tecnologico dei nodi di Reggio Calabria e 115 milioni ciascuno per quelli di Catania e Palermo; 150 milioni per l’attraverso dinamico dello Stretto di Messina; 44 milioni per la linea Catania-Siracusa; 180 milioni per il potenziamento e l’elettrificazione della linea Sibari-Catanzaro Lido- Lamezia Terme. E 44 milioni per velocizzare la linea Catania-Siracusa.
Secondo Legambiente alcune opere – come l’elettrificazione della linea jonica nella tratta Sibari-Catanzaro Lido scontano enormi ritardi stante che si sarebbero dovuti completare entro il 2023 e, adesso, hanno come data di realizzazione il 2026.
Per il Presidente di Legambiente «si tratta di opere necessarie per connettere il Paese e creare nel Mezzogiorno lavoro e sviluppo».
Ancora una volta non si tiene in conto che mantenere alti gli stipendi dei manager e degli amministratori della società “Stretto di Messina”, alla quale compete la realizzazione del Ponte che dovrebbe unire Sicilia e Calabria, può essere motivo di un ulteriore passo all’indietro e chissà per quanti anni ancora.
Abbiamo già vissuto quel periodo, sia in Sicilia che in Calabria. E la storia si ripete, anche se la politica è cambiata rispetto a quella che ha gestito il Paese quando, per ben due volte, sono state spese centinaia di milioni in stipendi e consulenze, facendo credere che il Ponte sarebbe stato realizzato. Solo che, nei precedenti tentativi, i milionisono stati “bruciati” davvero, tra progetti, appannaggi ai presidenti, consiglieri, progettisti e personale della “Società Stretto di Messina”. Probabilmente ci si dimentica (o si finge di non ricordare) che sulla “struttura” persiste il parere contrario dei Sindacati, i quali continuano a sostenere che il Ponte non rappresenta una priorità ma che, piuttosto, andrebbe prima “modificata” la rete ferroviaria sia in Calabria che in Sicilia per consentire l’”Alta Velocità”. L’esperienza insegna che, dopo tre tentativi, bisognerà essere cauti agendo nel rispetto delle norme che riguardano i compensi dei dirigenti (presidente compreso) e del personale. Senza deroghe ai vincoli che regolano la gestione del personale nelle società a partecipazione pubblica! Giusto perché tutti lo sappiano, è da ricordare che finora l’idea di quella struttura ha pesato sulle casse dello Stato per circa 900 milioni, tra studi, progetti, consulenze e stipendi. Il risultato è che per attraversare lo Stretto di Messina bisogna ancora servirsi delle navi traghetto.
*giornalista
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