REGGIO CALABRIA L’indagine denominata “Gallicò” ha permesso di accertare come la cosca esercitasse un controllo penetrante sulle attività economiche della zona. La mala impartiva ordini ai commercianti e ad alcuni veniva anche vietata la vendita del pane (ne abbiamo parlato qui). Un totale controllo del territorio esercitato attraverso il ricorso al potere legato all’appartenenza alla ‘ndrangheta. Un altro esempio emblematico è – per chi indaga – rappresentato da un supermercato «al quale, fin dalla sua apertura a Gallico, erano state imposte dalla cosca plurime assunzioni di lavoratori legati ai vari esponenti di ‘ndrangheta». Sul punto, è considerata rilevante la dichiarazione resa dal collaboratore di giustizia Mario Chindemi che individuava «Domenico Marciano, detto “Mica Briscola”, l’esponente apicale della cosca che, facendo sfoggio del proprio potere criminale, aveva fatto assumere nella società persone legate alla cosca». Gli accertamenti svolti dalla polizia giudiziaria hanno consentito di riscontrare le dichiarazioni del pentito, grazie alla presenza attestata di vari lavoratori dipendenti del supermercato «legati da vincoli parentali ai seguenti esponenti della cosca di Gallico: Domenico Chirico, Domenico Marciano, Sebastiano Callea, Antonino Crupi, Mariano Corso, Pasquale Chindemi, Carmelo Natale Cartisano e Rocco Marconese».
Un posto di lavoro assicurato, uno stipendio fisso e garantito non riuscivano a soddisfare le esigenze della moglie. Nel maggio del 2018 Antonino Crupi (indagato) si interfaccia con il Capo-Area di un supermercato incaricato della gestione dei tre negozi di Reggio Calabria e di Melito Porto Salvo, sponsorizzando la progressione in carriera della moglie.
«Dimmi una cosa, com’è questa storia? Tu pensi che vuoi prendere per il culo a mia moglie? Cioè fammi capire, spiegami» ed il capo area assecondava il suo volere, assicurando la promozione della donna entro soli 5 giorni «te lo garantisco io! Ma non perché, voglio dire mi stai obbligando tu, siccome tua moglie merita stai tranquillo che ora me la vedo io! Entro giorno cinque stai tranquillo».
L’impegno assunto viene «effettivamente portato avanti», sebbene l’iscrizione in un sindacato dei lavoratori da parte della donna risulta poco gradito alla società. L’intercettazione intercorsa tra i coniugi è dura. «Ora il sindacato sai che fa? Non fa un cazzo! Perché tu non hai le cose, i presupposti per poterlo fare». Per Crupi l’iscrizione ad una sigla sindacale era da considerarsi, secondo il suo codice d’onore, un’azione deplorevole e l’uomo – secondo l’accusa – aggredisce verbalmente la moglie affermando di non voler essere preso in giro: «io non devo passare per lo zimbello». Arrivando addirittura, a minacciare di morte tutta la sua famiglia «che io vengo e ti stermino tutta la famiglia! Sappilo!». Il dibattito sull’iscrizione alla sigla sindacale prosegue e Crupi racconta al cognato del dialogo intercorso tra lui e l’alto dirigente del supermercato. Secondo il dirigente, l’apparato direttivo della società era riuscito ad estromettere dal punto vendita di Gallico le sigle sindacali. L’inviolabilità , tuttavia, è terminata «attraverso le iscrizioni perfezionate dalla moglie di Crupi» e da altre. Nonostante la violazione delle regole aziendali, la donna sarebbe stata ugualmente promossa.
La vicenda non si chiude, le polemiche restano roventi e gli investigatori captano il consiglio «agghiacciante» rivolto a Crupi, invitato a punire la propria moglie per la situazione creatasi. «Devi alzare le mani!… Devi alzare le mani. Le devi alzare le mani e la devi sfregiare! Perché se non capisce così, devi alzare le manie sfregiarla!».
(f.benincasa@corrierecal.it)
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